Attualità

Julian Assange – Un giornalista perseguitato

Classe ’71, attivista, programmatore e soprattutto giornalista australiano, Julian Paul Assange è da qualche anno nell’occhio del ciclone a seguito del suo arresto, avvenuto l’11 aprile 2019, da parte delle autorità britanniche sotto richiesta del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. L’accusa è gravissima: Assange avrebbe violato la Computer Fraud and abuse Act (CFAA), la legge contro gli hacker e le violazioni informatiche, approvata dal Congresso statunitense nel 1986. In poche parole, il giornalista australiano sarebbe entrato in possesso, e avrebbe poi divulgato, una serie di documentazioni e informazioni top-secret relativi all’attività politica e militare USA degli ultimi 20 anni. A oggi, Assange rischia di essere estradato negli Stati Uniti (attualmente è detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, vicino Londra), in cui sconterebbe una pena corrispondente a ben 175 anni di carcere. Numerose organizzazioni internazionali, come Amnesty International, hanno denunciato le precarie condizioni del giornalista, ritenute “lesive dei diritti umani”. Ma cosa è accaduto veramente? Perché Assange avrebbe divulgato quei documenti? E che cosa contengono?

Andiamo con ordine. La storia di Julian Assange inizia negli anni ’80, quando diviene membro di un gruppo di hacker noto come International Subversives (“Sovversivi internazionali”) con lo pseudonimo di Mendax. Questo lo porta, nel 1991, a essere accusato, dalla polizia federale australiana, di essersi infiltrato nel sistema informatico del Dipartimento della Difesa americano: nel 1992 Assange viene condannato con ventiquattro capi di accusa per reati inerenti alla pirateria informatica. Verrà rilasciato un anno dopo per buona condotta, dopo aver pagato una multa di 2100 dollari australiani. Ma è nel 2006 che avviene la svolta nella sua vita: egli partecipa infatti alla fondazione di WikiLeaks, un’organizzazione divulgativa senza scopo di lucro, di cui Assange diventa presto capo redattore. Lo scopo di WikiLeaks è quello di diffondere documenti riservati tramite informatori (come l’ex militare Chelsea Manning), garantendo alle fonti la massima protezione informatica possibile. Con il tempo, il sito è diventato famoso in tutto il mondo per avere pubblicato informazioni sempre più scottanti riguardanti crimini di guerra e intrighi politici da parte dei governi di nazioni da oriente a occidente, tra cui lo Yemen, la Cina, la Turchia e, ovviamente, gli Stati Uniti d’America. In particolare, sono proprio gli USA a essere finiti nel mirino: nel 2010, insieme a giornali come il New York Times, il The Guardian e Le Monde, WikiLeaks diffuse documentazioni sulle guerre in Afghanistan e in Iraq che denunciano abusi e violenze commesse dai militari statunitensi sulla popolazione civile. Sempre nel 2010 Wikileaks fa esplodere il Cablegate, con la pubblicazione di cablogrammi diplomatici USA dai quali emergevano giudizi spesso poco lusinghieri da parte degli ambasciatori di Washington su capi di Stato e di governo di altri paesi, anche europei.

I guai giudiziari e la latitanza

Assange
Assange davanti all’ambasciata ecuadoregna di Londra, 2012 (da Wired)

Fu proprio dallo scoppio del Clabegate che per Julian Assange iniziano i seri problemi con le istituzioni. Il 18 novembre 2010 il tribunale di Stoccolma emana un mandato di arresto nei suoi confronti, a seguito dell’accusa da parte di due sue ex amanti di molestie e violenza sessuale. Tuttavia, le accuse non sono mai state provate e una delle due accusatrici si rifiutò anche di firmare le dichiarazioni rilasciate alla questura. In molti, del resto, videro delle ambiguità fin da subito rispetto a questa vicenda, sottolineandone la coincidenza temporale con le pubblicazioni di Wikileaks dei sopracitati documenti statunitensi.
La situazione si complica quando, sempre nel 2010, la Svezia presenta una richiesta di estradizione di Assange alla Gran Bretagna, dove il giornalista si era da poco rifugiato; tale richiesta viene accettata nel febbraio nel 2011. Fu a questo punto che Assange decide di chiedere asilo politico all’Ecuador, rifugiandosi nella sua ambasciata a Londra. L’allora presidente ecuadoregno, Raffaele Correa, gli concesse la sua protezione, in quanto condivideva la preoccupazione che Assange potesse essere estradato negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio (proprio a causa delle informazioni divulgate da Wikileaks nel 2010); accusa che può prevedere anche la pena di morte.

