Uomini ed elefanti?
di Irene Doda
Il racconto vincitore del concorso annuale “Inchiostro a Volontà” – che potete leggere sul blog o sull’ultimo numero di Inchiostro – narra la storia di Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa nel 2006 per le sue inchieste scomode sulla politica (specialmente militare) di Vladimir Putin. È una storia che indigna e commuove chi è vicino al mondo dell’informazione, e non solo.
È invece di ieri la notizia che la popolare attrice francese Brigitte Bardot ha annunciato di voler seguire le orme del collega Depardieu e chiedere la cittadinanza russa. Le motivazioni sono di ordine economico per Depardieu (la Francia di Hollande farebbe pagare troppe tasse, e “punirebbe” la ricchezza), e morale per la Bardot. L’attrice ha infatti ingaggiato una battaglia per due elefantesse dello zoo di Lione malate di tubercolosi, per salvarle dall’eutanasia. Ha affermato, inoltre, che Vladimir Putin è sempre stato tra i suoi leader preferiti per aver approvato una legge contro la caccia indiscriminata alle foche. Positivo, certo. Anche Hitler amava molto i cani. E questo la dice lunga sulla coscienza di certi animalisti, forse inconsapevoli, ignoranti, o semplicemente in malafede.
Le dichiarazioni della Bardot sono, se non un insulto, almeno orribilmente indifferenti nei confronti di Anna Politkovskaja e degli altri giornalisti, attivisti e cittadini russi che hanno rischiato e in certi casi dato la vita per la causa democratica. Non si tratta di moralismo, ma di una banale e fondamentale questione di priorità.
Come dissi tempo fa su Twitter: a volte, l’animalismo è una raffinata forma di misantropia… Cfr: “I like bears, because they eat people” (pagina Facebook). 😉