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War for the Planet of the Apes – degna conclusione di un’ottima trilogia

Quando nel 1968 Franklin Schnaffer portò sul grande schermo il romanzo di Pierre Boulle, fece epoca (il nostro articolo). La storia fantascientifica si prestava facilmente a letture e considerazioni moraleggianti sulla violenza del genere umano e sul progresso. Rivoluzionario fu poi il finale, una delle sequenze conclusive più celebri di tutti i tempi, un grande, intenso momento cinematografico. Dopo quattro sequel e il brutto remake di Tim Burton, nacque nel 2009 il progetto di una trilogia prequel che riuscisse a rinnovare la serie traendo anche beneficio dai visual effects generati a computer. L’utilizzo del motion capture per dare vita alle scimmie sembra naturale e ,quando si parla di mocap, chi meglio di Andy Serkis (che ha interpretato Gollum nella trilogia de Il signore degli anelli e King Kong nell’omonimo film del 2005) per il ruolo di protagonista?

Vede così la luce, nel 2011, L’alba del Pianeta delle Scimmie, ben accolto da pubblico e critica, seguito da un sorprendente Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie (2014). Al terzo, attesissimo, capitolo spetta il compito di portare a compimento la storia di Cesaree lo fa con grande stile.

war forVisivamente la pellicola è impressionante. Gli effetti speciali si fondono in maniera perfetta con la realtà e non sono mai barocchi. L‘eccezionale computer grafica è il mezzo attraverso cui portare sullo schermo la vicenda, un veicolo e mai un fine.

La sceneggiatura mette molta carne al fuoco, ma riesce a risultare convincente nel seguire il protagonista, Cesare, nel suo revenge movie personale, e a disegnare tutti gli altri personaggi in sua funzione. Ridotta all’osso, la trama appare piuttosto classica: ad un buon padre di famiglia vengono strappati dei cari, lui parte alla ricerca della vendetta personale, seguito da pochi fidati compagni. Ma su questo semplice scheletro attecchiscono diversi rimandi letterari e cinematografici. È fin troppo semplice vedere le citazioni da Apocalypse Now (che ormai sono ovunque e cominciano a diventare un cliché) e Platoon, nelle sequenze di guerra, mentre alcune inquadrature a campo lungo della piccola brigata a cavallo si ispirano e omaggiano il western classico (I Magnifici Sette, Sentieri selvaggi). Evidenti sono poi i riferimenti alla realtà del campo di concentramento nazista, militarizzato, con un evidente culto dell’immagine (ΑΩ) e con i suoi Kapò, scimmie convertite in aguzzini in cambio di un trattamento di favore.

Una rilettura interessante è quella che vede la sovrapposizione di Cesare alla figura di Mosè. Re del suo popolo, attraverso la schiavitù, mentre una piaga sta uccidendo gli schiavisti – e il primogenito del loro capo – e dopo che le acque del Mar Rosso – o, in questo caso, le nevi – hanno travolto coloro che lo inseguivano, conduce infine le sue genti alla terra promessa. The War – Il Pianeta delle Scimmie riesce a scomodare con tatto il racconto biblico senza risultare grossolano e fuori luogo.war-for-the-planet-of-the-apes-ceasar-and-woody

I tre capitoli sono man mano più maturi, più ricchi e più profondi, quasi il regista Matt Reeves li abbia fatti crescere di pari passo con Cesare e la sua psicologia. Qui troviamo un protagonista invecchiato, tormentato dal fantasma del suo vecchio compagno, Koba, e diviso tra il desiderio di vendetta e l’istinto di protezione per la sua gente. Andy Serkis ci regala un Cesare ricco, intenso e coinvolgente (in un momento di rabbia è sorprendente riconoscere l’esatta espressione di Gollum quando, appena fuori dalla caverna di Shelob, ne Il Ritorno del Re, Frodo lo informa della sua intenzione di distruggere l’Anello). Woody Harrelson nei panni del Colonnello, impeccabile. Un personaggio che evolve nel corso del film, arricchendosi di elementi col procedere della vicenda, passando dal tipo del soldato spietato ad un più complesso carattere: un comandante determinato, freddo e lucido, il cui unico obiettivo è la salvezza del genere umano, un degno antagonista di Cesare.

ATS0650_v0109.1053_MKT.JPGLa colonna sonora firmata da Michael Giacchino è forse eccessiva in alcuni passaggi, ma ben fatta, coerente e puntuale con la trama. E lo stesso Matt Reeves ha caricato di pathos e dramma diverse sequenze, soprattutto nel finale.

In questo film, rispetto a Dawn of the Planet of the Apes, trovano un piacevole spazio momenti più leggeri, principalmente con la figura di Scimmia Cattiva, una sorta di spalla comica alla Disney (sulla falsa riga di Timon e Pumba, del granchio Sebastian o della scimmietta Abu) che non risulta mai inopportuna, ma anzi arricchisce l’insieme.

War for the Planet of the Apes sorprende anche chi si è avvicinato con grandi aspettative, piazzandosi di diritto tra i migliori blockbuster del 2017 e conclude una trilogia che si rivedrà volentieri col passare degli anni.

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