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L’amore al tempo del tip tap

City of stars, are you shining just for me?”

È impossibile non leggerlo canticchiando, perché come molti ritornelli presenti nei musical, ti entrano in testa, e ci si ritrova con l’impellente bisogno di improvvisare coreografie tra i reparti del supermercato o in mezzo alla strada.

Questo è l’effetto che ha provocato nel pubblico La la land che si è aggiudicato sei Oscar tra cui miglior canzone originale per City of stars.

Ammesso che esista chi non abbia mai sentito parlarne, il film narra la storia di due sognatori che vogliono dedicare la vita alla loro passione più grande: Mia (Emma Stone) aspira a diventare attrice e per questo ha lasciato la sua vita tranquilla in Nevada per sbarcare a Los Angeles, mentre Sebastian (Ryan Gosling), talentuoso pianista jazz, spera di aprire un locale dove poter suonare la sua musica.

Una storia d’amore travolgente, questa volta non solo per una persona, ma per il proprio sogno e la propria passione, un amore che ti può far soffrire ma allo stesso tempo ti coinvolge pienamente. sei disposto ad abbandonare tutto e a fare mille sacrifici pur di veder avverato il tuo sogno più grande, quello che è nato per caso e ha condizionato tutta la tua vita.

Le musiche, i balli e l’atmosfera ricordano i musical vecchio stile, evidente è l’omaggio fatto dal giovane regista Damien Chazelle ai film musicali del passato e non solo.

Chi ha l’occhio più allenato avrà notato i richiami a Cantando sotto la pioggia, West side story, Grease, Moulin Rouge e i tentativo della Stone e di Gosling di imitare le iconiche scene di tip tap della coppia Fred Astairs e Ginger Rogers.

Una pellicola che piace anche a chi alla sola parola “musical” storce il naso, sarà per il giusto equilibrio fra canto-ballo-recitazione o perché dedicato ai sognatori… e chi non ha un sogno nel cassetto che spera di veder avverare nonostante le porte in faccia ricevute?

Anche Roxy Hart aveva un sogno, ed era davvero disposta a tutto, anche a uccidere. In questo caso non è un modo da dire, ma la trama di Chicago (di Rob Marshall), musical del 2002, con Renée Zellweger e Catherine Zeta-Jones, che vinse come miglior film agli Oscar .

Ambientato nel 1924 racconta di una corista, Roxy Hart, che sogna le luci della ribalta nei più celebri locali di Chicago, ispirandosi alla famosa Velma Kelly stella dei night club della città. Le due donne purtroppo non si incontreranno sul palco ma in galera, perché come dice l’avvocato difensore di entrambe Billy Flynn: “In questa città l’omicidio è una forma di intrattenimento!”

In questo film c’è il jazz, il tip tap e lo sfarzo degli anni ’20, che cosa si vuole di più da un musical? I più romantici noteranno sicuramente la mancanza di una storia d’amore ma in questo caso l’oggetto del desiderio non è una persona bensì il successo, che proprio come l’amore ti porta a compiere gesti irrazionali che possono produrre effetti non sempre positivi, anche se alla fine ti permettono di raggiunger l’obiettivo: “Chi sta in cima alla scala, sta in cima a tutto”.

Un film ironico e cinico, che mette in luce, tra un balletto e l’altro, il ridicolo bisogno di molti di voler apparire e non di voler essere.

Nonostante la presenza di canzoni coreografate che prendono leggermente il sopravvento sulla recitazione, riesce a catturare l’attenzione dello spettatore grazie alla coinvolgente (e sconvolgente) storia narrata.

In Moulin Rouge! (Baz Luhrmann, 2001) invece a muoversi a tempo di tip tap non sono i protagonisti ma il cuore dello spettatore. Gli amanti delle storie d’amore con questa pellicola avranno pane per i loro denti perché centrale è la passione che travolge uno scrittore squattrinato, Christian (Ewan McGregor), e l’étoile del Moulin Rouge, Satine (Nicole Kidman), nella Parigi del 1899.

Lei una cortigiana incapace di amare che cerca il successo vendendo il suo corpo, lui promotore degli ideali bohèmien di bellezza, libertà, verità e amore, due personalità opposte che si incontrano e insieme scoprono il senso del vero amore, lottando contro il perfido duca che vuole separarli a tutti i costi.

La particolarità di questo musical sta nella colonna sonora, non originale ma bensì insieme di rivisitazioni di canzoni celebri del panorama pop: Sparkling diamonds, Like a virgin e The show must go on.

Attraverso queste pellicole si compie un bellissimo viaggio che porta lo spettatore a rapportarsi con diverse forme di amore, dalla più pura alla più passionale, perché alla fine “la cosa più grande che tu possa imparare, è amare e lasciarti amare”.

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