Il caso Russiagate e l’arresto
Nel 2017 esplode negli USA il caso Russiagte, ossia una serie di sospette ingerenze da parte della Russia durante la campagna elettorale delle elezioni presidenziali 2016, allo scopo di favorire la vittoria di Donald Trump. Assange viene accusato dall’intelligence americana di avere collaborato con il Cremlino (la sede del governo russo) per condizionare le elezioni. Tuttavia, mai una prova fu trovata a conferma di queste accuse. L’unico suo effettivo coinvolgimento con la vicenda riguarda la pubblicazione, nel 2016 e da parte di Wikileaks, di messaggi di posta elettronica inviati e ricevuti dall’allora candidata Hillary Clinton quando era Segretario di Stato (2009-2013) che pongono la reale possibilità di un coinvolgimento statunitense alla formazione del gruppo terroristico paramilitare noto come ISIS. La divulgazione di tali messaggi fu ritenuta determinante nel portare alla sconfitta delle elezioni il Partito Democratico e la stessa Clinton, contribuendo, seppur indirettamente, alla vittoria del di lei avversario Donald Trump. Per questi motivi, da allora la figura di Trump è stata spesso associata a quella di Assange, soprattutto dall’area sinistra della politica occidentale.
A ogni modo, quanto accaduto non fece altro che peggiorare la posizione di Assange, con l’emanazione, da parte di Londra, di un mandato di cattura internazionale il 6 febbraio 2018. Il suo arresto avviene poco più di un anno dopo – l’11 aprile 2019 – dopo che l’ambasciata ecuadoregna revocò l’asilo concessogli, probabilmente per timore di un escalation della tensione fra i due stati. Il processo ad Assange inizia nel febbraio del 2020, con un primo verdetto da parte della giudice Vanessa Baraitser che respinge l’istanza di estradizione negli Stati Uniti. Tale decisione sarebbe stata presa a causa delle sempre più precarie condizioni di salute – mentale e fisica – di Assange, come riportano i suoi legali.
Tutto però cambia 11 mesi dopo, quando il 20 aprile 2022 il verdetto dell’Alta Corte di Londra ribalta quanto deciso dalla prima sentenza, autorizzando l’estradizione negli Stati Uniti del fondatore di Wikileaks. Spetterà al ministro degli interni inglese, Priti Patel, dare il via libera finale a tale estradizione, fatto ritenuto scontato da molti. L’unica possibilità per Assange di sfuggire alla probabile condanna negli Stati Uniti – 175 anni di carcere sulla base di 17 capi d’accusa – è fare ricorso all’Alta Corte londinese; speranza tuttavia vaga, se si considerano il lungo iter legale britannico e le volte in cui la Corte si è già rifiutata di riesaminare il caso.

Il fenomeno Assange nel mondo

La decisione presa dall’Alta Corte londinese ha da subito scatenato una serie di polemiche, tanto da spingere, recentemente, gruppi di manifestanti a ritrovarsi nella capitale inglese per protestare contro la decisione presa.
La storia di Julian Assange ha infatti attirato spesso l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale, con moltissime persone che da anni si riuniscono in manifestazioni urbane a favore della liberazione dell’informatico australiano, anche in Italia. Allo stesso tempo sono nati anche dei comitati che richiedono a gran voce il suo scagionamento, e sono state lanciate numerose petizioni a sostegno dell’annullamento delle accuse contro di lui. Solo nel 2020, circa 40 organizzazioni internazionali per i diritti umani, fra cui Reporter senza frontiere e Pen International, hanno sottoscritto una lettera aperta con la quale chiedono al Regno Unito il suo rilascio immediato.
La sua decennale attività divulgativa e investigativa e l’aspra risposta datagli dai governi inglese e statunitense hanno reso Assange un moderno martire della libertà di pensiero, le cui vicende hanno ispirato numerosi altri giornalisti nel continuare le loro opere di divulgazione. Indipendentemente da come finirà la sua storia, è certo che essa abbia contribuito a sensibilizzare moltissime persone verso il diritto di esprimere la propria idea e la libertà di stampa.

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