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#ijf16- Day Four: in compagnia di Beppe Severgnini

Da Twitter al teatro: I nuovi linguaggi del giornalismo

La conferenza è prevista per le 18.00 ma già un’ora prima la fila si dipana per la piazza e si allunga sempre di più fino a che un membro dello staff avvisa di un ritardo: non si entrerà prima delle 19.00. Così in molti se ne vanno, solo i più temerari rimangono. La sala è comunque colma, in fondo decine di persone in piedi: sanno che ne varrà la pena. Ascoltando qualcuno parlare qua e là si capisce che le aspettative sono alte e si spera che l’ospite non le deluda. Del resto chi lo conosce bene sa che non sarà così. Beppe Severgnini, principalmente giornalista del Corriere della Sera, ma attivo anche su altri giornali oltre che su Internet e in svariati progetti televisivi e teatrali, apre lo spettacolo, perché di questo si è trattato, spiegando che al giorno d’oggi il giornalismo sta attraversando un periodo di grande cambiamento dovuto principalmente al fatto che nuovi mezzi di comunicazione, sempre più veloci, stanno prendendo piede, così che si afferma sempre di più la necessità, per il giornalista, di esprimersi attraverso un linguaggio nuovo. Paradossalmente, però, secondo Severgnini, i linguaggi che potrebbero davvero riscuotere successo presso il pubblico nella ricezione delle notizie sono proprio quelli classici, più antichi. È vero, i mezzi oggi sono molti, ma la nostra fantasia scarseggia, continua il giornalista, così nello svolgere la propria professione, il redattore utilizza un linguaggio standardizzato e monotono, scialbo, privo di sfumature, quello che lui definisce “LUG” (Linguaggio Unico Giornalistico), una via a senso unico per “fare le cose”. Quello utilizzato da chi dice di fare un giornalismo “ortodosso”, incontaminato, puro.

Peccato che ad essere troppo ortodossi, prosegue Severgnini, si finisca col diventare noiosi e non più soddisfacenti nei confronti del proprio pubblico. La vera sfida dei giornalisti in questi tempi moderni è quella di trovare nuovi modi di espressione; insomma, continuare a far notizia, ma sperimentando metodi sorprendenti e più convincenti. Il contenuto dell’articolo, della notizia, è importante, certo, ma la forma è come un “contenitore”, il pacco regalo che un bambino apre solo se la confezione è interessante, curiosa. Il lettore ricerca questo, curiosità e novità. Da qui la necessità per il giornalista di essere prima di tutto umile, così da riuscire ad accettare i consigli di chi ha preceduto (per i più inesperti), ma anche l’apporto dei più giovani (per i veterani) più avvezzi alla novità e poi elastico, coraggioso nel correre il rischio di intraprendere nuove strade.

Questo è ciò che ha fatto Severgnini durante i suoi anni di esercizio della professione giornalistica: ha provato ad utilizzare quei linguaggi ormai caduti in disuso nell’ambito giornalistico (ad esempio la letteratura, il teatro…), che venivano invece utilizzati molto nel passato dai grandi “mostri” del giornalismo internazionale (personaggi del calibro di Capote, Fallaci, Steinbeck, Montale, Buzzati…) e riproporli al pubblico. Inutile dire quanto questo proposito (articolatosi nel tempo in più progetti) abbia avuto successo. Insieme alle colleghe Stefania Chiale e Micol Sarfatti del programma “L’Erba dei vicini” di Rai 3 (format ideato dallo stesso Severgnini) il giornalista recita dal vivo un pezzo del suo progetto “30,60,90”, una sorta di opera teatrale adattata alla forma del giornale in cui, presentando tre personaggi, una nonna degli anni ’30, un papà degli anni ’60 e un figlio degli anni ’90, che dialogano in diverse occasioni tipiche della quotidianità, vengono trattati argomenti di attualità, politica, società, lavoro, cultura. Un modo immediato per comunicare con il pubblico di tutte le età che viene così stimolato alla riflessione all’interno della propria routine. Sempre nell’ambito del teatro, Severgnini ha scritto anche uno spettacolo teatrale dal titolo “La vita è un viaggio”, il racconto del curioso incontro tra un viaggiatore maturo e una giovane che ha ancora tanto da scoprire della vita, bloccati in un aeroporto e che ha riscosso molto successo per il modo innovativo in cui sono stati trattati temi che normalmente sono inseriti nei giornali come articoli banali e scontati. Ancora, chi avrebbe mai pensato che fosse possibile raccontare i temi più “caldi” dell’attualità attraverso l’uso dei cartoni animati? Severgnini per farlo si è trasformato in un fumetto e nei panni del “Professor Beps” ha spiegato il debito greco ai bambini in prima serata e con le animazioni di “3 minuti e una parola” è riuscito a rendere interessanti quelle parole che utilizziamo comunemente nel nostro gergo ma su cui non ci soffermiamo più di tanto.

Un’altra importante caratteristica che deve avere la notizia per raggiungere velocemente il lettore, oltre alla forma innovativa con cui può essere scritta, continua Beppe, è la sua brevità ed immediatezza. “Good Morning Italia”, ad esempio, è una piattaforma condivisa da molti utenti che permette ogni giorno di ottenere notizie in tempo reale con le quali orientarsi durante la giornata. Una “spremuta” di pensiero di poche righe: brevità, concisione, ma un enorme lavoro alle spalle da parte della redazione che cerca di assicurare comunque un risultato di qualità. Tutte caratteristiche che oggi sono fondamentali, soprattutto in un mondo sempre più dominato dai social che però, afferma Severgnini, non devono essere visti come una concorrenza o uno ostacolo al giornalismo tradizionale, bensì come nuovo strumento, “un’arma” a disposizione di tutti, professionisti e non, per diffondere il più possibile notizie in modo nuovo alternativo. Inutile dire che anche nell’uso di questi nuovi mezzi, apparentemente così immediati, è importante osservare dei consigli di base che se seguiti, ottimizzano il lavoro. Ecco perciò gli 8 consigli di Beppe Severgnini per l’uso del social network emblema della brevità ed immediatezza, Twitter: essere assidui, originali, spontanei, stimolanti, sintetici ma necessari, precisi, curiosi ma non egocentrici e soprattutto attenti. Per mettersi in gioco sempre senza stancare e senza stancarsi.

Beppe, non hai deluso nessuna aspettativa, come sempre.

 

Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

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