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Coppa dei Campioni: trionfo del Chelsea nel blu dipinto di “blues”

di Stefano Sette

Il calcio non è la ginnastica artistica e nemmeno la danza classica, discipline in cui vince sempre chi ottiene il punteggio più alto, bensì uno sport che ti lascia col fiato sospeso fino alla fine, in cui può vincere la squadra più forte, che gioca il miglior calcio del mondo, ma anche quella reduce da un’annata di alti e bassi, quella che a metà anno sembrava spacciata – destinata a chiudere la stagione col palmarés vuoto – e che invece riesce a farla da padrona in campo europeo. Basta questo per spiegare la finale di Coppa dei Campioni tra Bayern Monaco e Chelsea, giocata sabato sera a Monaco di Baviera, e vinta dai “blues” ai rigori. Nel corso della gara sono stati i tedeschi a fare la partita con Robben, Ribery e Mario Gomez, che però non sono riusciti a concretizzare le occasioni create complice anche la difesa londinese ben schierata, mentre gli inglesi, tolto un tiro di Drogba finito alto, non hanno impensierito più di tanto Neuer. Nel secondo tempo il Chelsea è sceso in campo più deciso, ma a sette minuti dalla fine un colpo di testa di Thomas Müller sembrava proiettare i bavaresi al successo e il Chelsea verso l’ennesima delusione. All’88° però è arrivato il pareggio di Drogba in colpo di testa sugli sviluppi di un angolo, portando la gara ai supplementari in cui lo stesso ivoriano ha rischiato di passare da salvatore ad imputato numero uno, per aver provocato al 104° un calcio di rigore a favore del Bayern Monaco, poi parato da Cech. Si è finiti ai rigori e, dopo i primi tre tiri per parte, sembrava che l’epilogo della gara rispecchiasse quello della ginnastica artistica in cui vince il più bravo: Lahm, Gomez e Neuer (che coraggio calciare in un’occasione del genere) sono andati a segno, mentre dall’altra parte Mata si è fatto parare il suo tiro. Ma a quel punto la ruota della fortuna ha iniziato a girare verso Stanford Bridge e, mentre Cech parava i tiri di Olic e Schweinsteiger, Ashley Cole e Drogba non fallivano, regalando la prima Coppa dei Campioni ad una squadra di Londra. Il Chelsea, che a fine febbraio era virtualmente eliminato dopo aver perso a Napoli, è così riuscito a sfatare quel tabù che era diventato un’ossessione per Abramovich, mettendo in bacheca due trofei in tre settimane (Coppa Campioni ed FA Cup). Un successo per Roberto Di Matteo, tecnico traghettatore che ha saputo ricompattare lo spogliatoio dopo l’esonero di Villas Boas, e soprattutto un successo per Didier Drogba, attaccante puro che inseguiva questa Coppa da quattro anni, dopo la sfortunata finale del 2008 a Mosca.

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