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Prove pratiche per salvare il Pianeta: dalla COP24 a Pavia

Dal 3 al 14 Dicembre a Katowice, in Polonia, si è svolta la 24sima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici, dove delegati da 196 paesi del mondo si sono riuniti con l’intento di creare linee guida per rendere operativo l’Accordo di Parigi, siglato nel 2015 al termine della COP21, che stabilisce l’obiettivo di limitare entro 1,5/2°C l’aumento della temperatura globale.

Il 27 Novembre scorso, in aula del ‘400 a Pavia, si è tenuta invece una Climate Change Conference Simulation, un gioco di ruolo in cui un gruppo di persone simula le trattative che avvengono ad una COP (o Conferenza delle Parti) e che conta più di 50.000 partecipanti in tutto il mondo, proposto all’Unipv dai ragazzi di Resilient G.A.P. La parola “conferenza” non ha però nel nostro caso nulla a che vedere con una lezione frontale, al contrario i giocatori sono direttamente chiamati ad impersonare per un paio d’ore le diverse coalizioni in campo: è quindi il loro turno di negoziare perseguendo sia gli obiettivi nazionali sia quelli concordati alla COP21 (scelta in questa occasione come riferimento). Le “parti” di cui si parla sono le nazioni che hanno fatto nascere nel 1992 la United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) con il proposito di prevenire la pericolosa interferenza dell’uomo col sistema climatico. Per questo, a partire dal 1995, ogni anno si tiene una COP: la più nota è quella di Kyoto, dove è stato firmato l’omonimo Protocollo.

Nella simulazione pavese, i partecipanti (circa una ventina) sono stati divisi in team corrispondenti alle diverse aree geo-politiche quali Europa, Stati Uniti, Cina, India, paesi in via di sviluppo. Ogni team aveva a disposizione un foglio con background, opinione pubblica e interessi delle Nazioni che rappresentava e sulla base di essi doveva decidere, discutendone all’interno del gruppo, quali obiettivi porre in termini di stop alle emissioni, deforestazione, ecc.

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Questa sorta di esercizio è sufficiente a far profondamente riconsiderare le proprie opinioni e convinzioni sull’azione contro i cambiamenti climatici: infatti, se come persona singola non esiterei a dire che le emissioni siano da ridurre immediatamente, prima che sia troppo tardi, perché non c’è più tempo e non ci sono ma che tengano, nel momento in cui (anche per finta) si vestono i panni del rappresentante di una Nazione è difficile mantenere la stessa linea di pensiero. Dover fare i conti con l’economia di un Paese e con le milioni di persone che ci abitano spinge alla cautela per preservare comunque la crescita. Confrontandosi con situazioni “concrete” si ha inoltre paura delle utopie, di porre obiettivi che non si realizzeranno.

Dopo questa fase si dà poi il via ai negoziati tra le diverse aree, al fine di raggiungere un “accordo globale”. Un’attività del genere può stimolare le persone ad imparare da sé stesse, fornendo idee sulle sfide che dobbiamo affrontare e motivazione per risolverle. Non contribuisce solo alla consapevolezza sui cambiamenti climatici ma obbliga a fronteggiare sia le questioni scientifiche che le tensioni della politica internazionale e a testare infine le proprie ambizioni con uno strumento di climate-modeling utilizzato dai veri negoziatori. L’ultima parte dell’esperienza consiste infatti nell’inserire i valori stabiliti per ogni area in un programma online, il C-ROADS World Climate, e vedere come man mano varia l’aumento di temperatura previsto.

Con i numeri della simulazione il risultato è stato un aumento di 2.6°C entro il 2100. L’aumento che si prevede con le reali politiche attuali è invece di 3.3°C. Simili notizie lasciano spesso sopraffatti, paralizzati dall’idea di non poter far nulla. La COP24 si è conclusa tra compromessi e senza ambizioni con il raggiungimento di un accordo per l’obiettivo minimo: quanto basta per mantenere accesa la speranza di fermare il cambiamento climatico, ma certo non abbastanza per rispondere come si deve ad una sfida ormai esistenziale. L’accordo di Parigi diventerà operativo, restano però forti dubbi sulla possibilità di centrare la meta. Cracovia non entrerà quindi nella storia della lotta ai cambiamenti climatici ma rimane perlomeno un piccolo passo avanti.

3Ogni azione ha comunque un peso e c’è moltissimo da poter fare, come sa bene Greta Thunberg, una ragazzina svedese che si descrive su Instagram “a 15 year old climate activist with Asperger’s” e che si è guadagnata notorietà internazionale per i suoi scioperi climatici settimanali fuori dal parlamento svedese. Alla COP24 è intervenuta anche lei, e nel suo discorso ha detto ai leader riuniti “Dite di amare i vostri figli sopra ogni altra cosa, eppure gli state rubando il futuro davanti ai loro stessi occhi. Finché non inizierete a concentrarvi su ciò che deve essere fatto piuttosto che su ciò che è politicamente possibile, non c’è speranza. Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come una crisi. Dobbiamo mantenere i combustibili fossili nel terreno e dobbiamo concentrarci sull’equità. E se le soluzioni all’interno del sistema sono così impossibili da trovare, forse dovremmo cambiare il sistema stesso.”

Ha inoltre dichiarato “Non siamo venuti qui per chiedere ai leader mondiali di prendersi cura del nostro futuro. Ci hanno ignorato in passato e ci ignoreranno di nuovo. Siamo venuti qui per fargli sapere che il cambiamento sta arrivando, che la cosa gli piaccia o no. La gente sarà all’altezza della sfida”.

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Il mondo merita sicuramente una chance e questa chance siamo dunque soprattutto noi, la prima generazione che sa che stiamo distruggendo il pianeta e l’ultima che potrebbe far qualcosa a riguardo.

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