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Il punto letterario (3) – Casa degli specchi, ultimi biglietti

di Elena Di Meo

«La vera essenza delle cose si svela solo quando nessuno osserva».
A dare un caloroso benvenuto alla mia affermazione ci pensa lo sgomento del mio interlocutore: fronte aggrottata, sopracciglio alzato.
«Appena gli occhi puntano l’oggetto, l’essere viene intrappolato in una forma e muta in apparenza», continuo con voce malferma.
Il viso che mi inchioda allo specchio con il suo sguardo profondo non lascia trasparire nulla di buono. Conosco talmente bene quei lineamenti e quelle espressioni che sarei in grado di ripercorrerli ad occhi chiusi. Ma questa volta il germe di un’idea fa sì che io non riesca ad  affrontare ad armi pari la mia amica rivale.
Lei non è altro che la mia immagine allo specchio. La consapevolezza che quella stessa non rifletta chi sono veramente mi getta in una dimensione paranoica da cui è difficile uscire – dovrei barattare la mia integrità mentale per un po’ di sana follia.

Dalle smorfie che mi regala, deduco che la mia copia non deve essere d’accordo con lo spirito che in essa dimora. Non la biasimerei. E non solo perché la mente che la governa è stata colta sul fatto mentre parlava da sola davanti ad uno specchio. Anche (e soprattutto) perché non deve essere per nulla semplice far accettare alla propria parte esteriore l’ingrata scoperta. Il punto è che il corpo di cui siete pronti a provare l’unicità in realtà vi sfugge e si riduce al nulla. Anche se provaste a filmarvi, non avreste la possibilità di vedervi dal di fuori per comprendere cos’è che di voi viene spontaneamente percepito dagli altri. Per questo le fotografie che avete realizzato con modalità scatti ripetuti e assemblato con Zoner Photo Studio vi hanno mentito. Al posto del soggetto che si librava in aria con le braccia alzate e le ginocchia piegate, a provare a “vedersi vivere” c’era un manichino che vi somigliava terribilmente. Un niente di cui chiunque potrebbe impossessarsi, attribuendogli un nome e un kit di emozioni che non vi appartengono; un nessuno che potrebbe essere facilmente svuotato e riempito con concetti a voi sconosciuti, a opera di persone che affermano spavalde di conoscervi.
Se, presi come siete dall’imminente uscita con i vostri amici, vi fermaste un attimo a riflettere, non tardereste ad accorgervi di un altro inganno: quanti di loro potrebbero dimostrare che tipo di persona siete? Tutti, certamente. Resta da verificare però se i grafici che ciascuno ha tratteggiato sulla vostra personalità coincidano. Un’accurata analisi evidenzierà le contraddizioni anche sul colore della vostra iride perché ognuno interpreterà il dato con suo personalissimo criterio e non vi fornirà nessuna spiegazione sul modo in cui siete stati registrati nel suo database.
In ogni caso, è bene non impressionarsi troppo di fronte alla segnalazione di difetti più o meno visibili sui cui avreste preferito non soffermarvi. Sarebbe più opportuno che i segnalatori cambiassero mestiere e lasciassero stare il vostro naso. Meglio una svista oggi che una crisi esistenziale domani. Punto!

Un pensiero su “Il punto letterario (3) – Casa degli specchi, ultimi biglietti

  • Io l’ho risolto in un’altra maniera. Ovvero, dicendomi: “E’ vero che io sono ‘vittima’ dello sguardo altrui… ma anche gli altri sono ‘vittime’ del mio”. Palla al centro. 😉

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