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Il sogno americano di Fernanda Pivano

Negli scorsi giorni ricorreva il centesimo anniversario della nascita della figura chiave della controcultura italiana del Novecento: Fernanda Pivano, traduttrice, scrittrice, giornalista e critica musicale che ha diffuso la letteratura americana in Italia.

Nasce a Genova il 18 luglio 1917 in una famiglia vittoriana e frequenta il liceo classico Massimo D’Azeglio a Torino, dove è compagna di classe di Primo Levi e ha come supplente di italiano Cesare Pavese. L’incontro con questa figura è fondamentale per la Pivano, la quale comincia ad appassionarsi alla letteratura statunitense attraverso le letture che Pavese le consiglia.

Nel 1943, sempre con l’aiuto dello scrittore piemontese, pubblica per Einaudi la prima traduzione italiana dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, che viene edita con il titolo abbreviato di Antologia di S. River al fine di rendere l’opera meno appetibile per la censura fascista, dando l’impressione di essere una raccolta di massime di un improbabile Santo River.

La Pivano si muove contro la cultura ufficiale del regime fascista e traduce clandestinamente Addio alle armi di Ernest Hemingway, non pubblicabile in Italia fino al 1949. Per quest’opera di traduzione sarà arrestata dalle SS.

Al 1948 risale il suo primo incontro con Hemingway, con il quale instaurerà un forte legame di amicizia e nel 1956 la Pivano compie il suo primo viaggio negli States, immergendosi finalmente di persona in quel mondo d’oltreoceano di cui tanto aveva letto.

Fernanda Pivano ha portato in Italia tutto un universo di sogni e di ideali giovani, liberi e vitali sconosciuti alla letteratura italiana dell’epoca. Ha tradotto e diffuso in Italia i maggiori scrittori della controcultura americana, come Fitzgerald, Hemingway, Faulkner, ha conosciuto personalmente e fatto conoscere i valori della Beat Generation e le opere di Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Corso.

Ha poi lei stessa incentivato la nascita di un movimento Beat italiano che si ribellasse agli schemi precostituiti di una società consumistica e che fosse una reazione alla produzione letteraria molto retorica del fascismo. Sperava che la letteratura americana, più pragmatica nello stile e nei contenuti e più aderente alla vita quotidiana, potesse in qualche modo riportare la cultura e i giovani italiani alla realtà, rifacendosi agli ideali di libertà pronunciati in primo luogo da Roosevelt nel 1941.

Instaurato un profondo rapporto umano con gli autori, Fernanda Pivano operò sui testi in maniera magistrale, cogliendo lo spirito individuale di ogni libro e lavorando insieme all’autore stesso, riga per riga, alla traduzione di quelle opere che hanno inaugurato uno stile di scrittura più libero e che hanno portato una serie di spinte innovative sociali e culturali, come la rivendicazione dei diritti individuali e la liberazione del linguaggio e dei costumi sessuali.

Importante anche il contributo musicale della Pivano, che è riuscita a cogliere e a tessere un profondo legame tra letteratura e musica. Molto legata a De André, a lei si deve anche il primo articolo importante in Italia su Bob Dylan. Con grande interesse ha seguito le canzoni della controcultura e ha sostenuto e influenzato, mediando il patrimonio americano, tutti i giovani cantautori italiani, compresi Vasco e Ligabue.

Sempre volta verso il futuro e verso le istanze di coloro che hanno voluto cambiare la società, la Pivano ha creduto fortemente nella forza dei giovani e dei loro sogni, nella possibilità di una comunicazione su tutti i livelli. Forte di un profondo amore per le cose belle e di una continua ricerca della meraviglia, morta a Milano il 18 agosto 2009, Fernanda Pivano è rimasta giovane fino all’ultimo giorno della sua vita.

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