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Idee che vale la pena diffondere: intervista a Stefano Perassi.

Il 22 Maggio a Pavia si è tenuto il TEDx, un format che ricalca la formula del famoso TED (technology design entertainment) statunitense, in cui vengono proposte in circa 15 minuti una serie di idee innovative, sotto forma di conferenze, da parte di esperti nel settore, su temi culturali, accademici e scientifici.

Questi eventi, pur non essendo direttamente organizzati dall’associazione “The Sapling Foundation” che gestisce i TED negli Stati Uniti, ne segue rigorosamente le regole: gli eventi sono interamente no-profit, i conferenzieri non ricevono alcun compenso, solo uno o più sponsor possono avere uno o più biglietti per coprire le spese di organizzazione e tutta la trasmissione viene registrata e resa pubblicata secondo la licenza creative commons, così da incentivarne la diffusione. Questo ultimo punto è espresso perfettamente anche dal motto del programma: “Idee utili e che vale la pena di diffondere”. 

Nella nostra città universitaria, per l’edizione di quest’anno, erano presenti come ospiti: Bruno Cerutti, Chiara Gamberale, Gabriella Greison, Giuseppe Naretto, Mauro Bergui, Piero Cautadella, Stefano Perassi e Tito Boeri. Per coloro che volessero ulteriori notizie sui protagonisti del TEDx e sulle tematiche da loro affrontate, possono trovarle a questo link.

Ho avuto il piacere di intervistare Stefano Perassi, ingegnere originario di un piccolo paesino della campagna pinerolese, dal 2015 laureato in ingegneria energetica e nucleare presso il Politecnico di Torino. Attualmente iscritto all’Ordine degli Ingegneri di Torino, lavora come libero professionista nel campo della Gestione Energetica offrendo consulenze sia per enti pubblici che privati. Dal 2018 fa anche parte del direttivo dell’Associazione Giovani Ingegneri di Torino certificando la sua competenza come Esperto dell’Energia nei settori civile ed industriale. IMG_20190520_171021

Buongiorno e grazie per il suo tempo Sig. Perassi, tra i partecipanti al TEDx lei è di sicuro tra i più giovani e quindi anche più vicino a quella che può essere la sensibilità di noi ragazzi. Detto questo come descriverebbe ad un pubblico giovane la sua professione?

La mia professione può essere descritta come attuale e orientata al futuro ed è una delle più importanti in questo momento. Dico questo non perché ricopro questo incarico, ma perché quello dell’energia è un settore che tocca direttamente tutti quanti. I cambiamenti climatici, infatti, stanno mettendo a dura prova il nostro pianeta e un differente modo di concepire l’approvvigionamento energetico è necessario soprattutto per risolvere le problematiche come l’aumento della produzione dei gas serra.

E’ la prima volta che discute davanti a delle persone non esperte del settore le sue idee?

No, a dir la verità vado spesso in scuole sia superiori che medie e recentemente mi è capitato anche di fare una presentazione in una scuola elementare. Questo perché i ragazzi sono molto interessati a queste tematiche che sentono davvero vicine, devo infatti dire che anche le domande che fanno offrono interessanti spunti di riflessione. Oltre a queste esperienze nelle scuole mi è capitato anche di partecipare a conferenze o di essere ospitato in seminari.

Poiché il limite è il tema di questa edizione di TED, quali sono i limiti energetici e ambientali della nostra epoca?

I limiti ambientali sono determinati in prima istanza dalla natura del nostro pianeta che ha una dimensione finita con risorse limitate. Mentre i limiti della nostra epoca e della nostra società industrializzata sono rappresentati dai combustibili fossili. Questi ultimi, se utilizzati fino al loro esaurimento porteranno all’aumento della CO2 in atmosfera (prodotta per combustione) il che causerebbe un aumento di un 1,5° della temperatura terrestre media e ciò innescherebbe una serie di profondi stravolgimenti ambientali difficili da prevenire [desertificazione, innalzamento livello dei mari etc N.d.r].school-strike-4-climate-4057783_1920

In merito a questo, il 15 Maggio, è stato “l’overshoot day” per l’Italia (il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse a nostra disposizione per questo anno) ritiene che questo limite che viene costantemente oltrepassato porterà a delle conseguenze disastrose come un blackout improvviso oppure pensa che saremo in grado di fermarci prima del disastro?

Le conseguenze disastrose possono essere evitate solo se inneschiamo un ciclo virtuoso fin da subito, attuando dei cambiamenti che non devono essere solo normativi e imposti, ma liberi, voluti e profondi. I giovani ci hanno dimostrato [attraverso la manifestazione sul clima N.d.r.] come sia ancora possibile, se non altro, limitare i danni. Le cose si cambiano partendo dal basso, grazie ad un’informazione sul tema, chiara, libera, ma soprattutto oggettiva e poi mettendo in discussione l’idea di società che abbiamo avuto fin ora.

Considerando la sua esperienza nella gestione energetica nei comuni di Rivalta di Torino e di Nichelino e il suo attuale lavoro come consulente libero professionista, quali ritiene che siano le diverse soluzioni al problema energetico, in relazione all’impatto ambientale, tra il settore pubblico e quello privato?

Per rispondere a questa domanda bisogna sapere che il pubblico incide nei consumi per una fetta molto ristretta, circa il 2%, mentre l’altra grossa fetta, il 98%, riguarda il settore privato sia industriale che civile. Il pubblico ha quindi come compito più rilevante quello di dare un forte esempio attraverso la sensibilizzazione nelle scuole, attraverso la costruzione di edifici sostenibili diffondendo e incentivando il messaggio che l’energia non è solo una spesa, ma una risorsa. Nel privato è necessario che si seguano le normative che già esistono in questa direzione anche se penso che bisogna fare ancora un grosso passo in avanti: riqualificando gli edifici, cambiando i mezzi di trasporto delle merci puntando sull’utilizzo delle fonti rinnovabili in tutta la catena di produzione.renewable-1989416_640

Le voglio fare dunque un’ultima domanda ricollegandomi a questa sua risposta. Come si riducono le emissioni di CO2 con il passaggio dal motore a combustione a quello elettrico, specialmente in ambito automobilistico, se l’elettricità necessaria per alimentare questi veicoli è prodotta da centrali termoelettriche che utilizzano combustibili fossili?

E’ vero che l’energia utilizzata per le auto viene prodotta in gran parte da centrali termoelettriche che utilizzano combustibili fossili, ma deve comunque considerare che in Italia una fetta consistente dell’energia elettrica proviene da fonti di energia rinnovabili e quindi grazie l’utilizzo del motore elettrico rispetto a quello a combustione è possibile ridurre di 1/3 le emissioni clima alteranti. Quindi a parità di veicolo cambiando l’alimentazione, essendo i motori elettrici più efficienti rispetto a quelli a combustione interna, si fa già un grosso passo in avanti. Le uniche limitazioni di queste vetture sono l’autonomia e l’acculo di energia, ma sono convinto che anche questi “difetti” nei prossimi anni verranno risolti.

 

 

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