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Promemoria: dieci anni di Calciopoli

Dieci anni fa il cielo di Berlino, sopra capitan Cannavaro, che alzava al cielo la coppa, era più azzurro che mai: «campioni del mondo». Da ripetersi altre quattro volte con quanta più forza possibile.

Il 2006, tuttavia, a differenza di quanto si potrebbe credere, è forse l’anno più buio per il calcio italiano: in primavera, infatti, sui giornali era sbocciata un’inchiesta che coinvolgeva i massimi esponenti del calcio italiano.

Giocatori, allenatori, presidenti, manager, arbitri, designatori e, addirittura, il mondo della televisione: tutti riuniti sotto lo stesso tetto, anzi, sotto la stessa cupola.

Le intercettazioni iniziano ad emergere, si viene dunque a conoscere l’esistenza di un’intricata rete di rapporti, un sistema per alterare il regolare svolgimento delle partite, dalle leghe inferiori fino alla Serie A: uno dei deus ex machina di questi intrecci è Luciano Moggi, direttore generale della Juventus.

Ma il sistema va decisamente al di là del DG juventino: è, come scriverà la Suprema Corte di Cassazione, «un vero e proprio mondo sommerso la cui carica intrinseca di offensività degli interessi “ultra individuali” è stata particolarmente intensa e tale da sconvolgere l’assetto del sistema calcio, fino a screditarlo in modo inimmaginabile e minarlo nelle sue fondamenta, con ovvie pesantissime ricadute economiche».

Arriva l’estate, la decisione è obbligatoria: le classifiche vengono rivoluzionate, (alcuni de) i presunti colpevoli finiscono davanti alla giustizia sportiva, mentre il paese – come d’altronde per ogni scandalo di corruzione, con la differenza che questo agli italiani interessa per davvero – è diviso, tra un clima d’incredulità e un «lo sapevo, cosa t’avevo detto?!» generale.

Eppure, dopo dieci anni, la cosa sembra non essere mai successa e, agli occhi di molti, Moggi, Galliani & Co. – forse anche complice uno scudetto assegnato ingiustamente all’Inter, che pressioni ne faceva, ma purtroppo per lei non era troppo convincente – sono stati “perseguitati”, “tanto che poi sono stati assolti”.

E di ciò, del “revisionismo storico” di Calciopoli, il simbolo è divenuto, esattamente come per Calciopoli stessa, Luciano Moggi.

(Roma, 7 novembre 2004)

LM: Senti un po’, domani… Domani a Paparesta bisogna dirgli… Togliergli la patente completamente e gli esami entro 15 giorni, altrimenti deve essere affiliato alla legione straniera, eh?

AB: Ma tu… Sei sempre col Milan?

[Aldo Biscardi chiede a Luciano Moggi se sia o meno intenzionato a sostenere la candidatura di Adriano Galliani alla presidenza della Lega Calcio. Dopo di che, i due tornano a parlare della successiva puntata del “Processo” di Biscardi, in onda su La7: Biscardi ha inventato una sorta di sistema, una patente a punti, per giudicare l’operato degli arbitri in base alla moviola]

LM: Domani, domani al processo dovete dire: ritiro della patente completa per quello che ha fatto.

AB: Sì, lo so, lo so! Io, io… Sono sempre stato…

LM: Ma non il ritiro dei punti! Della patente.

AB: Eh, eh, me lo dici a me? Io al tuo posto, però, non avrei detto quelle cose lì, avrei detto de più, che i giocatori l’hanno visto tutti quanti, e poi deve finire la favola che la Juventus è sempre la favorita! Questo il punto! Io così dico domani!

LM: Comunque ascolta, ascoltami bene!

AB: Eh…

LM: Adesso tu devi fa’ un raffronto tra la partita che è stata regalata alla Reggina… Milan-Reggina, che è stata regalata al Milan, no?

AB: Eh, quello è più difficile, io faccio vede’ tutti e tre gli episodi, faccio vede’ che c’erano due goal… Pure il primo, quello di ieri, c’è un rigore grosso come un grattacielo!

LM: Quello di Ibrahimovic… Vai! Dai! Oh, domani…

AB: Ho chiamato pure Calabrò [Piero, giudice, ndr]. Sposini [Lamberto, direttore del Tg5, ndr] viene, quindi…

LM: Domani lo dobbiamo stroncare!!! A parte che…

AB: Però, ricordati sempre, tu non mi dai mai ragione a me! Ti inculano pure stavolta. Fanno vincere il Milan. Voi difendete il Milan e quello ve frega! Il Milan vince lo scudetto. Facciamo qualunque scommessa. 

