Attualità

Editoriale/ Prove tecniche di sopravvivenza

 

di Giovanni Cervi Ciboldi

 

La disillusione che aveva portato a considerare un esecutivo “presidenziale” come una possibilità remota nasceva dall’evidenza che solo le frange moderate sembravano disposte a non considerarlo un ribaltamento del volere degli elettori. Il voto rimane soluzione sovrana, ma il comune pensiero non è parso disposto a correre i troppi rischi che l’andare alle urne con l’attuale legge elettorale avrebbe comportato, e senza aver antecedentemente risolto le questioni che hanno appena provocato l’estinzione della più ampia maggioranza di sempre. Tra essi, il principale sarebbe stato l’affermazione di una maggioranza non abbastanza compatta da adempiere alle richieste europee, azzardo ancora maggiore dell’accettazione delle incognite che l’attesa per il voto avrebbe generato su mercati, da tempo in attesa di risposte rapide e accondiscendenti alle politiche comunitarie.
Ad estinguere i focolai di discordia nati sulle modalità di alleviare i dolori dello stato e risollevarne le sorti internazionali sopraggiunge allora un comitato di salute pubblica con la missione impossibile di tagliare la testa all’inerzia e all’inefficienza del sistema.
L’appoggio delle parti moderate al progetto Monti è obbligato dalla situazione economica di emergenza. La fiducia del parlamento offrirà al nuovo governo una legittimazione ex lege, abbastanza per rendersi tanto impopolare quanto efficace, dato il giro di vite che si spera imponga a molti settori della vita statale, con conseguente ed auspicabile riduzione della spesa. Liberalizzazioni e riforme strutturali che scontenteranno necessariamente gli araldi dell’immobilismo annidati sotto tutte le bandiere, il cui conservatorismo gerontocratico non ha tardato a rivelarsi inefficiente ed improduttivo.
L’effetto collaterale di questo avvicendamento sarà la possibilità di dare respiro a due partiti lacerati dalle divisioni interne, dati da una parte i Renzi, e dall’altra i transfughi.
Ora che con il tramonto di Berlusconi decade anche la sua funzione collante, potrebbe essere anche tempo per pensare a un pluralismo senza leader carismatici, in un orizzonte carente di personalità tanto forti da addossarsi il destino politico di un paese.
Nulla lascia spazio però ad un ottimismo preventivo, però. Il cammino è ancora buio, e per accendere una luce duratura sarà necessario conquistarsi rispetto e fiducia degli elettori e degli ambienti internazionali, sia politici che finanziari. Un riscatto che, sebbene difficile da ottenere nell’immediato, deve almeno essere parte della ristrutturazione. Che, è meglio ricordarlo, non dipende solo dall’Italia, ma anche dalla fiducia nell’Europa e nella sua moneta.
Perchè se il problema di questi giorni è stato Berlusconi, quello dei prossimi sarà ben più serio. E non ci sarà più nessuno a cui chiedere un passo indietro.

2 pensieri riguardo “Editoriale/ Prove tecniche di sopravvivenza

  • Osservatore Romano

    Già.
    Preparate la vaselina.

    Rispondi
  • Irene

    Sempre così delicato nei commenti, osservatore. Senza contare i notevoli contenuti.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *