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Farm Cultural Park: la fattoria dell’arte

di Giulia Avanza

favara

Una fattoria di artisti, designer, architetti e visitatori in cui si alleva Cultura.

Cultura intesa sia come rinascita di un ambiente urbano trascurato sia come sviluppo sociale, che vuole promuovere artisti locali e rendersi ospite del panorama internazionale partendo dal contesto rurale di Favara, paese dell’Agrigentino a soli 8 km dalla Valle dei Templi. Il progetto di FKP (Farm Cultural Park) nasce nell’ambito del recupero del centro cittadino di Favara, che versava in stato di trascuratezza e abbandono, e ha sede nel Cortile Bentivegna, noto ai locali come “U curtigliu d’i sette curtiglia”. È  stato ideato e promosso dal notaio Andrea Bartoli, noto collezionista locale che già dal 2000 si era impegnato a creare nelle campagne siciliane una residenza per artisti, e ha aperto le porte al pubblico il 25 giugno 2010, ancora in fase di completamento.

L’area ospita una serie di opere permanenti “site specific” di artisti italiani e internazionali e si propone di esporre lavori temporanei che rispondano a quattro precisi criteri, individuati dal fondatore e diventati pilastri di FKP: l’ironia giocosa, la denuncia, la provocazione e il rovesciamento della realtà. Tra gli artisti presenti ricordiamo Antonio Lorenzo Falbo, autore di Idrolitina Ubicumque, un’opera che presenta sette corpi che nuotano in un’acqua abitata, ammirabili attraverso una spaccatura del soffitto; Fabio Melosu, che lancia un ironico invito ai politici italiani ad agire per la ricostruzione dell’economia del Sud Italia; e Max Papeschi, che con le sue irriverenti immagini e i suoi video ha accompagnato l’inaugurazione di FKP e ne ha disegnato la bandiera. Tanti altri artisti e progetti meriterebbero di essere citati, ma, oltre che nei contenuti, l’unicità del progetto sta nella fruibilità di FKP, che si allontana dagli ambienti sterili e ufficiali dei musei e propone spazi a ingresso gratuito all’aria aperta, in una regione premiata dal bel tempo e dal clima mediterraneo, lontana da quello che siamo abituati ritenere il luogo di appartenenza dell’arte contemporanea, ossia la metropoli.

Nell’ultimo secolo, con la crescita dei mass media e l’affermazione di nuove tecniche quali fotografia, video, design e performance, che si sono aggiunte alle più classiche pittura e scultura, il panorama dell’arte si è fatto così vasto (e in parte confuso) che il coraggio di proporre un ambiente nel cuore della Sicilia che riesca a parlare la stessa lingua sia degli intenditori d’arte che della gente comune apre la strada a una nuova concezione di museo contemporaneo, in cui le arti sono lanciate anche come spunto di rinascita culturale ed economica in una regione che sta tuttora lottando contro mafia e corruzione, e lo vuole fare a testa alta e alla luce del sole.

Dalle parole ai fatti insomma. E a chi ci vuole insegnare che “con la cultura non si mangia” (Giulio Tremonti, novembre 2010) possiamo dimostrare il contrario: il successo di FKP ha portato un nuovo turismo nella regione, che non è più limitato solo alle coste o alla Valle dei Templi, ma interessa anche l’entroterra e sta consentendo lo sviluppo di attività economiche locali nel comune di Favara e nei prossimi dintorni.

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