Attualità

La nazione e le 100 trappole. Del fisco

 

di Giovanni Cervi Ciboldi

 

Il tempo è oro. Chi avrebbe mai immaginato che tre secondi potessero valere uno stipendio medio annuale? Io non perderei un solo attimo. C’è però chi non è della stessa opinione (lo Stato): ogni tre secondi il debito pubblico sale di circa sedicimila euro. Anche in questo momento. E ogni tre secondi il totale si avvicina sempre di più ai duemila miliardi.
Da quindici anni la situazione peggiora e la risposta della politica è sempre quella di alzare le tasse e crearne di nuove. Ovviamente, non ha mai funzionato. Quintali di demagogia coprono quotidianamente una normativa fiscale che sale di centinaia di pagine all’anno.
Ed è proprio il fisco l’argomento scelto per l’ultimo dossier emesso da Confesercenti, “Balzelli d’Italia”. Un rapporto che raccoglie le 100 tasse più assurde che prima o poi pioveranno addosso a noi contribuenti.
Oltre alla quantità, è la natura stessa delle imposte ad essere curiosa. Qualora non lo sapeste, Confesercenti ci informa che paghiamo imposte sui gradini, sull’ombra, sui ballatoi, sulla raccolta dei funghi, sulle suppliche, sui tubi, sui tumuli, sui lumini, sui lampioni, sui tralicci, e pure sull’esposizione della bandiera (scontatele almeno a chi è orgoglioso di esporla!).
Le paghiamo sulle paludi, anche se bonificate da cent’anni, e pure sulle fogne, anche quelle che non ci sono. Si sa mai che le facciano.
Quelle per iscriversi a un pubblico concorso sono invece talmente alte che un disoccupato potrebbe non riuscire a parteciparvi. Potrebbe infatti aver già pagato quelle classificate come “medievali” ed “esoteriche”.
Se avete in programma di sposarvi, ricordate che dovete pagare anche lo Stato, e non chiedetegli un regalo (credevate che il Comune vi offrisse il servizio?!). Se invece preferite morire, attenzione: pagate la tassa per farvi cremare.
Se siete soliti affidarvi a Dio, sappiate che anche lo Stato è capace di miracoli: esistono tasse su cui si impongono altre tasse (Iva). Doppia imposizione, quindi incostituzionale.
Eppure, pagarle dobbiamo pagarle: lo Stato ci concede 30 giorni. Per pagare noi però si concede anni. Qualche lamentela? Facciamo ricorso. Solo che i ricorsi sulle tasse sono a loro volta tassati, quindi attenti: spesso il costo del ricorso è superiore al contestato. Manca qualcosa? Non c’è lavoro, dicono. Se lo Stato uccide chi potrebbe darlo, è anche ovvio che non ci sia. In Italia chi ha una partita Iva paga in media quasi 5000 euro. Negli altri stati meno di 1000. La pressione fiscale sull’utile lordo d’impresa è del 68,5%. Chi mai può essere assunto? Produrre altrove costa ovviamente meno. In Svizzera lo stesso dato è sotto il 30% (dati World Bank), anche se i media cercano di far passare l’idea che trasferire un’impresa in un altro paese sia una violazione della legge (balle).
Come uscire da questo circolo vizioso? Crediamo davvero che l’inviluppo degli ultimi 15 anni sia dovuto ai soli evasori? Certo è che complicano la situazione, ma appare troppo comodo e semplicistico addossare solo a loro le colpe di questa imposizione criminale, svincolandosi da ogni altra responsabilità.
Inutile anche credere alla favola che in questo paese abbassare le tasse significhi diminuire o peggiorare i servizi, perché quando i servizi ci sono, sono comunque i peggiori d’Europa (dati UE). Non cascateci. Banalmente, questa mala politica non accetterà mai di vedersi ridotti i fondi.
Se farsi rapinare fosse solo una questione di principio, allora molti potrebbero farsene una ragione. È che i problemi del fisco si ripercuotono anche nella pratica. Perché, in un mondo globalizzato e globalizzante, l’Italia non è competitiva. E questa vessazione, ripercuotendosi sulla forza lavoro, rende impossibile lo sviluppo, creando solo tensione sociale. Inutile ribadire che siamo la vergogna d’Europa: è solo riducendo tasse e spese che si esce da questo continuo tracollo.
E chissà quando mai sarà il caso di fare delle riforme serie. Per ora ci potremmo accontentare di eliminare forme impositive assurde, ridando al cittadino un pò di dignità e allo Stato un po’ di decenza.
Poi il sistema impositivo andrà rifatto tutto: da capo a piedi. Inutile aspettarselo da questa classe politica, che prima o poi andrà fatta governare.
Cosa possiamo fare noi? Per cominciare, è necessario informarsi e capire, slegati da ideologie politiche. Fatevi quindi amare risate su questo piccolo rapporto. Poi incazzatevi. Incazzatevi parecchio.

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