Letteratura

Hotel california: dalla canzone al romanzo

Lunedì 13 novembre, Radio Aut ha avuto l’onore di ospitare una promettente scrittrice, per la presentazione del suo primo libro cartaceo, che prende il nome dal titolo di una delle canzoni considerate degli evergreen, prodotte nel periodo d’oro della musica internazionale.
Dalila Porta, classe 1989, nata a Napoli, ma ora residente a Manchester per motivi professionali, raggiunge il circolo Arci pavese molto emozionata, ma i sorrisi del pubblico hanno contribuito a riscaldare l’atmosfera e a darle il benvenuto in una città nuova per lei.

Dopo una breve presentazione autobiografica, l’autrice illustra le parti salienti della sua terza produzione editoriale, così originale da aver definito un nuovo genere romanzesco, di cui ci avrebbe parlato in seguito.

Il primo concetto chiarito riguarda la scelta del titolo: Hotel California. Storia di una Paranoia.
Dalila è un’appassionata di musica, anche di quella appartenente al fervido ventennio musicale tra gli anni Settanta e Ottanta. Scopriamo poi che il capolavoro degli Eagles è la sua medicina quotidiana: un ascolto dell’intera canzone, un sorriso più motivato.

L’hotel presente nel brano è visto come un’oasi di pace e di silenzio, in cui chi si ferma almeno una notte ha grande rammarico nel dover già ripartire il giorno successivo.

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Tra le righe è possibile individuare temi molto in voga negli anni Settanta: desiderio di fuga dalla routine, il sogno americano, la trasgressione delle regole, la musica come compagnia di ogni momento, lieto o problematico. Annie, la protagonista, si ritrova chiusa nell’Hotel California, ma non avverte la necessità di uscirne: è come in un sogno, poiché tra quelle mura tutto sembra perfetto. Come braccia forti e protettrici, le mura stesse la stringono e la isolano dai numerosi punti interrogativi che invadono la quotidiana realtà.
Come tutti gli individui, anche i personaggi del romanzo sono caratterizzati da un velo di paranoia, elemento disturbatore della serenità, spesso per fini insensati. La domanda che fluisce lungo le varie vicissitudini riguarda cosa significhi stare bene, con se stessi e con gli altri. La paranoia dev’essere ridotta ai minimi termini, se proprio non si riesce a cacciare via.
Dalila sceglie come tecnica di scrittura lo stream of consciousness: dopo una scaletta promissoria di idee, lascia che sia il cuore a parlare, rievocandole situazioni personali concrete o ambite che diventano poi la voce dei suoi personaggi. Inoltre, come è possibile notare leggendo il romanzo, lei decide di accentuare la descrizione sulla personalità piuttosto che sull’ambientazione: il lettore deve appassionarsi al carattere, emozionarsi per ciò che può ricordargli, fornirgli suggerimenti per suoi eventuali dubbi. In altre parole, il lettore deve perdersi nel racconto e non rendersi conto del tempo che trascorre.
La scrittrice in erba genera così un nuovo filone di lettura: il “romanzo-musica”, vale a dire attribuire ai titoli delle canzoni una fisionomia umana, con un proprio corpo e carattere, ovviamente ispirati alle sensazioni suscitate dal testo delle canzoni stesse. Essendo uno stile letterario mai proposto prima d’ora, Dalila è titubante sulla sua riuscita, ma i commenti positivi di chi ha già avuto il piacere di conoscere per intero il romanzo piovono sulla sua pagina.
Conclusa la prima parte dedicata alla presentazione del romanzo, Dalila rimane disponibile per rispondere alle eventuali curiosità del pubblico. Alcuni dei presenti sono studenti universitari e condividono la sua stessa principale passione, ovvero quella della scrittura, e le domande vertono su come ci si lancia in questa professione.
Innanzitutto, è consigliabile mettere su carta o su Web ciò che la nostra indole ci suggerisce e non imporsi un argomento che interessa al potenziale pubblico: potrebbe, infatti, accadere di non raggiungere il soddisfacimento né personale né degli altri. Inoltre è molto probabile che raccontare ciò che ci coinvolge in prima persona riesca ad attirare l’attenzione altrui, anche se il tema apparentemente non rientrasse tra i loro prediletti; secondo invito della giovane scrittrice è di cimentarsi in molteplici generi di lettura: spesso perdiamo preziose occasioni di conoscerci più a fondo perché non investiamo abbastanza tempo a esplorare nuovi contesti nella quotidianità che potrebbero arricchire la nostra personalità.
Quando la curiosità si sposta sui progetti futuri, Dalila non mostra alcun dubbio: scrivere romanzi fino a quando la sua mente creativa le propone idee. Il suo progetto editoriale prevede la pubblicazione di un libro all’anno, in parallelo al ruolo aziendale che la ragazza  svolge, nella sua città attuale, Manchester.
I riscontri nel campo editoriale, specialmente per un giovane scrittore che si affaccia in quel settore, non sono immediati, anzi è necessaria una buona dose di caparbietà: prima di tutto occorre convincere se stessi delle proprie capacità, poi convincere le case editrici e, infine, ma non da ultimo, i lettori. Presentare il proprio libro, di città in città, è un primo e fondamentale approccio per entrare in contatto con le persone e farsi apprezzare per la propria abilità nell’esprimersi.
Dalle sue parole trapela tutto l’entusiasmo, misto a titubanza, dell’avventura che Dalila si sta trovando a vivere. Scrivere emoziona e regala emozioni. Se non fosse così, non è quella la professione in cui investire i propri sogni.

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