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Barbie: la moda parla di libertà

Eclettica, identitaria ed eterna nella sua specificità, Barbie ha rappresentato per decine e decine di generazioni un’icona di bellezza, di stile e di grazia, divenendo, nel corso del tempo, un vero e proprio modello da imitare e perseguire. Nata nel 1959 da un’idea di Ruth Handler, la quale, intuendo il glorioso futuro che avrebbe potuto avere, progettò uno dei primi esemplari di bambola adulta (infatti, prima erano prevalentemente neonati), Barbie è, ad oggi, la doll più venduta al mondo, con centinaia di varianti che si sono susseguite durante la sua storia. Fu così grande il successo che Mattel, sua casa di produzione, elaborò intorno ad essa addirittura una biografia completa, innanzitutto assegnandole un nome completo, Barbara Millicent Roberts, una famiglia, un fidanzato, il biondo Ken, con cui avrebbe avuto una relazione a più riprese, e un gruppo di amici.

Ruth Handler, 1990 (CREDITI: La Presse)

Poetica nella sua armonia, la pink doll ha conquistato milioni di bambine, riuscendo sempre ad adattarsi alle nuove sensibilità in tema di diversità: dalla Barbie di colore alla versione invalida, dalla Barbie con il velo islamico (hijab) alla collezione Barbie Inspiring Women, con rappresentazioni di donne – simbolo per lotta alla parità razziale e di genere (tra cui, Ella Fitzgerald, Jane Goodall e Ida B. Wells), essa ha anche saputo inserirsi in un processo di sensibilizzazione delle nuove generazioni in materia di diritti sociali, smentendo, di fatto, l’accusa che, da sempre, le viene rivolta, ossia quella di promuovere un’immagine di femminilità ideale e impossibile da raggiungere, con il rischio di una eccessiva immedesimazione delle bambine in quel canone estetico così perfetto.

Le diverse versioni di Barbie (CREDITI: Diane Bondareff/AP Images for Mattel)

Ad ogni modo, non si può parlare di Barbie senza prendere in considerazione il suo colore iconico, quel rosa shocking tanto appariscente che sempre divide l’audience dei consumatori, tra chi, in un eccentrico tentativo di ostentazione della propria presenza, predilige capi con tale nuance, e chi, con uno sprezzante rigetto e senso di disgusto, condanna fermamente la sua estrosità e il suo essere così kitsch. Il fucsia ha comunque registrato, nella storia della moda, una vera e propria codificazione, diventando un efficace strumento di comunicazione, soprattutto per i Millennials: fresco e brioso, vivace e giocoso, il Barbie pink comunica un’idea di effervescenza e dinamicità, ma anche di battaglia contro gli stereotipi di genere e contro superficiali associazioni identitarie. È questa l’idea alla base dell’ormai iconico PP Pink di Valentino, presentato per la prima volta durante la Milano Fashion Week Autunno-Inverno 2022-2023 e consacrato come tendenza di moda assoluta per il 2022: dallo spirito euforico e contemporaneo, la collezione in PP Pink vuole essere una esaltazione della libertà e della soggettività di ciascuno e puntare sulle singole personalità, che sono, in fondo, la vera essenza di un abito.

La collezione in PP Pink di Valentino con il Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli (FONTE: sito web Valentino)

Al di là del rosa, è tutto l’ensamble di Barbie ad aver ispirato ed ispirare ancora le varie collezioni, tanto che si è coniata l’espressione di Barbiecore, ossia “stile Barbie”, ad indicare una vera e propria tendenza fashion in cui padroneggiano capi e abbinamenti spensierati e leggeri, tutti rigorosamente rosa o dalle tonalità acide. Fin dalla sua nascita, Barbie ha continuamente rivoluzionato il suo stile, cambiando migliaia di look, tutti ispirati al passare delle mode e tutti in grado di veicolare un messaggio sempre avanti con i tempi: ricostruire la storia degli abiti di Barbie significa ripercorrere la grandiosa epoca della moda contemporanea, e non importa se in déshabillé o con un ricercato abito d’haute couture, lei ha costruito attorno a sé una sofisticata stratificazione di immagini e di significati, senza mai perdere però la sua più intima identità. Hanno disegnato abiti per lei stilisti e Maison del calibro di Karl Lagerfeld, Oscar de la Renta e Balmain. Addirittura nel 2015 Jeremy Scott, ex Direttore Creativo di Moschino, ha presentato un’intera sfilata dedicata alla bambola, andata in scena sulle note di Barbie Girl degli Aqua: ironici mini tailleur e minidress a palloncino, con ruches e volant, gioielli appariscenti, gli occhiali rosa a forma di cuore, hanno animato un defilé dall’animo giocoso, in cui tutta quella vistosità, proprio perché eccessiva, alla fine ha dato un piacevole effetto di armonia. E le modelle, come non potevano sfoggiare i classici capelli biondi cotonati, altro elemento imprescindibile di Barbie: essi, diventati con il tempo fonte di discriminazione per le donne, in quanto identificanti un’immagine di superficialità e di frivolezza, comunicano invece un’idea di grande estro e carattere, perché essere “bionda” è un dato o una scelta estetica, non un giudizio sulla persona.

Con oltre 180 carriere all’attivo, dalla ballerina alla paleontologa, dall’istruttrice di aerobica a medico dell’esercito, passando per pilota, vigile del fuoco e cassiera del McDonald’s, Barbie ha concorso ben sei volte per la presidenza dal 1992, ha viaggiato nello spazio nel 1965 quattro anni prima dello sbarco sulla Luna, si è arruolata nell’esercito nel 1989 un anno prima dell’inizio della Guerra del Golfo, ed è stata addirittura ambasciatrice UNICEF. “Barbie è stata il simbolo della donna che può scegliere”, ha dichiarato la sua ideatrice, Ruth Handler: portavoce dell’empowerment femminile, la bambola ha permesso a decine di generazioni di bambine di immaginarsi in un futuro prestigioso, professionalmente onorevole, alla pari dei loro colleghi maschili, anzi al di sopra. Le ragazze, tramite lei, si sono viste affermate, forti e intraprendenti. Il suo merito è stato proprio quello di aver consentito a milioni di fanciulle di sognare, superare le proprie condizioni d’origine ed agognare ad un futuro illustre: anche attraverso l’aspetto esteriore, Barbie ha sempre gridato alla libertà e alla indipendenza della donna da qualsiasi forma di subordinazione e ruolo di genere. 

Lorenzo Latella

Pugliese di origine, sono studente di Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Pavia e alumnus del Collegio Ghislieri. Nutro una grande passione per il mondo del fashion and luxury style, che cerco di coltivare come redattore di Inchiostro, in cui mi occupo della sezione-moda.

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