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Game of Thrones: il penultimo episodio fa il botto

di Samuele Badino e Gianluca Gioetti

Mentre gli eventi di Westeros sembrano correre ed affrettarsi verso un grande ed attesa guerra, questo episodio si concentra sul beniamino Jon Snow, e sulla combriccola mal assemblata che lo segue oltre la Barriera. Seguire tre sole location ha dato un aspetto più coeso alla puntata, che ne ha giovato notevolmente.

Altra scelta che ha senza dubbio contribuito alla riuscita di questo avvincente Death is the enemy è stato il dividerlo in tre parti nettamente distinte: la prima, in cui il viaggio viene dilatato temporalmente con il preciso scopo di dar tempo di confrontarsi a personaggi che non si erano mai incontrati o non avevano avuto occasione di rendez-vous da diverse stagioni, più introduttiva e di dialogo; a seguire, una di azione e dramma, concitata ma mai confusionaria; infine, una sezione cui spetta il compito di tirare le somme non solo dei recenti e burrascosi avvenimenti, ma della quasi totalità di ciò che si è potuto vedere a partire dal 17 luglio scorso, ponendo le basi sia per il finale di stagione che per gli sviluppi attesi per l’anno venturo.

death 1Le inquadrature oltre la Barriera sono dominate da campi lunghissimi, a sottolineare l’asprezza e la bellezza delle location in Islanda, dando modo di apprezzare l’attesa di tre mesi necessaria affinché gli esterni invernali fossero possibili. E forse utili anche per usare controfigure al posto degli attori nel rigido clima islandese.

La sceneggiatura lascia invece qualche dubbio. Sul momento è molto avvincente, ma quasi subito sorgono domande e ci si chiede come d’improvviso i corvi siano diventati degli F35 capaci di volare oltre il muro del suono, come correndo verso un luogo e cadendo sfiancati lo si faccia proprio a due metri dall’obiettivo (un po’ come i countdown degli esplosivi negli action movie che vengono sempre interrotti a 00:01), come uno solo dei non-morti resti provvidenzialmente in piedi mentre tutti gli altri ricadono in terra.

Piccolo appunto infine alla costumista: se fa freddo, la testa e la faccia in genere si coprono, soprattutto per i personaggi non abituati a certe temperature. Ma le esigenze di recitazione vanno anteposte alla verosimiglianza d’abbigliamento.

SPOILER-ALERT

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Forse per la prima volta, nell’epopea di Game of Thrones abbiamo una puntata dedicata ad un unico tema; il titolo è esemplificativo: la maggior parte dell’azione si svolge nel “luogo più pericoloso” come dice Tyrion Lannister.

Mentre Daenerys ed il suo Primo Cavaliere sono a Roccia del Drago in attesa di notizie, la compagnia riesce effettivamente a catturare uno zombie, attaccando un gruppo capeggiato da un estraneo, quando questi muore muoiono anche quelli che lui ha resuscitato, da notare che ora sappiamo come non sia solo il Re della Notte a poter dare nuova vita. Una bufera annuncia guai e Gendry viene mandato di corsa a spedire un corvo per la Khaleesi, unica speranza di sopravvivenza.

Sempre a Nord prosegue la storyline di Grande Inverno: Arya Stark dimostra la sua ingenuità e cade nel tranello di Ditocorto della scorsa puntata; la piccola donna senza volto attacca la sorella convinta che Sansa possa tradire la sua famiglia, Jon in particolare. L’offensiva di Arya manda Sansa, che intanto scopre “i volti di Arya”, ancor più tra le braccia di Baelish, sembra impossibile ma pare che la ragazza si fidi solamente del più malfidato; la crescita di Sansa durante le stagioni è stata impetuosa ma propria ora sembra essere ritornata la credulona del passato, le ipotesi sono due, a mio avviso: o si è lasciata sedurre dal potere come crede Arya e non riesce più a vedere chiaro l’operato del Lord della Valle, oppure sta giocando lei un passo avanti a tutti per poter eliminare Ditocorto senza perdere l’appoggio militare dell’esercito di quest’ultimo; vederla pensosa dopo il colloquio con Brienne ci ricorda, per la posa, suo padre nella prima stagione, un indizio di buona fede o ingenuità?

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Tornando agli impavidi oltre la Barriera; Daenerys, dopo una discussione con Tyrion, sia su un possibile erede sia su come agire, decide di partire con Drogon, Rhaegal e Viserion per trarre in salvo i protagonisti ormai accerchiati dai non-morti.

Ad osservare la battaglia il Re della Notte con gli altri estranei che non si scompongono alla vista dei draghi, mentre il loro esercito brucia; tutta la compagnia più il prigioniero sale su Drogon, tranne Jon che continua a combattere, per aspettarlo Daenerys perde tempo prezioso e così il Re della Notte con tranquillità tira una picca di ghiaccio ed uccide Viserion. Quando sta per lanciarne un’altra su Drogon il gruppo parte, lasciando Jon, che verrà poi salvato da suo zio Benjen.

Tra le grandi teorie diffuse nell’universo del Trono di Spade era già ben presente quella di un drago al servizio del Re della Notte, ed eccola avverarsi: la puntata termina proprio con la resurrezione di Viserion, questa volta con gli occhi blu. Quello che colpisce di questo nemico, gli Estranei, oltre alla forza, è la magia che comandano. L’episodio del drago è emblematico, una lancia non può quasi ferirlo, quella picca distrugge il suo cuore di fuoco e lo uccide.

Della mitologia o storia antica di Westeros conosciamo ben poco, ed è chiaro ormai che il Re della Notte è una figura centrale, mitologica, appunto. Il fatto che gli Estranei siano sembrati così pronti ad affrontare i draghi presume una pressoché totale onniscienza, ecco perché ci dev’essere una connessione, un trait d’union tra le varie religioni e miti, dai Figli della Foresta al Corvo con Tre Occhi fino al Signore della Luce. La chiusura di questo cerchio potrebbe essere la chiave per sconfiggere un nemico che, essendo inumano, appare invulnerabile.

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