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Recensione – Powder

Quante volte si finisce a fare zapping in modo totalmente disinteressato e senza motivo particolare? I canali scorrono, concediamo tre secondi a un programma televisivo qualsiasi, poi cambiamo canale, altri tre secondi e cambiamo canale un’altra volta. È noia. Siamo lì seduti in modo totalmente scomposto sul divano che sbuffiamo, quasi decisi a spegnere quel dannato televisore e andarcene a dormire una volta per tutte, quando – finalmente – qualcosa attira la nostra attenzione. L’ultima volta che mi è successo sono rimasta incollata alla tv fino alle tre di notte. Cosa trasmettevano? Trasmettevano un film del 1995 del quale non avevo mai sentito parlare: Powder.

Pellicola del regista americano Victor Salva, il film racconta la storia di un ragazzo di nome Jeremy Reed (Sean Patrick Flanery), soprannominato “Powder” (cipria), orfano di madre e abbandonato dal padre, che viene cresciuto dai nonni lontano dagli occhi del mondo intero e tenuto nascosto come il peggiore dei segreti, come la più grande delle vergogne. La maledizione di Jeremy? Essere albino, completamente glabro, dotato di un’intelligenza sovrumana e di facoltà fuori dal normale.
Dopo la morte dei nonni, Jeremy viene preso in custodia dalla psicologa Jessie Caldwell, la quale lavora in un centro per ragazzi disadattati. Lqa donna cerca disperatamente di inserirlo in una scuola, provando a metterlo in contatto per la prima volta con il mondo esterno, con i suoi coetanei e con il resto di quella realtà che gli è stata nascosta per tutta la vita. Purtroppo, tra incomprensioni, contrasti, paure ed incertezze, Powder capirà di non essere pronto per quel mondo e che quello stesso mondo non l’avrebbe mai accolto, accettato e tanto meno voluto.

A cavallo tra fiaba e realtà, tra paura e tenerezza, la pellicola di Salva finisce per ricordare una perla sporca, opaca. Sì, una perla, che però non riesce a brillare in tutta la sua bellezza. L’idea è ottima, originale: il personaggio principale dotato di una bellezza e di una magia che non possono non ricordare quelle di John Coffey, il gigante buono del capolavoro Il Miglio Verde (creato dal genio di Stephen King e interpretato magistralmente da Michael Clarke Duncan nella pellicola omonima di Frank Darabont). Powder ha tutto ciò che serve per diventare una meraviglia della cinematografia – compreso il cast, che vede tra gli altri Jeff Goldblum (La Mosca) e Lance Henriksen (Incontri ravvicinati del terzo tipo). Eppure si perde lentamente in se stesso, quasi come se Victor Salva avesse avuto paura di creare un capolavoro e avesse deciso di trattenersi, di sbagliare quella virgola che impedisce definitivamente a Powder di brillare come avrebbe potuto. Con la sua poesia, Powder emoziona e fa riflettere, ancora una volta, su quanto spesso la paura, specie quella che si ha nei confronti di ciò che non si conosce o non si capisce, rovini per sempre anche le cose più rare e preziose che la vita possa regalare. Un quasi capolavoro da non perdere.

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