Cultura

Memoria fotografica per una coscienza etica

 

di Stefano Sfondrini

 

Il Festival della Fotografia Etica nasce nel 2010 a Lodi da un’idea del Gruppo Fotografico Progetto Immagine, in collaborazione con il Comune, e rappresenta un’iniziativa unica nel suo genere: non esistono, né in ambito nazionale né internazionale, festival fotografici dedicati questo tipo di rappresentazione fotografica. Arriva quest’anno alla terza edizione, e ci sono tutte le premesse perché prosegua nei prossimi anni. La rassegna vanta fin dalla prima edizione collaborazioni internazionali con professionisti che hanno saputo catturare immagini e momenti differenti per soggetto ma con un obiettivo comune: far riflettere lo spettatore della mostra declinando la fotografia come impegno civile, strumento di lotta, testimonianza. Quest’anno la mostra propone “The Julie Project” di Darcy Padilla, fotografa che per diciotto anni ha seguito la drammatica storia di una ragazza distrutta da HIV, abusi e povertà, al quale progetto si affianca “Climate Change”dell’agenzia NOOR, con una visione planetaria dei problemi ambientali che coinvolgono il nostro pianeta e le possibili soluzioni a tali problemi.
Da questa edizione il Festival ha voluto coinvolgere i fotografi di Paesi come l’Iraq, chiedendo a questi di raccontare la propria terra al di là del conflitto che devasta luoghi e persone: “Iraq, oltre la notizia” un lavoro curato da Gianmarco Maraviglia di ParalleloZero, prodotto dal Festival e realizzato in Iraq, che offre uno sguardo diverso e lontano dagli stereotipi di un’occhio occidentale restituendo spazio alle persone e mettendo da parte il conflitto che ogni giorno ne cancella qualcuna. Altra novità lo Spazio Giovani e lo Spazio Libri, ponendo l’attenzione sulle nuove leve dell’otturatore e sulla profondità di visione di un book fotografico. Anche in questa edizione è presente lo spazio ONG, con Medici senza Frontiere, e il Word.Report Award, premio italiano di fotogiornalismo a livello internazionale.
Molto interessante anche il progetto “Ludesan life”, del Gruppo fondatore del Festival, che ci propone una vista sulla provincia lodigiana fra l’ambiente del Parco Adda Sud e delle persone che tutelano tale habitat, lo sport e per la precisione l’hockey, nel quale la sqaudra locale Amatori sta conseguendo un ottimo cammino sia a livello nazionale che europeo, il disagio di una scuola primaria a causa dei tagli all’istruzione e un viaggio alla scoperta dell’atelier di un artista.
Si sono conclusi domenica gli incontri con i protagonisti degli scatti, ma le esposizioni rimarranno a disposizione del pubblico ancora il 21, 22 e 25 aprile.

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