Attualità

È morto Giorgio Bocca, uno dei pilastri del giornalismo italiano

di Francesco Iacona

Ho conosciuto, giornalisticamente, Giorgio Bocca leggendo di tanto in tanto la sua rubrica Fatti nostri sul Venerdì di Repubblica. Nell’ultimo mese ho cominciato ad ammirare questo giornalista leggendo uno dei suoi libri: È la stampa, bellezza! La mia avventura nel giornalismo (2008); libro nel quale ripercorre la sua lunghissima carriera iniziata nel settimanale cuneese “La Provincia Grande” e proseguita al quotidiano partigiano “GL”, per poi approdare a giornali più prestigioso quali “La Gazzetta del Popolo”, l’“Europeo”, “Il Giorno” e “La repubblica”.

In questo libro Bocca racconta della sua esperienza da giornalista nei momenti più importanti della storia italiana e non: la guerra partigiana, la guerra del Vietnam, gli anni di piombo, le stragi della mafia, l’avvento nella politica di Berlusconi e Bossi. Ma racconta anche del suo incontro con personaggi illustri quali Enrico Mattei e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Non solo, perché non ha certo mancato di citare e descrivere con affetto il suo luogo d’origine: Cuneo e il Piemonte.

In quest’ultimo periodo, quindi, ho avuto il piacere di conoscere più da vicino uno dei più grandi giornalisti italiani dell’ultimo secolo, rappresentando, insieme a Indro Montanelli, Eugenio Scalfari, Enzo Biagi, Walter Tobagi e Oriana Fallaci uno dei pilastri del giornalismo italiano.

Non può essere vero, mi sono detto, quando poco fa ho appreso la notizia della sua morte proprio con davanti il suo libro che lo ritrae in copertina. Forse è uno scherzo del destino, una casualità. Mi ha colpito molto questa notizia, arrivata per giunta nel giorno di Natale.

Mi mancano 8 pagine del suo libro. Leggerle adesso avrà un sapore particolare. Diverso. Triste.

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