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Game of Thrones: Stormborn è davvero tempestosa

Il secondo episodio di questa settima stagione è godereccio e torna a proporre l’estetica classica della saga: sesso, sangue e colpi di scena. La trama è il vero pezzo forte di Stormborn, un po’ meno d’impatto invece la regia.

Mark Mylod, che dirige l’episodio, cerca di dare una certa unità visiva alle varie trame, collegando spesso tra loro le sequenze con inquadrature di raccordo. Questi link-frame sono una scelta azzeccata e accattivante, soprattutto perché, in questo caso, non abusati e ben calibrati: una mano che si insinua tra i libri, un coltello che affonda in una pietanza, a richiamare ciò cha accade poco prima. Abbiamo già più volte apprezzato questo tipo di tecnica di montaggio in Game of Thrones e si tratta sempre di un piacevole escamotage. P. T. Dillon, direttore della fotografia, si fa apprezzare per una certa attenzione alla messa a fuoco e alla profondità di campo, generalmente ridotta al minimo, con cui riesce a dirigere l’attenzione verso i dettagli su cui soffermarsi e a seminascondere invece col fuori-fuoco certe azioni. Il montaggio è piuttosto concitato, con tanti (troppi?) tagli e cambi d’inquadratura.got2

Purtroppo tutto il buono si perde in alcune scelte molto povere: la CGI è raffazzonata e bruttina, non si inserisce nel contesto attorno e sfiora il ridicolo. Una scena viene ridotta a pochi secondi e uno dei suoi protagonisti prontamente fatto sparire, quasi a suggerire al pubblico una mancanza di budget per sostenerne ulteriormente il rendering nei prossimi episodi.

Ma è negli scontri che Mylod e Dillon vanno in crisi: la camera fino a quel momento quasi sempre rigorosamente fissa, all’improvviso diviene a spalla, mossa e turbolenta; l’otturatore si chiude e in un istante è tutto a fuoco e confuso. Ma non sembra effetto di un preciso intento di spaesamento dello spettatore, bensì la naturale conseguenza di una sequenza girata in economia.

 SPOILER ALERT

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Si entra finalmente nel vivo: Daenerys incontra Jon Snow, come fatto intendere nella premiere, ma con un intermediario d’eccezione: la Donna rossa, Melisandre. Il Signore della Luce potrebbe essere un punto focale, ma, al momento, misterioso all’interno della serie; Melisandre ha sbagliato con Stannis; tuttavia, visioni e resurrezioni non possono essere tenute in poco conto. Il Re del Nord e la Khaleesi avranno un rendez-vous per sancire un’alleanza, per fini tangenti, ma, per ora, non ancora allineati; non bisogna sottovalutare che, con Jon, parte anche Ser Davos, alla volta di Roccia del Drago; ci si aspetta, quindi, l’ennesimo confronto con Melisandre, questa volta probabilmente decisivo. Il Nord resta così nelle mani di Sansa e torna al centro della scena Ditocorto, sul quale le inquadrature indugiano perfettamente; il confronto tra lui e Jon Snow, di fronte alla salma di Eddard, rievoca quello tra lo stesso Ned e Baelish ad Approdo del Re; anche le parole del grande manipolatore sono simili: ha giurato fiducia anche questa volta, vedremo se sarà diverso l’epilogo.got1

La puntata volge però a favore di Cersei: Qyburn ha ideato e fatto produrre una nuova arma, con l’unico scopo di uccidere i draghi, e la Regina sembra aver ottenuto, per l’imminente guerra, l’appoggio di Randyll Tarly, il padre di Sam, potente alleato di Casa Tyrell.

Olenna Tyrell, la “Regina di spine”, torna, ed è subito profetica: critica la strategia ideata per conquistare il Trono, e consiglia alla Targaryen di “essere drago”, di usare la forza.

Euron Greyjoy, intanto, attacca le navi dei nipoti diretti a Dorne, un attacco che porta i suoi frutti: due figlie di Ellaria Sand muoiono combattendo, lei e Yara Greyjoy vengono rapite per essere il dono promesso a Cersei, mentre Theon, codardo, meriterebbe di tornare ad essere Rick (l’unica scusante potrebbe essere la scelta strategica di andare ad avvisare Daenerys).

Daenerys potrebbe ritrovare il fido Jorah, con Sam che prova a salvarlo. Si accenna a Sheeren Baratheon, guarita dal morbo grigio proprio a Roccia del Drago, e chissà che il vetro di drago non possa aiutare anche in questo caso.

Arya Stark prende la via del Nord, per ricongiungersi a suo fratello. Questo cambio di rotta sembra dare adito quasi troppo palesemente (per gli standard cui ci ha abituato il buon George R. Martin) alla profezia sullo Sterminatore di re, secondo cui la regina verrà uccisa da suo fratello.

Per concludere, c’è un possibile indizio su una grande congettura, ovvero che tutta la serie sia raccontata in un libro da Sam Tarly: durante la puntata, lui e l’arcimaestro si trovano in biblioteca a prendere dei libri, e l’indizio è duplice: il mentore, prima, consegna a Sam alcuni libri che lo aiuterebbero a raccontare fatti storici; poi, dice di voler scrivere un tomo dal titolo Cronache delle battaglie dopo la morte di Re Robert I, ma Sam gli consiglia un titolo più poetico, e Il trono di spade o Cronache del ghiaccio e del fuoco un pizzico di poesia in più, di certo, ce l’hanno. Inoltre ad accomunarlo alla mente dietro le vicende di Westeros, George R. Martin, contribuisce una certa corporatura abbondante.

Articolo a cura di Samuele Badino e Gianluca Gioetti

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