Sport

Riportiamo il calcio negli stadi

 

di Giuseppe Enrico Battaglia

 

A Luciano Moggi non è bastata nemmeno la verve teatrale del suo avvocato, per ottenere un verdetto favorevole. Ieri alle 13 l’avvocato invocava l’assoluzione in primo grado dell’ex direttore generale della Juventus in nome di quei bambini che la notte vanno a dormire abbracciati alla maglia di Del Piero, e altre immagini molto suggestive.

Moggi condannato a 5 anni e 4 mesi, dunque: aveva ragione chi ha dato inizio a questa indagine.

Tutto ciò fa capire come non ci sia stata un’informazione adeguata intorno a questo caso.

Da buon appassionato di sport, infatti, per quanto mi dispiaccia leggo spesso testate a tema sportivo, ed è impressionante constatare la diversità delle notizie e del tipo di intercettazioni riportate su talune e su talaltre: si passa dal ritratto di una Juventus che “rubava” centordici partite a stagione, al ritratto di squadre come l’Inter, di cui Tuttosport (testata torinese, quindi spudoratamente juventina) avrebbe riportato delle intercettazioni quantomeno controverse.

Dunque anche su questo caso c’è stata o troppa disinformazione, o troppe cose non ci sono state dette (personalmente, ieri mi aspettavo l’assoluzione di Moggi stando alle testate che leggo).

Tuttavia, prima ancora che Juventino, parlo da italiano e da appassionato di calcio: non se ne può più. La giustizia italiana ha dei tempi davvero troppo lunghi: è ingiusto e irrispettoso nei confronti dei tifosi che un processo di questa portata si sia protratto per oltre cinque anni, e che ancora debba conoscere la sua vera conclusione (ricordo infatti che Moggi può fare ricorso).

Alla Juventus questo processo non può portare niente di buono: se Moggi verrà assolto, dubito che si tornerà al 2006, e dunque che qualcosa possa cambiare.

La Juventus si è fatta lo stesso il suo anno di B, e i suoi anni da settima della classe in serie A, l’Inter ha vinto tutto ciò che c’era da vincere, e, chissà, magari ci sarebbe riuscita anche senza questo processo.

Intanto, da settembre del 2006, il movimento calcistico italiano (spostatosi ormai principalmente nei tribunali e nella sede di Sky Italia) ha conosciuto un’involuzione spaventosa, passando dalle immagini di Berlino nella magica notte del 9 luglio, a quelle di Johannesburg nell’anonimo pomeriggio del 24 giugno.

La mia speranza è quella di vedere questo processo concludersi, non m’importa l’epilogo, per poi tornare a vedere rivalità accese solo sul campo. Voglio che sui giornali si torni a parlare di grandi azioni, non intercettazioni.

Voglio vedere esultanze, e non ascoltare sentenze.

Rivoglio il calcio italiano, basta con questi processi inutili.

4 pensieri riguardo “Riportiamo il calcio negli stadi

  • Francesco

    Oltre a Moggi sono stati condannati anche Della Valle, Lotito, gli ex arbitri e gli ex designatori arbitrali.
    Però nl 2006 erano state coinvolte anche altre tre squadre: Milan, Reggina e Arezzo. Che fine hanno fatto i dirigenti di quest squadre? Perchè non sono stati condannati?
    E che dire delle nuove intercettazioni (il cosiddetto “Calciopoli bis”)che vedono coinvolte anche Inter, Chievo, Roma e Udinese? Ah già, la prescrizione…
    Cmq per me ci sono troppe squadre coinvolte per parlare di “cupola”…

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  • Publio Virgilio Maro

    FORZA INTER, JUVE IN C

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  • Matri Sky

    SENZA FACCHETTI NIENTE SCUDETTI

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  • Stefano Sfondrini

    Sono troppo rassegnato e poco appassionato a questo sport, per sperare che torni tale, e non resti il lavoro di undici fregnoni per squadra che il sabato sera vanno in discoteca e la domenica passano più tempo sdraiati sul campo a perder tempo strategicamente se la propria squadra è in vantaggio. Ma finché ci saranno tifosi che sapranno fare commenti costruttivi come i due appena sopra il mio, dubito che i giornali smetteranno di scrivere di gossip e inizieranno con le notizie sportive. Dopotutto, sono le notizie a vendere, e i giornali scrivono quello che ai lettori piace, così da avvalorare tesi negative sui propri avversari. Mai capito, oltretutto, come sia che molti godano di più nel vedere l’avversario di una vita perdere, piuttosto che il proprio team che si segue vincere.

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