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Oltre il concetto di top player

BUONI E CAMPIONI. Un buon giocatore è quello che, in silenzio, mette sempre a referto una buona partita. Operaio silenzioso, in ufficio si occupa della parte “burocratica” di un match. “Una vita da mediano”, senza le luci dei riflettori, “a recuperar palloni”. Lavora dietro le quinte e si mostra indispensabile nell’indifferenza dei molti.

Messi e RonaldoI campioni, invece, sono chiamati a gestire in maniera portante una squadra: riconoscibili, con una buona dose di responsabilità e il dovere di mettere a referto un po’ di numeri. “Piacere, sono un campione: risolvo problemi”.

TOP PLAYER E NIETZSCHE. Poi ci sono i top-player. Le stelle della squadra che accendono il monte stipendi di una società e il cuore dei tifosi. Esempi sono: CR7 nel calcio, Kevin Garnett nel basket e Patrick Kane nell’hockey.
Solo dopo ci sono i giocatori condizionanti: loro sono oltre. Riscrivono i “valori” di una squadra, novelli “uber player“, e decretano la nascita di una determinata cultura, segnando un solco tra la loro squadra e le altre.

LA PALLA È MIA E DECIDO IO. Zlatan Ibrahimovic: condottiero e potente imperatore. Fuori dalla porta del suo spogliatoio sono affisse le “Ibra’s Rule”: qui si fa come dico io. Lo stesso da qualche anno a Los Angeles Kobe Bryant interroga (letteralmente): «non hai studiato e non sai quello che devi fare in campo? Male, fuori. Non riesci a fare canestro? Bene, tiro io e solo io. Ah, ma allora hai voglia di vincere? Perfetto! Allora te la passo, vinciamo insieme e gioco come il più forte di sempre».

Kobe Bryant e LeBron JamesTU FATTI TROVARE CHE POI… Narra la leggenda che Giotto avesse disegnato un cerchio perfetto. Narra la storia che Andrea Pirlo, maestro e visionario, può dipingere capolavori in grado di imbarazzare Kandinskij.
Lo stesso Steve Nash. Demiurgo, riscrive spazio e tempo con un solo obiettivo: vincere. Senza dimenticare che nella stessa lega, la NBA, milita un certo Rajon Rondo: potrebbe spiegare l’eliocentrismo ai medioevali, perché ti costringe a guardare il mondo dal suo punto di vista.

A PLAYER ON TOP. Poi ci sono loro: i più forti del mondo. Messi, un alieno sceso sulla terra per ridurre ai propri piedi le difese avversarie: controllo, velocità e fisico. Illegale. Lo stesso LeBron James: l’androide. Non ha solo riscritto la storia NBA – quattro finali nelle ultime quattro stagioni – ma l’intero modo di concepire uno sport: perché come si può dare un ruolo a un giocatore che potrebbe essere tra i migliori cinque della lega in tutti i cinque ruoli previsti per quel gioco? Semplice: il suo ruolo è essere LeBron James. Non un top-player, ma semplicemente on top of the world.

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