Attualità

Fatti della Diaz, le motivazioni della Cassazione nella maxi-sentenza: «Discredito sull’Italia agli occhi del mondo intero»

di Stefano Sfondrini

5 luglio 2012: la V sezione della corte di Cassazione condanna 25 poliziotti per l’irruzione della Polizia alla scuola Diaz nella notte del 21 luglio 2001, a G8 ormai terminato. Viene confermata anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, che colpisce anche alcuni altissimi gradi degli apparati investigativi italiani. Tutti condannati per falso aggravato –  l’unico reato scampato alla prescrizione dopo 11 anni –  in relazione ai verbali di perquisizione e arresto a carico dei manifestanti, rivelatisi pieni di accuse infondate.

2 ottobre 2012: la Cassazione deposita nelle 186 pagine della sentenza n.38085/2012 le motivazioni che hanno portato alla convalida delle condanne, con un punto molto importante: la condotta violenta della Polizia «ha gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero». Una dichiarazione che coinvolge  non solo chi fu coinvolto nel pestaggio selvaggio della “macelleria messicana” alla scuola e nelle torture alla caserma di Bolzaneto – dalla parte dei manganelli o da quella delle ossa rotte – ma ogni cittadino nato nello Stato che in quella notte d’estate sospese la democrazia, dopo «l’esortazione rivolta dal capo della polizia (a seguito dei gravissimi episodi di devastazione e saccheggio cui la città di Genova era stata sottoposta) ad eseguire arresti, anche per riscattare l’immagine della Polizia dalle accuse di inerzia».

Ma all’esortazione di De Gennaro [allora capo della Polizia, oggi sottosegretario alla Sicurezza con delega ai Servizi, N.d.A.] seguì la violenza, che finì «con l’avere il sopravvento rispetto alla verifica del buon esito della perquisizione stessa», condotta con «caratteristiche denotanti un assetto militare». Per chi intervenne vi fu carta bianca: l’operazione di perquisizione in realtà si caratterizzò «per il sistematico e ingiustificato uso della forza da parte di tutti gli operatori che hanno fatto irruzione nella scuola Diaz e la mancata indicazione, per via gerarchica (da Canterini a Fournier e da questi ai capi squadra, fino agli operatori), di ordini cui attenersi». Lo stesso Vincenzo Canterini, all’epoca capo del primo reparto mobile di Roma, «benché presente sul campo e in grado di apprezzare anche l’evolversi degli eventi, sì da poter intervenire ove avesse voluto per far cessare le violenze, ha invece lasciato liberi tutti gli operatori di usare la forza ad libitum». Ed è lo stesso Canterini, nel libro “Diaz”, a rivelare come tra i macellai ci fossero anche uomini delle Squadre Mobili e della Digos, distinguibili dai “celerini” per la divisa diversa o per il fatto di essere in borghese ma accomunati tra loro per «il volto irriconoscibile, coperto da foulard o mefisti. Solo per questo l’hanno scampata».

Ma tra chi è rimasto vittima di quelle violenze oggi si inserisce un nuovo protagonista, ed è l’Italia in quanto nazione democratica, che si manifesta fisicamente anche attraverso le proprie Forze dell’Ordine – del Disordine, in quegli avvenimenti. E la motivazione della Cassazione, depositata insieme alle altre, deve farci riflettere tutti in quanto persone rappresentate dagli organi dello Stato, soprattutto quando lo rappresentano nel peggiore e antidemocratico modo possibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *