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Sport e salute mentale: da Elena Pietrini a Michael Phelps

Una media di circa 25 punti a partita – tra muri, schiacciate e battute – e una percentuale di successo in attacco pari al 52,5% di colpi tirati.Stiamo parlando di Elena Pietrini, una delle schiacciatrici più forti della nazionale italiana di pallavolo. Ai recenti Campionati Europei, terminati il 4 settembre, è stata infatti una delle protagoniste principali dell’impresa che ha portato la nostra squadra alla medaglia d’oro. Dietro a delle performances così efficaci si nasconde però un problema complesso con cui la stessa Pietrini si è dovuta confrontare. Il delicato equilibrio tra sport di alto livello e salute mentale.

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La nazionale italiana di pallavolo femminile solleva la coppa durante la premiazione dei Campionati Europei 2021 Autore: Andrej Cukic Rinfraziamenti: EPA Copyright: ANSA

La scelta di Elena Pietrini

Nell’agosto 2019 la Pietrini aveva deciso di abbandonare il ritiro della nazionale in preparazione ai Campionati Europei a causa di eccessiva “stanchezza fisica e mentale”. L’anno prima Elena aveva dovuto infatti affrontare alcuni infortuni alla spalla e alla schiena. Impegni internazionali piuttosto provanti avevano poi costellato i mesi precedenti al ritiro: la finale di Champions League, la Nations League e il torneo Preolimpico. Per i successivi sei mesi, fino a gennaio 2020, ha quindi proseguito gli allenamenti esclusivamente nel suo club, senza partecipare agli incontri della nazionale, per non raggiungere carichi di stress troppo elevati.

Nonostante la Pietrini sia stata più volte criticata per la scelta compiuta, i risultati successivi le hanno dato ragione. In questi due anni, infatti, non ha solo continuato a fendere le difese avversarie in modo strabiliante. È anche riuscita a migliorarsi in un fondamentale in cui prima era debole, quello della ricezione.

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Elena Pietrini Autore: Silvio Avila Copyright: 2017 FIVB

Simone Biles e i “twisties”

Elena Pietrini non è l’unica atleta che si è scontrata con questioni di salute mentale. La battaglia di Simone Biles, ad esempio, si può definire ancora aperta. Alle Olimpiadi di Tokyo infatti la Biles – ginnasta che detiene il record di medaglie vinte in un Campionato del Mondo – ha manifestato la sua natura più fragile e umana.

Dopo un turno di qualificazione positivo, ma non al massimo delle potenzialità, Simone si è presentata insieme alle sue compagne nella Finale a Squadre, dove la nazionale statunitense era nettamente la favorita rispetto alle altre. Al primo attrezzo di giornata, il volteggio, succede l’imprevisto: Simone perde completamente il controllo del corpo in aria, effettua un avvitamento in meno dei previsti e rischia seriamente un infortunio, ma riesce comunque ad atterrare in piedi con un grande sforzo di gambe e ginocchia. A questo punto è chiaro a tutto il mondo che la pressione di dover essere a ogni costo “la ginnasta più forte di sempre” – come molti la definiscono – ha compromesso in modo incisivo la sua stabilità mentale.

In seguito all’errore al volteggio la Biles, in accordo con il suo team di allenatori, sceglie di non proseguire la competizione; nonostante la sua defezione, la squadra degli USA riesce a classificarsi al secondo posto. Simone si ritirerà anche dalle finali individuali dei giorni successivi, a eccezione di quella alla trave, dove riesce a ottenere il bronzo.

È lei stessa a spiegare l’accaduto in un video su Instagram, dopo aver terminato la gara: si tratta del cosiddetto fenomeno dei “twisties”, durante i quali la mente e il corpo della ginnasta smettono di lavorare in sincrono; sul piano mentale si è perfettamente consapevoli di quale movimento bisogna eseguire, ma il corpo non riesce a rispondere alle indicazioni che arrivano dal cervello. Nel medesimo post Simone specifica inoltre quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a lasciare la squadra. Non solo preservare la propria salute personale, ma anche evitare di pregiudicare il risultato delle compagne con altri errori simili a quello effettuato a volteggio.

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Simone Biles alle Olimpiadi di Tokyo 2021 Autore: HOW HWEE YOUNG Ringraziamenti: EPA

Michael Phelps e la lotta contro la depressione

Molti sportivi hanno mostrato il loro supporto a Simone, per la forza con cui ha esposto al pubblico il problema della salute mentale degli atleti. “Il ritiro di Biles mi ha spezzato il cuore, ma nello stesso tempo mi rincuora che lei abbia avuto il coraggio di prendere questa posizione. Di ammettere che non ce la faceva a continuare.”

Queste, in particolare, sono le parole con cui Michael Phelps ha commentato la situazione della ginnasta in prima serata su NBC.

Phelps è l’atleta che ha ottenuto più medaglie nell’intera storia delle Olimpiadi:23 ori, 3 argenti e 2 bronzi. Dal 2016 promuove diverse campagne di sensibilizzazione sulla salute mentale e le problematiche relative. In quello stesso anno, dopo essersi ritirato definitivamente dalle competizioni, il nuotatore rivelò infatti di aver sofferto di depressione fin dal 2004: in particolare soffriva di crisi post-gara, faticando a ritrovare uno scopo e una routine al termine delle Olimpiadi, arrivando addirittura a chiedersi se continuare a vivere.

Come ha dichiarato lui stesso, il periodo peggiore fu il 2012, in seguito ai Giochi di Londra. Solo due anni dopo, però, decise di cominciare una terapia presso uno specialista, in seguito a un secondo arresto per guida sotto l’effetto di sostanze illecite.

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Michael Phelps alle Olimpiadi di Rio 2016 Crediti: Simone Castrovillari

Le esperienze di Pietrini, Biles e Phelps testimoniano come troppo spesso vengano considerati quali fattori determinanti nella buona riuscita di una performance sportiva solo la condizione fisica e la qualità dei risultati pregressi, quando invece salvaguardare il benessere mentale è altrettanto importante. E questo, in realtà, vale in tutti gli aspetti della vita e per ogni persona, in quanto la sfera psichica è parte integrante della natura umana stessa. È di nuovo Phepls a ricordarcelo, nell’intervista già citata in precedenza:“Siamo esseri umani. Nessuno è perfetto. È OK non sentirsi OK. È OK affrontare alti e bassi e ottovolanti emotivi. Credo che la cosa più importante da sapere è che tutti noi abbiamo bisogno di aiuto in certi momenti.”

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