CulturaLetteratura

L’arte dello scrivere – Vuoi un palloncino? [7a puntata]

di Andrea Gobbato

 

Per questa settimana, invece che di tecniche narrative, mi piacerebbe parlarvi di un romanzo che qualsiasi aspirante scrittore, al di là del genere, dovrebbe leggere almeno una volta nella propria vita, facendo tesoro di ciò che questo libro ha da insegnargli: sto parlando di “IT” di Stephen King, il re indiscusso del brivido.

Immagino che la maggior parte di voi non abbia mai dimenticato il ghigno ferino di Pennywise, il diabolico clown che ha segnato una generazione intera di bambini; se lo ricorda sicuramente chi nei primi anni ’90 vide il film tratto dal libro: a me capitò quasi per caso alla tenera età di sei anni, e ancora adesso ho paura del pagliaccio di Mc Donald. Tirate voi le conclusioni.

La trama è incentrata su questa oscura creatura che vive nelle fogne, ricomparendo ogni trent’anni circa per nutrirsi di vittime innocenti, e su un gruppo di amici che ebbero già a che fare con Pennywise durante la loro fanciullezza, riuscendo a sconfiggerlo una prima volta, seppure non definitivamente.

Ma “IT” non è una semplice storia dell’orrore, è molto di più: lo stesso King la considera «la mia opera omnia, l‘esame finale». Dopo la pubblicazione, l’autore prese in seria considerazione l’idea di ritirarsi dal mondo della scrittura (nonostante non avesse nemmeno quarant’anni) perché «dopo IT, non c’era più niente da dire. Era stato raccontato tutto». Nel romanzo è quindi racchiuso tutto quello che lo scrittore ha imparato, una vera e propria enciclopedia sia sulla scrittura che sulla vita. Si tratta di un viaggio all’interno del cosmo, dell’universo nelle sue più piccole particelle, nelle nostre paure infantili che pensiamo di aver superato ma che invece sono sempre lì, latenti in qualche angolino oscuro della nostra mente, pronte a ghermirci quando meno ce lo aspettiamo.

Pennywise è  «un mostro che in realtà è tutti i mostri»: egli incarna tutti i mali del mondo, è la personificazione stessa del Male, la sua quintessenza. IT è un Male antico, radicato in profondità, che si ripresenta ciclicamente e che è impossibile distruggere. Un incubo talmente terribile che gli adulti della cittadina infestata hanno girato la testa dall’altra parte, preferendo far finta di nulla e scegliendo di convivere con questa entità oscura: una cosa purtroppo sempre molto attuale, anche senza dover fare troppe capriole nella fantasia.

L’altro grande tema del romanzo è quello dell’infanzia, un’infanzia che lentamente  sbiadisce col passare del tempo: i sette protagonisti, ormai adulti, si sono lasciati alle spalle la città natale e non ricordano quasi nulla della loro gioventù, nemmeno il terribile scontro con Pennywise e gli omicidi che segnarono quella lontana estate. Solo la telefonata del loro vecchio amico Mike, che li avverte della ricomparsa del clown assassino, riaccende qualche lampadina nel solaio dei loro ricordi. Ma ben presto i sette amici capiranno di non essere più in grado di affrontare IT: ormai sono grandi, il mondo degli adulti li ha costretti ad abbandonare le illusioni e le speranze della fanciullezza; come possono sperare di affrontare un essere sovrannaturale come Pennywise solo con la razionalità?

L’immaginazione è infatti un punto centrale del romanzo: Pennywise ne fa largo uso per sconvolgere la mente delle proprie vittime, assecondando le loro paure più recondite; ma si tratta allo stesso tempo del suo tallone d’Achille, perché la fantasia dei bambini non è ancora sfiorita col passare delle stagioni a tal punto da non poter più concepire l’impossibile. Ed è forse la fantasia l’unica arma che abbiamo a disposizione per affrontare e sperare di sconfiggere un Male così ancestrale e potente, in qualsiasi forma esso si manifesti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *