Cultura

Tutti pazzi per Django

di Andrea Viola


Ammettiamolo: il cinema è pieno di maestri, di artisti della cinepresa, di poeti dell’immagine;

eppure il fermento che si crea intorno ad ogni nuovo lavoro di Quentin Tarantino non ha paragoni. Il re dell’eccesso e del citazionismo, l’amante di quel cinema nostalgico che mai rinuncia ad omaggiare, lo specialista di uno splatter così violento eppure esilarante è tornato; e come al solito, tutt’altro che in punta di piedi.

Si chiama Django Unchained  la nuova creatura e il suo arrivo (previsto per il 17 gennaio in Italia) sta generando un fenomeno mediatico che solo un film del ragazzaccio di Knoxville può scatenare; è la folle storia, ambientata negli Stati del Sud due anni prima della Guerra Civile americana, di Django, schiavo di colore che viene affrancato dal cacciatore di taglie Dott. Schultz. Distribuito nelle sale americane a partire dallo scorso 25 dicembre, l’ultimo film di Tarantino ha incassato nel solo fine settimana d’esordio ben 60 milioni di dollari sul suolo statunitense.

In realtà questo “southern”, come il regista preferisce definirlo nonostante si tratti di un western (ma ambientato nel sud degli Stati Uniti…), una capatina in Italia l’ha già fatta. Roma, 4 gennaio: tappeto rosso, pubblico impazzito e mitragliate di flash per Tarantino e il cast del film durante la première europea e la consegna del Premio alla Carriera all’amatissimo cineasta, fortemente voluto nella capitale dal direttore del Festival di Roma Marco Muller.

Ma l’arrivo in sala di Django Unchained è accompagnato quasi da un sospiro di sollievo da parte dei fan: mai produzione di un film fu così tormentata. Un casting estenuante, a partire dalla scelta del protagonista, passata da Will Smith a Idris Elba, da Terrence Howard a Chris Tucker, per poi toccare, finalmente, al premio Oscar Jamie Foxx; per non parlare di illustri rinunce dell’ultimo minuto (Joseph Gordon-Levitt e Sacha Baron Cohen). E con il montaggio del film terminato in extremis pochissimi giorni prima della presentazione del film ai membri degli Academy Awards, possiamo tranquillamente affermare che l’ultima fatica di Tarantino (ed è proprio il caso di definirla tale!) abbia fatto sobbalzare dalle sedie gli appassionati prima ancora di arrivare in sala.

Non c’è poi Tarantino senza polemica: nonostante un riscontro di pubblico estremamente positivo, il film ha sollevato un vero e proprio polverone di critiche da ogni dove, l’ultima delle quali arriva da uno Spike Lee indignato, a detta sua, dalla poca serietà con cui il tema della schiavitù è stato trattato.

In tutto questo turbinìo mediatico, tra interviste e comparsate negli show televisivi, Tarantino affronta anche altri argomenti, aggiungendo ulteriore carne al fuoco: si chiama Killer Crow ed è il titolo provvisorio del suo futuro progetto cinematografico che, inizialmente, doveva essere inserito come storia a parte nel geniale Bastardi senza gloria del 2009.

In attesa quindi di ammirare Leonardo Di Caprio, Jamie Foxx, Samuel L. Jackson e Christoph Waltz in Django Unchained, ci auguriamo che Killer Crow non costituisca l’addio al mondo del cinema di Tarantino: irremovibile sull’idea di non voler “diventare un regista vecchio” e convinto che “solitamente i peggiori film sono quelli a fine carriera” (come dichiarato in un’intervista rilasciata a Playboy), il cineasta americano potrebbe volersi fermare a quota 10 pellicole.

Chissà se però il ragazzaccio di Hollywood ha davvero voglia di scendere così presto dalla giostra…

 

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