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La Scuola del Viaggio

«…dobbiamo andare e non fermarci mai finche’ non arriviamo
«Per andare dove, amico?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare…»

Jack Kerouac, Sulla Strada

L’ora della scelta è dura, ma va affrontata.

«Dove andrò quest’estate?» è il dubbio del momento.

Questioni di tempi, distanze e organizzazione. Far combaciare i tempi propri con quelli dei compagni di viaggio, arrivare prima di altri e rispettare gli orari, con rischio di perdere tutto.

Questi potrebbero essere i problemi più importanti per chi si appresta a viaggiare, o forse è meglio dire “a partire in vacanza”.

Perché viaggiare è altro. Il viaggio è un’esperienza, è arricchimento. È difficile, ma va affrontato, preparato e vissuto bene, consapevolmente.

Da quattro anni ormai il Laboratorio di Ricerche Mediterranee di Marsala organizza “La Scuola del Viaggio”, una summer school aperta agli studenti di Lugano, Pisa e Pavia nata per imparare a riflettere sull’ “arte di viaggiare”, «a sperimentare viaggi nei luoghi della geografia e della mente, attraverso i cinque sensi e le pagine dei libri, per sviluppare la capacità di osservare, capire, sentire e raccontare».

Sette studenti per ognuna delle tre università citate, più altri sette studenti universitari trapanesi, avranno la possibilità di passare una settimana a Marsala, seguendo lezioni di scrittura e di fotografia.

I docenti, Claudio Visentin e Guido Bosticco (che tiene il laboratorio di scrittura a Scienze filosofiche a Pavia) per i reportage di viaggio, Andrea Bocconi per i racconti, Michele Ferrari per la fotografia e Stefano Faravelli per i carnet di viaggio, insegneranno agli studenti gli espendienti per osservare meglio nuovi luoghi e nuove genti e per poter poi trasmetterli ad altri.

Ma non ci sono solo lezioni, che possono essere ripugnanti dopo un anno di corsi ed esami: le escursioni e i momenti liberi non mancano e sono il momento ideale per mettere in pratica gli insegnamenti. L’edizione 2008 sarà caratterizzata dalla visita di Marsala “a occhi chiusi” per risvegliare i sensi dormienti, e dal viaggio notturno a Marettimo sotto la guida di Italo Bertolasi, fotografo, scrittore ed esperto di viaggi nelle aree più selvagge del pianeta.

E alla fine, si ha voglia di ripartire, ma non perché l’esperienza sia stata brutta, né perché si vuole tornare a casa. Solo perché «dobbiamo andare», semplicemente andare.

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Un pensiero su “La Scuola del Viaggio

  • Mattia Calvo

    n una società multietnica e globalizzata parlare oggi giorno di viaggio risulta alquanto difficile. Si rischia di entrare in contraddizione col vero significato del viaggio.
    J. Kerouac fu uno dei massimi esponenti della generazione beat generation; una generazione di giovani che iniziò a viaggiare e a spostarsi per protesta, per sentire il battito della terra attraverso la diversità di popoli e culture. Beat appunto significa battito, pulsione, vita. La volontà di spostarsi e di vivere in maniera così controriformista fu la risposta di una generazione ad una società caratterizzata da molti contrasti, dove viaggiare liberi significava vivere in maniera autentica. Il viaggio come lo vediamo noi, per i beat anni 60 fu ben altro: rappresentò semplicemente una prospettiva di coltivare l’esistente dentro di se attraverso l’esperienza del mondo.
    Sono perplesso e dubbioso che “La scuola del viaggio” possa fornire gli strumenti per osservare, capire i luoghi geografici e mentali.
    Credo che il viaggio stesso offra all’individuo la capacità di conoscere e guardare i luoghi in prospettive nuove. L’esperienza del viaggiatore sta nell’acquisire conoscenza di se e del mondo mettendo in atto un cammino libero, senza programmazione di alcun genere, vivendo a pieno i luoghi.
    L’unico modo per vivere consapevolmente un viaggio è darsi ad esso; non c’è alcun bisogno di programmarlo in maniera centesimale.
    Ci sono svariati motivi per cui molti viaggiatori scrivono libri, ma sono convinto che non scrivono per offrirci dei manuali del viaggiatore o per farci acquisire nozioni teoriche sul come viaggiare. I libri di viaggi sono marginali al viaggio; non si può pretendere di essere considerati viaggiatori leggendo saggi o romanzi.
    Concludo che al giorno d’oggi sono poche le persone che possono essere chiamate viaggiatori: la maggior parte dei giornalisti va in luoghi soltanto per lavoro, ma non viaggia. Se si vuole viaggiare, lo si dovrebbe fare senza limiti esterni, senza vincoli temporali, ricercando la libertà anche nel decidere giornalmente la strada da vivere.
    Ogni viaggio è legato al vissuto dell’individuo che porta con se la sua motivazione e le sue domande alle quali cerca risposta. Esempi perfetti di viaggiatori sono rappresentati da Alexander Supertramp, Pablo Garcia o dagli Hell’s Angels. Persone accomunate da forti motivazioni personali al viaggiare. Ricordate che un viaggiatore è per prima cosa un uomo dove il movente che lo spingersi a muoversi è nel proprio vissuto.

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