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Racconto / Odori

di Andrea Gobbato

 

Skrap teneva gli occhi acquosi posati su Toby che, nell’angolo opposto, beveva dalla ciotola spargendo goccioline tutt’attorno. Le sue narici sensibili captavano gli odori degli altri beagle, stipati in altrettante gabbie simili alla sua. Si era abituato a quegli odori, a quei marchi di riconoscimento.

Ma aveva però imparato a non affezionarcisi.

Durante l’ultima settimana, infatti, molti di essi erano spariti nel nulla. Succedeva sempre quando la piccola porticina di metallo si apriva riempiendo di luce lo stanzone: un umano tutto vestito di bianca entrava e sceglieva chi di loro quel giorno sarebbe uscito, portandosi via il suo odore.

Con la sua mente di cane Skrap pensava che i prescelti venissero portati in una nuova dimora, dove avrebbero potuto trovare una cuccia calda e due pasti al giorno., con padroni amorevoli pronti a prendersi cura di loro.

La porticina si schiuse nuovamente. Passi risuonarono tra le gabbie, scatenando un coro di latrati e guaiti. Un faccione rosa, coperto da una mascherina bianca, comparve di fronte a Skrap e Toby, aprendo lo sportellino.

«Chi sarà il nostro bastardone fortunato oggi?».

I due cani scodinzolarono, la lingua a penzoloni. Le mani inguantate dell’uomo si allungarono, afferrando Toby per i fianchi.

«Tu dovresti andare bene».

Skrap, solo per un istante, si sentì inquieto. Quei guanti in lattice avevano uno strano odore, che aggrediva con violenza il suo olfatto iper-sviluppato. Un odore acre, metallico.

Un odore rosso.

Fu solo un secondo, poi la gabbia venne richiusa e l’odore si allontanò insieme all’uomo.

Tutti gli altri beagle si accalcarono alle grate, osservando silenziosi Toby sfilare, allegro di essere portato finalmente a fare una passeggiata. Come tanti carcerati che, da dietro le sbarre, osservano il condannato percorrere il suo ultimo miglio.

Skrap si distese sulla paglia, poggiando il muso sulle zampe. Era solo questione di avere un po’ di pazienza. Prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento.

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