Sport

“LIBERI” di sognare. Dialogando con Filippo Conticello

di Simone Lo Giudice

 

Primavera 2009. Bagliori di risveglio dal tepore invernale. Zona Pietralata alla periferia di Roma: la natura si è appena destata, la vita prova ad emularla. C’è Filippo a bordo campo, con lo sguardo incollato a quelle pettorine gialle. Va in scena l’allenamento settimanale della Liberi Nantes, una squadra laziale di Terza Categoria, che mescola l’ordinario (calcio professionistico) con l’inatteso (progetto umanitario per rifugiati politici). “Si allenano in una zona periferica di Roma. Su quel campo corrono le più diverse persone: vuoi per etnia, vuoi per stile di vita. E’ gente che fatica a procurarsi il cibo, che lotta per nutrirsi giornalmente. Ma poi, una volta sul verde, si dimenticano di tutto quanto, dei loro problemi, delle loro sofferenze. Staccano subito la spina e si proiettano sul calcio. E lì si dimostrano tutti amici. Un iracheno che prende per mano un iraniano. Lì sì che sono felici!”.
Vite che si alleano per arricchirsi reciprocamente. Una squadra che rievoca schegge di “Eneide”: proprio come quei naufraghi troiani in fuga dalle loro città in fiamme, forti di una salvezza ottenuta grazie al mare (dal verso virgiliano: “Rari nantes in gurgite vasto”). Ecco a voi il progetto “Liberi Nantes”: la trama di una tela (a base di undici vite) tessuta tanto sul campo (dall’allenatore Giulio Gualerzi) quanto sulla scrivania (dal presidente Gianluca Di Girolami). “E pensare che sono entrambi due tifosissimi laziali. Nonostante appartengano ad una tifoseria così poco esterofila (per non dire razzista), questi ragazzi hanno messo in piedi un progetto umanitario invidiabile. Per la serie: la spietata legge del contrappasso! Solamente in Italia esiste una squadra così. E’ stato molto bello anche il gesto dei cugini romanisti: hanno fornito un gran numero di palloni da gioco. Le due squadre romane hanno subito prestato aiuto nei confronti di coloro che soffrono giornalmente, afflitti da una vita fatta di stenti”.
Dall’afgano Samir al quartetto africano Pierre-Samuel-Thomas-Patrick: nomi di fantasia per celare l’esistenza di uomini sospesi tra una patria-maligna ed una destinazione-matrigna, come se per le loro orme non debba esistere un campo da solcare. Ma poi ecco la magia: quel verde remoto, collocato al di fuori dello spazio-tempo, quel momento magico. “La Liberi Nantes è tecnicamente squinternata, ma quello che conta è che sia una squadra. L’agonismo la fa da padrone solo in un secondo tempo. La vittoria più bella è quella maglia blu col logo delle Nazioni Unite: grazie a quel colore unificante si sentono tutti quanti membri della stessa truppa. Regna l’anarchia tattica: pensa un po’ che Samuel faceva il portiere in Guinea a livello professionistico, mentre qui gioca in attacco. Del resto quello che conta è ben altro. Molti ragazzi della Liberi sono ricercati nei loro Paesi d’origine, pertanto puntano al permesso per scopi umanitari in modo da rimanere qui a tempo determinato. Alcuni di loro sono riusciti a trovare lavoro. Uno di loro è in attesa di una conferma presso la multinazionale IKEA. Non affrontano una vita semplice: spesso non conoscono la lingua, quasi sempre non hanno nulla tra le mani o solo un pallone!”.
La giornata pallonara che scivola via tra le dita di Filippo e gli scarpini della Liberi Nantes pronti ad essere rispediti nell’armadietto. Ma c’è spazio anche per le parole dell’allenatore Giulio Gualerzi alle prese con il rimprovero di turno. “Mi ha colpito tantissimo la strigliata dell’allenatore a fine allenamento. In quel momento la Liberi Nantes mi è sembrata una squadra vera. Tutti in rigoroso silenzio, disposti in cerchio, testa bassa e orecchie a lavoro. Il potere dello sport, la magia del calcio: una delle poche possibilità d’inserimento per coloro che sono stati alienati dalla società!”.
Lampi di vita, istanti di sport, momenti in cui crescere insieme per costruire una vita migliore. Un pallone a spasso per il campo: c’è una vita beffarda da sconfiggere. Ma sul verde diventa tutto più facile. Lì sì che tutti quanti sono “LIBERI di sognare”!

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