Cultura

Volontariato e mongolfiere

 

di Francesco Napoletano

 

Il Centro interculturale La Mongolfiera nasce da un progetto della Coop. Soc. Progetto Con-Tatto in collaborazione con il Comune di Pavia e con il sostegno della Fondazione banca del Monte di Lombardia.” Questa è la presentazione del centro che si può leggere su internet se si scrive su google “Mongolfiera Pavia”. Successivamente sono mostrate le iniziative offerte: una biblioteca multiculturale, una ludoteca e  servizi vari che si occupano tutti di creare una cooperazione collaborativa e di scambio culturale fra i vari utenti. (http://www.lagendadellemamme.it/ita/rubrica/scheda.aspx?i=1677)

I vari utenti con cui ho avuto a che fare oggi per la prima volta sono tutti ragazzi dagli 11 ai 18 anni, stranieri, che decidono di venire in questo spazio per fare i compiti a casa con l’ausilio di qualcuno che possa spiegare loro ciò che non hanno capito a scuola.

Mi rendo conto dopo poco che le principali difficoltà non sono legate al sapere, bensì all’italiano: questi ragazzi mi sembrano molto più svegli e intelligenti di me alla loro età, ma ciò che mi stupisce è il rispetto nei confronti miei e dell’altra ragazza volontaria. Sarà forse perché a scuola i professori hanno quell’aria da saccenti e demiurghi, sarà perché io godevo nel farli impazzire, ma mi sento subito tollerato e addirittura stimato all’interno del nuovo gruppo, come se i ragazzi capissero a fondo che sono lì per aiutarli a superare le loro difficoltà e non a farli sentire inferiori a me.  Mi accettano così come sono, forse perché loro non vengono trattati così dai loro compagni di classe. Ma questo non lo so, e non mi azzardo a chiederlo. Aiuto una ragazzina indiana a completare un esercizio di spagnolo. Dopo averle dato il la, passo ad un cosiddetto “caso difficile”: un tredicenne marocchino che “è già stato bocciato”, come dicono gli altri, e basta una frase che dico bonariamente – e va beh, può capitare – che me lo accattivo; e così riusciamo ad affrontare la temutissima grammatica italiana: si distrae facilmente, troppo facilmente e vedo che guarda una ragazza più grande di lui, effettivamente carina. La battuta stavolta è: “ti piace, vero?” E lui: “no, no, facciamo compiti”. E impara pure la grammatica!  Lo scoglio vero è però l’inglese: se si tratta di fargli tradurre le singole parole, possiamo anche stare un’ora a scervellarci,non c’è niente da fare, non sa nemmeno usare il dizionario (gli spiego come si fa e dopo un po’ sembra aver capito come funziona l’alfabeto). Rimango sbalordito, però, quando mi dice una frase, tentandola per la disperazione, che, a parte l’accento arabo, è perfetta. E allora inizio a domandarmi se esiste un’intelligenza dovuta alla fatica e all’istinto di vittoria – o di rivincita – insito in ognuno di noi.

Ripenso a quante volte ho fatto il “bastian contrario”,alle battaglie dialettiche tra me e i professori e all’apparente vittoria finale che mi faceva sentire il migliore. Mi auto-commisero. Se avessi lottato con me stesso e non con chi mi stava davanti, ora sarei molto più sveglio e intelligente. Ma in fondo, non si smette mai di imparare. Nemmeno da chi è più piccolo di te.

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