Attualità

Vogliamo il pane, ma anche le rose

 

di Chiara Valli
Quest’anno cade di giovedì, il meteo per questo giorno prevede nubi in aumento al Nord con qualche sporadico fenomeno. Poco nuvoloso al Centro, maltempo al Sud con rovesci sparsi anche temporaleschi (per sicurezza l’ombrello, portatevelo).
Si dia il caso che sia l’otto marzo, e che sia, sì, la Giornata Internazionale della Donna. E che quindi no, non sia ricomparsa semplicemente l’annuale affezione spasmodica per la mimosa.
Giornata dedicata alle donne, dunque, come una sorta di inchino fatto dal mondo tenendo in mano un mazzolino di fiori gialli a palline?, non proprio. Non proprio perchè questo otto marzo non è stato regalato, questo giorno le donne se lo sono preso, l’hanno staccato dal calendario. Ed in realtà in se stesso, e per quello che ora va significando è svalutato, il suo valore è diversamente proporzionabile al costo della mimosa, il primo scende per far salire il secondo.
L’otto marzo non è altro che un solo giorno su 365, se lo si vede unicamente come festadelladonna, in realtà è solo la punta dell’iceberg, di un’iceberg scivoloso, e fatto di lotte, manifestazioni, e violenze e discriminazioni subite.
Non so cosa significasse essere donna all’epoca, cosa potesse voler dire essere considerata alla stegua di un oggetto da accasare, di un fantoccio inanimato non autorizzato ad avere pensieri od opinioni personali.
Ma cosa vuol dire essere una donna, qui, ed ora? Parlo di questo spazio-tempo, di quello che vediamo tutti i giorni. Essere donne è più difficile dell’essere uomini, è più difficile già anatomicamente parlando, ma adesso ed in questo posto non noto una netta distinzione tra uomo e donna, siamo una generazione unisex, nei maglioni e negli atteggiamenti, nessuno presta più attenzione
al lato delle asole e a quello dei bottoni, va bene tutto.
C’è questa patina di libertà e di indipendenza, di libertà di scelta perlomeno. Si è libere di decidere di studiare e frequentare l’università o di cercare un lavoro bene o male in ogni campo, possiamo decidere di sposarci o di vivere da sole, siamo libere di viaggiare, libere di decidere se avere dei figli o no, di avere una vita sessuale, di indossare gonne che scoprono le gambe, libere di fumare per strada senza destare scalpore,di ‘aggiustarci’ dove lo riteniamo opportuno, di tornare sui nostri passi, libere di divorziare, siamo addirittura arrivate al punto di essere libere di svenderci. L’abbiamo già detto che stiamo svilendo tutto, quello che ci sfugge è che siamo talmente indipendenti nella potenzialità, talmente libere, emancipate che non abbiamo più nulla da cui essere DAVVERO indipendenti, niente più da cui voler scappare, da cui riscattarci, e ci siamo addormentate sugli allori, abbiamo talmente l’impressione di poter fare tutto, che ci basta questo, il sapere di poter arrivarci. Senza però incamminarci. Ed ho come l’impressione che se fosse toccato a noi, combattere per il nostro diritto di voto, per poter mettere fine ad una gravidanza se lo desideriamo, saremmo ancora chiuse in cucina con un fazzoletto in testa a girare con la polenta con una nidiata di bambini fra i piedi. Perchè è vero, possiamo tanto, grazie alle donne con gli attributi che ci hanno spianato la strada, ma abbiamo ancora molto da guadagnare, da dimostrare ( di saper parcheggiare, ad esempio), abbiamo altre battaglie da vincere, altre giornate da farci intitolare, e vogliamo ancora di più, ed in verità quello che più vorremmo è liberarci da noi stesse, dall’immagine che abbiamo in testa che pare non coincidere mai con quella reale, forse è questa la prossima frontiera, levare le manette che da sole ci chiuse, il prossimo passo è accettarci, e regalarci dei fiori.

Almeno oggi.
Perchè è il nostro giorno,
e viene una volta all’anno,
e approfittiamone!

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