[Biscardi parla nuovamente dell’eventuale supremazia milanista e di Galliani, ma Moggi cambia discorso, tornando su Paparesta]

LM: No, no, adesso, intanto, io voglio che fermino Paparesta per quattro o cinque turni, gliel’ho bello e detto! E dopo gli assistenti, tutti quanti! Perché so’ stati tutti una chiavica in questa partita, e siccome le chiaviche vanno punite, adesso le facciamo punire.

AB: Oh, tu ora parli con… Dai i particolari a… A coso, a Calabrò, che ho chiamato, e a Sposini.

LM: No, ci parlo io con Lamberto, non ti preoccupà!

AB: Tu parli con loro e poi con la moviola me la vedo io. Non parlà con nessuno… Che va a finì che… 

LM: Ahò, io… Io parlo con Baldas [Fabio, ex arbitro e opinionista TV, ndr].

AB: Baldas non conta un cazzo, glielo dico io a Baldas che deve fa’!

LM: Diglielo te! La proposta è il ritiro della patente, eh?

AB: Sì, sì, come no? Ritiro della patente!

LM: Ora ci sentiamo dopo le partite.

AB: Va buono! Okay!

LM: Ciao, Aldo.

AB: Ciao, ciao, ciao!

(Torino, 4 febbraio 2005)

LE: Luciano!

LM: Ciao Lapo [Elkann, allora responsabile Brand promotion della Fiat], come stai?

LE: Come stai… Tutto bene, andiamo bene, andiamo bene. C’è tempo combattivo qua, come quello in Juve… Eccomi.

LM: Eh eh!

LE: Da battaglia stiamo.

LM: Se hai un minuto di tempo per farci due chiacchiere.

LE: Volentieri, quando vuoi… La settimana prossima!

LM: Non ce la fai oggi?

LE: Oggi devo purtroppo andare a Milano.

LM: No, no… Se c’hai da fare…

LE: Guarda che io sono a Palermo sabato.

LM: Allora vediamoci… Vieni all’albergo della squadra.

LE: Benissimo, io prima devo consegnare… Devo consegnare la Y rosa a Tony allo stadio e prima di fare quello vengo da te.

LM: Eh… E noi siamo a Villa Igea.

LE: Ti va?

LM: E come non mi va… Allora tu, scusa, tu vieni tranquillamente, noi siamo a Villa Igea… Ti volevo parlare un attimo anche… C’è una situazione un po’… Però bisogna parlare io e te perché…

LE: Che c’è?

LM: Noi per esempio…

LE: Cosa è successo?

LM: No, no, niente di particolare.

LE: No, con Fiat è gonfiato, con Fiat e con… Altro.

LM: No, se noi abbiamo delle macchine in aggiunta, per i fabbisogni, no?

LE: Sì, quello di cui mi avevi parlato.

[Moggi sta parlando con Lapo, all’ora all’interno dell’azienda, di alcune macchine Fiat che venivano fatte acquistare a amici, parenti e amici di amici – arbitri e designatori compresi – con sconti, almeno, del 25%]

LM: Eh!

LE: Mi ricordo.

LM: Quelli lì bisogna… Quelli ci devi dare un’occhiata, invece gli è stato detto lì, al direttore della filiale, di ritirarle… Almeno, almeno cinque o sei, bisogna che tu ci vai, perché tanto ha bisogno.

LE: Io sono sabato da te a Villa Igea, a Palermo.

LM: Ti aspetto sabato mattina, però dammi una mano su queste cose qua dai!

LE: Io sono sabato pomeriggio a Palermo.

LM: Io sai che non ti chiedo mai… Io non ti chiedo mai niente di importante se non le cose che ci necessitano…

LE: È una promessa!!

LM: Oh! La Juve anche un bene vostro, mica…

LE: Ti prometto Luciano che… Che… Ci sono… Sono a Palermo e ne parliamo.

LM: Eh. Ok, ti aspetto allora!

LE: Allora chiamo la tua segretaria non appena atterro.

LM: D’accordo.

LE: Va bene!

LM: Ciao.

LE: Ciao Luciano.

(Torino, 18 Marzo 2005)

ML: Che mi dicevi ieri Luciano? Cosa mi dicevi di Del Piero? […] Cioè, lui dovrebbe andare in Giappone? Dovre… Ho capito male?

LM: No, no, dunque… Noi facciamo questa trasferta alla fine del campionato, mi sembra verso i primi di giugno, no!?

ML: Eh!

LM: [incomprensibile, le voci si accavallano] Praticamente la sua presenza…

ML: Ah, è det… È determinante! Cioè te dici: se io non lo convocò né ora né… Neanche in quella è giustificata la non convocazione, dici tu…

LM: Sì!

ML: Dici: non mi fa… Non mi fa… No, ma io non pensavo di chiamarlo ora, eh… Ora eh… Quella di giugno Luciano penso… Penso di no. Anche lì, però eh… Cioè non si sa mai, cioè metti che si fanno male sette attaccanti, allora è chiaro che…

LM: Dici: è un problema… Noi cominciamo così, dopo se si fanno male gli attaccanti che devono giocà… Pazienza.

