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Internazionale.doc: Dead Slow Ahead (Mauro Herce, 2015)

Il primo lungometraggio dello spagnolo Mauro Herce (Premio speciale della giuria Ciné + Cineasti del presente all’ultimo Festival del Film di Locarno) configura lo spazio per una visione eminentemente immersiva. A bordo di una nave cargo, lo spettatore di Dead Slow Ahead partecipa dell’espropriazione di una meta, approdo definitivo dimessamente sospirato per il tempo di una telefonata di auguri ai propri cari da parte di un equipaggio fantasma. L’unica possibilità di attracco è infatti quella già destinata a un nuovo carico e, così, a una ripartenza, come in trappola di un moto perpetuo in mare aperto soltanto lambente la terra. Impegnato come direttore della fotografia lungo una decade prolifica di collaborazioni, Herce illumina con mano esperta la perdita del corpo cui sembra essere condannato lo sparuto gruppo di imbarcati. Questi, ridotti a voci, come echi risuonano nelle stive o, in dettaglio sulle mappe, appaiono, sagome mute, grazie a barbaglii ipnotici e spettrali: le immagini e il sonoro si presentano in ogni caso scompaginati e confusi, assimilati sotto il segno di una nuova presenza disumanizzata e artificiale. Un lavoro che sfugge alla definizione di documentario per la continua tensione alla contaminazione di un mondo immaginato, esperito (il regista viene a contatto con la realtà delle navi mercantili nella sua città, Barcellona) e restituito con sguardo distopico.

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