Università

Questione di sfiducia

di Simone Lo Giudice

 

Dal microcosmo ferito al macrocosmo spirante. Il cuore degli atenei italiani risponde presente all’encefalogramma esistenziale, mentre l’esecutivo nazionale rischia il naufragio.
Il fondamento di una civiltà critica è la cultura, tanto teorica quanto pratica. Coltivare i giovani oggi è il fondamento inderogabile per avere cittadini coscienziosi domani.
Siamo incappati in un circolo vizioso a metà: parte dall’alto, arriva al basso e ci resta.
Il tempo di crisi economica porta con sé due strategie di metodo.
La prima: dare una sforbiciata al benessere delle cariche amministrative. Eppure ciò si rivelerebbe presto sconveniente per un esecutivo amico.
La seconda: assottigliare per quantità e qualità la compagine delle cariche accademiche. Una scelta impopolare, ma attuabile proprio perchè la vittima sacrificale è la massa, direttamente docentesca e indirettamente studentesca.
La cassa governativa rilascia lo scontrino della “spesa tagliata”: ricerca flagellata, corsi cancellati, finanziamenti ridotti per iniziative ricreative e culturali (e lo stesso “Inchiostro” si annovera tra queste).
Il tutto a discapito dei giovani laureandi e dottorandi di oggi, dirigenti di domani.
Il malessere traboccante si è coagulato nel corteo di turno per destare le coscienze locali: il 17 novembre scorso ha unito sentimentalmente gli atenei italiani da Milano a Roma, da Torino alla stessa Pavia. La necessità di fare un outing collettivo per non rischiare di finire nel pozzo nero, dove rischia di scivolare il nostro sapere.
Si persegue (inconsapevolmente?) un programma contro-culturale tanto a livello universitario quanto sul piano nazionale.
Crolla la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei: solo una decina di archeologi, meno di cinque restauratori, meno di 400 tra impiegati e custodi quando ne servirebbero più di 800. Numeri improvvisamente snelli, irrimediabilmente deleteri: una bella sforbiciata anche qui, dopo aver frenato l’emorragia di assunzioni ministeriali.
Il 14 dicembre prossimo sarà la giornata della fiducia a livello parlamentare. Come se una “questione di sfiducia” non fosse già stata sentenziata. Come se gli esantemi locali non avessero già diagnosticato il morbillo nazionale.
E adesso una pillola di autorefenzialità (magari ve ne sarete già accorti): l’imbarcazione “Inchiostro” cambia timoniere, destinazione triumvirato. Una scelta fisiologica, dettata dalla volontà di chiudere un ciclo per aprirne uno nuovo. A Mauro va il ringraziamento di tutti noi per averci traghettato fin qua, tenendo sempre d‘occhio la bussola e regalandoci la possibilità di avere un futuro.
Conoscerete presto i miei due compagni di viaggio: Matteo e Valentina.
C’è una rotta da seguire tutti insieme. C’è una “questione di fiducia” da onorare.

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