Attualità

L’arte di sapersi difendere

di Marianna Siani

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In Italia, dal 2008 a oggi, numerosi sono stati i casi di violenza sulle donne e i telegiornali di ogni rete televisiva hanno messo in luce il problema della sicurezza nel nostro Paese. Nonostante ciò i dati sono abbastanza confortanti, per quanto sia appropriato l’uso di tale termine in riferimento al sollievo che si può provare per notizie di questo genere: nel 2008 i casi di violenza sono diminuiti dell’8,4 %, un numero che però ci dice poco e che non conforta la maggior parte delle donne. Ad aumentare la paura e il senso di impotenza di fronte a questa piaga sociale ci pensa anche la legge italiana: per le molestie sessuali è prevista la reclusione dai sei mesi ai due anni, con l’aggiunta di una multa dai 1000 ai 3000 euro. Ma una volta che il violentatore sarà uscito dal carcere, chi gli impedirà di tornare dalla sua vittima, che purtroppo troppo spesso è la propria fidanzata/moglie/convivente/figlia? Una soluzione, per quanto drastica, fisicamente e psicologicamente, c’è.
Mentre molte persone rimangono a guardare la televisione impressionandosi per i numerosi eventi di cronaca nera, che nonostante tutto rappresentano una piccola percentuale dei fatti che avvengono nel nostro paese, molte donne si iscrivono ad un corso di autodifesa. Ma cos’è un corso di autodifesa?
Possiamo descriverlo come un allenamento più psicologico che fisico: vengono mostrate delle mosse, eseguite passo dopo passo e si impara a reagire meccanicamente ad aggressioni o semplicemente prese più comuni che possono essere esercitate da uomini (a prescindere dal peso, dalla stazza o dalla muscolatura). Però viene messa in gioco anche la psiche della donna. Durante difesa personale la fragilità dell’individuo viene messa da parte per estrarne la parte più aggressiva, più arrabbiata, più decisa di lei. Si impara a fingere la paura e non a provarla o a dare la soddisfazione al proprio aggressore di essere in uno stato di incapacità fisica e psicologica. Si impara a ribellarsi all’arroganza e alla prepotenza di chi pensa di avere il diritto di usufruire di una persona in un modo, quello sessuale, che non andrebbe nemmeno concepito dalla mente umana. Ma  l’unico diritto che qui sussiste è quello della donna (in generale di tutti gli individui) di non essere soggiogata a nessun essere umano.
In Italia molti sono i corsi di questo tipo: per rimanere in zona, a Pavia basta fare una ricerca su Internet per trovarne tantissimi, programmati da scuole, da palestre oppure da associazioni apposite. Spesso non c’è bisogno di certificato medico, né di quote di iscrizione, solo di quella mensile. La frequenza varia da uno a tre giorni a settimana in orari perlopiù serali, per facilitarne l’accesso alle donne lavoratrici. L’età delle interessate va dai quindici ai quarant’anni e anche oltre. Sembra una realtà così lontana dalle donne perché tendiamo ad associare fatti così inquietanti a città lontane, a zone che non ci riguardano o peggio ancora a soggetti completamente malati e prevedibili. Purtroppo la maggior parte dei violentatori è costituita da individui tranquilli e sereni, i classici “bravi ragazzi” dai quasi nessuno si aspetterebbe un’azione violenta. Ma nella vita e nel 2009 ormai bisogna imparare a non dare nulla per scontato e quella dell’autodifesa è una realtà molto più vicina di quanto sembri. Provare un ricerca on-line per credere!

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