Cultura

Non facciamoci prendere dal panico

di Dimitra Giannoulidis

 

Il 15 gennaio Socrate al Caffè inaugura un ciclo di incontri domenicali previsti per il nuovo anno, sulla scia del grande successo riscosso dai precedenti, nell’ormai consueto clima accogliente e familiare della libreria Feltrinelli. Nel primo di questi incontri l’Associazione pavese propone ai suoi concittadini un confronto con la psicologa Gaia Vicenzi, autrice del libro Stop al panico, con l’intento di affrontare di petto gli “allarmismi” cui quotidianamente siamo sottoposti, che suona un pò come un augurio per l’anno appena cominciato: sembra infatti che questo 2012, che ci appare sotto più punti di vista un anno di svolta, debba avere il “coraggio” di lasciarsi alle spalle crisi, ansie e fobie del passato recente, per spiccare il volo.
Gaia Vicenzi introduce il suo libro fornendo qualche delucidazione intorno a quel fenomeno chiamato dagli psicologi “attacco di panico”, che sembra essersi diffuso a macchia d’olio, come un virus ad altissimo contagio, intaccando trasversalmente una fetta sempre più cospicua di popolazione. La nuova isteria dei giorni nostri, che tuttavia non si restringe al gentil sesso, e può trasmettersi anche col solo passa-parola, sembra infatti non fare alcuna distinzione di genere, età, etnia di appartenenza, privilegiando forse un solo aspetto: l’epoca in cui siamo immersi.
Il dibattito è acceso, ciascuno riporta testimonianze di vissuti personali, e il parere di un’“esperta del caso” si rivela molto utile ai fini di sfatare una serie di “miti” che si sono costruiti al riguardo, consentendo di mettere un po’ d’ordine laddove regna la confusione, come è normale del resto, quando si tratta di panico.
La tensione generalizzata, che tiene tutti col fiato sospeso, si allenta nel momento stesso in cui la psicologa informa il pubblico che di questo male si può guarire, basta solo un po’ di forza di volontà e cura di sé. Ci si chiede se è possibile essere immuni da questo disturbo che rende sempre più vincolante la vita di un individuo, la comprime, la soffoca, impedendogli, prima, di fare lunghe code al supermercato o di prendere l’aereo, poi di entrare in un cinema o di salire su un treno, infine, di uscire dalla porta di casa. La risposta è purtroppo negativa, nessuno sembra esserne immune, tuttavia il libro della Vicenzi appare come un manuale pronto all’uso, pieno di esercizi utili per combattere la paura, e per prevenirla, evitando così di “perdere le staffe”. Una schiera di ansiosi si tranquillizza: forse le paure della psiche non avranno il sopravvento su di noi, forse è sufficiente acquistare un po’ di fiducia in se stessi.
Al di là del contributo straordinario offerto dalla psicoterapia per curare le nostre “psicosi” contemporanee, sorge spontanea una riflessione sui tempi che corrono: il bisogno di rassicurazione sembra aver prevaricato tutti gli altri bisogni, dal momento che la condizione di precarietà assume quasi i caratteri di una condizione esistenziale dell’uomo del secondo millennio. Lo stato di allerta diffuso, generato da una crisi che può definirsi planetaria, non può e non deve essere anestetizzato propinando false promesse che, come farmaci che intorpidiscono, nascondono i problemi sotto al tappeto. Per combattere il panico, questa piaga culturale, e per riacquistare fiducia, non è sufficiente negare che i problemi esistano, rimuovendoli nell’inconscio collettivo, ma occorre attaccarli con i più validi strumenti che abbiamo a disposizione: solo così la percezione di essere, alle soglie del 2012, sull’orlo di una catastrofe, quella sensazione di vertigine che ci accomuna, ci apparirà, per dirla con Jovanotti, solo “voglia di volare”

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