ML: No, no! Ma… Ora come ora io non avevo intenzione di chiamarlo. Eh… Anche per voi è meglio che non lo chiami perché…

LM: Sì sì, no no.

ML: [Le voci si accavallano] Perché se in nazionale poi fa due goals dopo… Dopo… Rompono i coglioni a… A Capello [all’epoca allenatore della Juventus, ndr]…

LM: Ma è meglio che [incomprensibile], Marcello ora…

ML: No no! Ma… Non lo chiamo, non lo chiamo! Non chiamo a lui, non chiamo neanche… Chiamo gente un po’ più giovane, più motivata, più…

LM: Sì, tanto ora questi qui so’ praticamente… Lui ora non è neppure che sia… In condizione bru… Belle.

ML: No no, ma… Luciano poi per voi è meglio che non lo chiami, è perché se…

LM: Attenzione, non è in condizioni belle, ma neppure brutte, perché col Chievo è stato il migliore in campo nel primo tempo. Solo che non graffia più! Non va più al sodo della cosa…

ML: Infatti, infatti.

Luciano Moggi (LM) al telefono con Marcello Lippi (ML), in quel momento commissario tecnico della nazionale di calcio italiana.

Rapporti ai vertici, dello sport e della politica: in una conversazione del 2 aprile 2005 Luciano Moggi parla con l’allora Ministro degli Interni Beppe Pisanu (Forza Italia), dettando la strategia di governo in relazione al dover o meno sospendere le partite a causa dalle condizioni di salute di Papa Wojtyla.

Ma Pisanu è anche uomo di sport: «abbiamo fatto una bella chiacchierata su vari problemi e siccome pensiamo di dare un rilancio forte alla Torres [squadra per cui il Mministro fa il tifo, ndr], abbiamo assoluto bisogno di te», oh Luciano (26 marzo 2005).

BP: Allora Lucia’!

LM: No no ma adesso vediamo un pochino di studiarci perbene la cosa… Direi con la Juventus, vediamo un po’ di fare un lavoro, di ridare un po’ di entusiasmo. È chiaro che ora fino alla fine del campionato bisogna che la strada vada avanti nel migliore dei modi.

BP: E be’ con la speranza che non abbia… che so che abbia qualche manina di aiuto per salvarla dalla… da rischi gravi… insomma ecco!

LM: Ma perché ha problemi di retrocessioni?

BP: E, oggi ci siamo ritrovati un arbitro… Che aveva già combinato guai. Lo hanno rimandato… l’hanno rimandato a Sassari mentre se lo potevano tenere da qualche altra parte

LM: Va bè, ora me la vedo io.

La settimana prima, però, la Torres aveva vinto – dopo che Luciano ebbe ricevuto il Presidente della squadra sarda, per intercessione del Ministro Pisanu: «Allora quando viene, tu dagli la mia Apostolica Benedizione. Digli che lo ricevi grazie a me» -; il Presidente ringrazia (20 marzo 2005):

Presidente: Luciano, erano due anni che non vincevo in trasferta, Lucia’!

LM: E lo vedi che si comincia bene, vai tranquillo.

P: Mamma mia, due anni che non vincevo in trasferta.

LM: Eh ma c’è sempre la prima volta, vai tranquillooo…

P: Abbiamo iniziato bene insomma eh.

Nel 2011 Luciano Moggi viene condannato a Napoli: 5 anni e 4 mesi per promozione di associazione a delinquere, pena poi ridotta in appello, nel 2013, a 2 anni e 4 mesi.

Nel marzo 2015, la Cassazione conferma la sentenza di colpevolezza, ma nel frattempo è sopraggiunta la prescrizione dei reati.

Moggi, si legge nelle motivazioni della Cassazione, fu «l’ideatore di un sistema illecito di condizionamento delle gare del campionato 2004-2005 (e non solo di esse)» e dai suoi giudizi «potevano dipendere le sorti di questo o quel giocatore, di questo o quel direttore di gara con tutte le conseguenze che ne potevano derivare per le società calcistiche di volta in volta interessate»: l’associazione «era ampiamente strutturata e capillarmente diffusa nel territorio con la piena consapevolezza per i singoli partecipi, anche in posizione di vertice (come Moggi, il Pairetto o il Mazzini), di agire in vista del condizionamento degli arbitri attraverso la formazione delle griglie considerate quale primo segmento di una condotta fraudolenta».

“Reato commesso, ma prescritto”: stesso esito del processo per mafia a Giulio Andreotti. E, come per Giulio Andreotti, si dice che Luciano Moggi sia stato assolto.

Ma, di questo, colpevole è solo la nostra memoria.

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