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ENEL, Renzi e gli intrighi: la banda si allarga

Sono le otto di sera, ti metti al PC dopo una giornata faticosa, vuoi guardarti un film in streaming e… va tutto incredibilmente lento.

I vecchi cavi in rame, tra i migliori al mondo tra l’altro, non reggono più il confronto con la crescente richiesta di banda e quindi le linee rimangono intasate rallentando il tutto. Fortunatamente la soluzione esiste, ma se di per sé è costosa, alla più grande compagnia italiana di telecomunicazioni, la Telecom, non conviene a causa del corposo investimento sul rame. Dunque il panorama della banda larga e ultralarga è rimasto pressoché fermo per buona parte degli anni duemila. Si investiva solo dove conveniva realmente, così Vodafone e Telecom hanno portato la fibra a 300 Mbps a Milano. Ma in questi loro piani rimangono scoperte moltissime zone a fallimento di mercato.

A questo punto, in una fase di stallo sconfortante, interviene forse tardivamente il governo. Da un Premier che fa largo uso dei social non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Fortunatamente aggiungerei. Renzi allora contatta Starace, amministratore delegato di ENEL, mettendo in campo una doppia mossa, altri ne vedono molte altre e più di convenienza e favoritismo. In primis riesce a sbloccare la concorrenza che ha fatto ben poco anche di fronte all’interesse statale; in secondo luogo ha riportato nelle mani dello Stato una competenza che non lo era più. Infatti con la privatizzazione di Telecom e la successiva vendita alla Telefonica spagnola, le infrastrutture non sono più sostanzialmente italiane, invece ENEL è una partecipata statale e quindi riporta in mani pubbliche le future infrastrutture.

Qual è l’idea di fondo nel contattare una società elettrica? Non sembrerebbe sensato, se non consideriamo che le utenze della rete elettrica sono circa 32 milioni, contro le 21 di quella telefonica. Questo ha un triplo vantaggio per ENEL: può appoggiarsi alla sua stessa rete e così facendo, abbatte i costi di un 30/40% rispetto alla concorrenza, estendendosi inoltre più capillarmente.

Nel dicembre 2015, viene fondata Enel Open Fiber che si occuperà del cablaggio e vengono stanziati circa 12 miliardi, fra fondi europei, nazionali ed investimenti, per arrivare a coprire entro il 2020 l’intera penisola con il 100% di banda larga e il 50% con ultralarga.

Sembra magnifico, ma la CISL smorza l’entusiasmo dichiarando un licenziamento di 15 mila lavoratori Telecom. Qui però c’è da chiedersi se la colpa sia davvero di ENEL che cerca di portare un servizio, dello Stato che si fa un po’ troppo gli affari del libero mercato, o di Telecom stessa che non ha colto l’occasione che ha sempre avuto grazie alla sua posizione di monopolio. Consideriamo poi lo sforzo enorme che nell’ultimo biennio l’ha portata a distribuire rete mobile LTE (4G) e possiamo dire che c’è stato un certo disinteresse.

Tornando a noi. Le prime città dovrebbero essere coperte entro questo mese, maggio 2016, e infatti a Perugia parte già la sfida, dove ENEL dimostra una certa superiorità portando una velocità di 931 megabit/s effettivi. Una cifra folle e sostanzialmente inutile ma dimostrazione dell’impegno e della supremazia rispetto alla concorrenza. Ma TIM non è rimasta a guardare e nella stessa città venerdì ha proposto la sua nuova tariffa fiber-to-the-home sempre a 1000 megabit/s.

«Con oltre 4,5 miliardi di euro di investimenti nel triennio 2016-2018 per la banda ultralarga, il nostro impegno per la digitalizzazione del Paese è concreto. L’obiettivo è quello di arrivare, entro fine 2018, all’84% delle abitazioni raggiunte dalla fibra – il 20% anche in tecnologia FTTH – e al 98% di copertura ultra broadband mobile», ci fa sapere Carlo Filangieri di TIM.

La sfida è aperta e salvo “imprevisti” la cosa non può che giovare a tutti, dal privato all’azienda; è l’inizio della vera digitalizzazione del Paese che è partita sulla carta sul finire degli anni ’90, all’avanguardia rispetto a molti altri Paesi, che purtroppo però si è trovata di fronte una situazione che ha frenato il progresso e solo in ritardo, negli ultimi tempi, si vedono cambiamenti forti e sostanziali che vanno a semplificare molti aspetti della vita pubblica. Dal sito della sanità alle imposte precompilate. Anche se i mezzi possono essere discussi, il fine è quello giusto, quindi avanti tutta.

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