Scienza

Alla scoperta del cervello e del suo funzionamento

di Marianna Siani

cervello

Con una lectio e una tavola rotonda dedicate agli “Stati di Coscienza” la Fondazione IRCCS “C. Mondino” di Pavia e l’Università di Pavia partecipano, il 15 marzo, alla Brain Awareness week, la settimana che dal 15 al 21 marzo 2010  proporrà in tutto il mondo occasioni di approfondimento e discussione  sui temi della ricerca sul cervello. Inoltre, per tutta la settimana l’Ospedale Mondino aprirà le porte alla cittadinanza con visite guidate. Le visite, dalle ore 14 alle ore 16, permetteranno di ricevere informazioni su Cefalee, malattie del sonno ed epilessia (15 marzo), Riabilitazione neurologica (16 marzo), Sclerosi multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica e malattia di Alzheimer (17 marzo), Neuropsichiatria infantile e malattia di Parkinson (18 marzo), Ictus e neurologia d’urgenza (19 marzo).
Ogni anno, nel mese di marzo, la settimana del Cervello, che è coordinata dalla International Brain Research Organization e promossa nel nostro Paese dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) e dalla Società Italiana di Neuroscienze (SINS), permette di presentare al vasto pubblico i risultati più interessanti della ricerca scientifica. I medici e ricercatori del Mondino di Pavia, insieme ai fisiologi e agli psicologi dell’Università di Pavia, forniranno strumenti aggiornatissimi per conoscere meglio il nostro cervello e il suo funzionamento, dalle basi neurofisiologiche della coscienza agli stati di veglia e di sonno.
L’appuntamento del 15 marzo alle ore 15, presso l’aula Berlucchi dell’IRCCS Mondino (via Mondino,2) riguarderà gli “Stati di coscienza”.
“ Un’occasione importante – dichiara il direttore scientifico del Mondino, prof. Giuseppe Nappi – per far conoscere anche al grande pubblico le strutture, gli ambiti di attività e ricerca  e le grandi potenzialità del nostro ospedale, che opera in stretta collaborazione con l’Università di Pavia. L’apertura del nostro Brain Connectivity center già coinvolge i fisiologi, e presto anche gli psicologi potranno offrire il loro fondamentale contributo allo studio e alla comprensione del cervello, per una cura sempre più efficace dei pazienti”.
Sarà il prof. Egidio D’Angelo, del Dipartimento di Fisiologia dell’Università di Pavia,  a intervenire sul tema “Le basi neurofisiologiche della coscienza”, uno dei problemi più formidabili delle Neuroscienze. “Le difficoltà per lo studio neurofisiologico della coscienza – anticipa il prof. D’Angelo – iniziano con la definizione stessa di coscienza: una scienza quantitativa deve misurarla, per poterla studiare. Ma anche nel migliore dei casi, possiamo valutare lo stato di coscienza, cioè un suo attributo. La coscienza si manifesta con una percezione vivida, continua e istantanea, globale e coerente del vissuto dell’individuo, e presenta caratteristiche soggettive che ne complicano ulteriormente l’analisi.”
Su questi temi si svolgerà anche la tavola rotonda – moderata da Egidio D’Angelo e Arrigo Moglia – alla quale parteciperanno Srefano Bastianello, Roberto Imberti, Lorenzo Magrassi, Raffaele Manni e Tomaso Vecchi.
Un’occasione multidisciplinare, che metterà a confronto aspetti medici, biologici, fisiologici, legislativi e psicologici. In particolare, per una migliore consapevolezza del nostro cervello e del suo funzionamento, il dialogo tra medicina e psicologia può dare un contributo essenziale, come sottolinea il prof. Tomaso Vecchi del Dipartimento di Psicologia dell’Ateneo pavese: “La coscienza, o consapevolezza, è solitamente associata in ambito psicologico ai fenomeni attentivi. Vi sono diversi effetti che mettono in luce la capacità umana di prestare attenzione, o viceversa l’incapacità patologica o strutturale di orientare correttamente la nostra attenzione. Un caso particolare riguarda la consapevolezza che ogni persona ha del proprio funzionamento mentale. Sebbene gli individui abbiamo soggettivamente l’impressione di conoscere e di controllare i propri processi mentali, ciò non è invece l’impressione che si ottiene attraverso la pratica sperimentale. Vi sono innumerevoli esempi che riguardano tutti i processi cognitivi: le figure illusorie nella percezione, la ricostruzione dei ricordi nella memoria, le euristiche nei processi di ragionamento, i processi motori e di orientamento spaziale, i processi di riconoscimento e di espressione emotiva. A un esame più attento, quasi tutti i processi di funzionamento mentale sono non consapevoli e spesso anche non conosciuti da parte dell’individuo.”
Al centro della tavola rotonda sugli Stati di coscienza ci sarà anche una riflessione sullo stato di coma, affidata al prof. Arrigo Moglia, membro della Commissione che, presso, il Ministero sulla Salute, indaga sugli Stati vegetativi e di Minima coscienza, per meglio indirizzare la discussione sul Testamento biologico in Parlamento.
“ Il coma, definito come “stato di areattività psicologica non suscettibile di risveglio – dice il prof. Moglia – è caratterizzato da assenza sia di vigilanza che di consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante. L’evoluzione di questa condizione può portare alla morte, al recupero della coscienza o evolvere verso altre due condizioni cliniche definite “stato vegetativo” e “stato di minima coscienza”. In entrambe queste condizioni il paziente è vigile, ma solo nello stato di minima coscienza si possono evidenziare comportamenti caratterizzati da interazione con l’ambiente circostante.
I potenziali evocati evento-correlati hanno messo in evidenza la presenza/persistenza di un grado di reattività cerebrale, in particolare dopo alcuni stimoli (l’ascolto del proprio nome o stimoli a contenuto emotivo), più evidente nei pazienti in stato di minima coscienza che nei pazienti in stato vegetativo. A nostro avviso rimangono ancora aperte numerose possibilità applicative della neurofisiologia clinica negli stati di alterata coscienza, per verificare soprattutto in che misura l’evidenza di attività cerebrali funzionanti ci permette di individuare una vera e propria coscienza.”

Un pensiero su “Alla scoperta del cervello e del suo funzionamento

  • pietro molfese

    Per esprimere un giudizio sullo stato vegetativo bisognerebbe seguire il paziente 24 ore su 24.Non dimentichiamo che si tratta di persone che sono comunque VIVE,e nonostante ognuno dica la sua,dei veri studi e ricerche su questa condizione di vita,non hanno portato dei risultati concreti,anzi si parla ancora di supposizioni.A prescindere da tutto,la persona va in ogni caso,assistita nel rispetto della dignità umana.Questo include un’assistenza totale,non apparente per giustificare le spese sanitarie.Nella maggior parte dei casi le aziende sanitarie non hanno il personale adeguato a questi casi,e alle famiglie tocca arrangiarsi.Questo è l’unico grande vero problema che comporta lo stato vegetativo.Le famiglie e i pazienti vengono abbandonati a sè stessi e quando i familiari si ribellano a queste situazioni incresciose,perchè chiedono aiuto alle istituzioni del territorio,vengono perseguiti penalmente.papà di un ragazzo in stato vegetativo da 10 anni.

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