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In ricordo di Giulio

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A una settimana dal suo funerale, pubblichiamo due piccoli articoli che i professori Sigfrido Boffi e Mauro Carfora ci hanno inviato in ricordo di Giulio Rampa. Giulio era un vero talento della fisica. Laureato a pieni voti nella nostra università, stava conseguendo un dottorato all’Albert Einstein Institute di Golm, vicino Berlino, quando uno stupido scherzo del destino se l’ha portato via.  Abbiamo pensato che le parole dei suoi due relatori nelle tesi triennale e magistrale fossero il miglior modo per ricordarlo.

Quella mattina stavo per scendere a far lezione quando una collega con aria stravolta mi annunciò la tragica fine di Giulio: sono tornato indietro a prendere la sua tesi di laurea triennale dal titolo “Il principio di equivalenza di gauge” per poterla illustrare brevemente ai miei studenti nel ricordo di un loro compagno esemplare. Ho ancora negli occhi quel suo volto riccioluto quando venne a chiedermi di essere il suo relatore, tra il timido e il determinato: sapeva già quale argomento lo interessava. Durante il lavoro di tesi ogni tanto veniva ad aggiornarmi sulle letture fatte, una quantità di libri e di articoli scelti in autonomia su un argomento che presupponeva conoscenze superiori a quelle normalmente in possesso di uno studente di fisica al terzo anno. Riformulando la materia in modo originale e chiara, riuscì a condensare in meno di cinquanta pagine la trattazione dell’argomento, limitandosi a citare i dieci testi più significativi tra quelli letti. L’importante non era fare sfoggio di cultura, piuttosto era far capire al lettore l’analogia tra il principio di equivalenza della relatività generale, fondamentale per comprendere il ruolo dell’interazione gravitazionale, e il principio di equivalenza di gauge nel descrivere un sistema di particelle interagenti attraverso un campo esterno quale per esempio il campo elettromagnetico. Come ho saputo qualche mese più tardi parlando con lo zio, il suo desiderio di capire era fortissimo fin dall’infanzia e le sue letture scientifiche erano spesso argomento di conversazione durante le riunioni di famiglia, in cui con semplicità rendeva intuibili concetti difficili di fisica anche a economisti. Purtuttavia, era evidente, anche solo da un primo contatto, la sua capacità di cogliere tutti gli aspetti belli della vita quotidiana, con aria sorridente, scherzosa  e scanzonata. Il destino ha voluto fissare, come in una istantanea, “cotesta età fiorita”, questo giorno “d’allegrezza pieno, giorno chiaro sereno”.

Sigfrido Boffi

La sua intelligenza mi impressionò. Era un po’ di tempo che Giulio non passava a trovarmi, forse dallo scorso maggio, ma lo sapevo all’Albert Einstein Institute a Golm, vicino Berlino, a fare le cose che gli piacevano e che avevo contribuito a fargli apprezzare. Non vorrei dare l’impressione che tra me e Giulio ci sia stata una fitta corrispondenza, perché non sarebbe la verità. Sono un pessimo corrispondente.  Aveva seguito i miei corsi di relatività, e alla fine mi aveva chiesto   un consiglio per la tesi magistrale che pensava di fare fuori dall’Italia. La sua scelta, Parigi,  presso l’Istitute de Astrophysique, da  Guillaume Faye.  Mi scriveva “…Alla fine lavoro sul problema del moto di corpi estesi in relatività generale, vale a dire trovare le equazioni  del moto per un sistema con una struttura interna di momento angolare e quadrupolo… Non credo di avere il tempo di approfondire lo studio delle onde gravitazionali emesse da un sistema binario… che sarebbe una applicazione delle equazioni che ho trovato…”. Una tesi impegnativa, brillantemente sviluppata e che, come spesso succedeva con Giulio, aveva stimolato molte domande e poche risposte. Voleva quindi affrontare un dottorato di ricerca in Inghilterra:  Cambridge, o l’Imperial College a Londra,  gli sembravano le scelte giuste. Ne parlammo a lungo, e da parte sua sembrava trovare piacevoli queste lunghe discussioni, e il suo atteggiamento entusiasta  rafforzava  il mio interesse verso il suo futuro.  Raramente ho scritto lettere di presentazione così motivate come quelle che lo riguardavano. Tuttavia, come spesso accade, Cambridge alla fine non si rivelò la scelta più giusta. Le tradizioni inglesi possono aver ragione sulle menti più brillanti.  Mi scriveva “…In effetti per quanto riguarda il dottorato qui a Cambridge aveva ragione lei: qui non sono riuscito a parlare con nessun professore a proposito di un possibile PhD; sembra che non vogliano saperne prima dei risultati del Part III…” . Il Part III si riferisce ai famosi (famigerati?) “Tripos”, i test che a Cambridge sono necessari per accedere ai vari livelli di studi superiori.  In realtà, il luogo migliore per le ricerche di relatività generale qui in Europa (e probabilmente nel mondo)  non è Cambridge ma l’Albert Einstein Institute (AEI) a Golm, un ramo del Max Plack Institute.  Fui quindi molto contento quando, nell’aprile 2010, Giulio mi disse di aver  ottenuto una borsa di dottorato all’AEI, dove iniziò a lavorare, nel gruppo di Geometric Analysis and Gravitation, sui problemi che tanto lo appassionavano. Una passione interrotta brutalmente una notte, a Berlino, una città che amava molto. E in noi si insinua, come una nuvola sottile, un’amarezza profonda anche per le belle cose, pensate e  scoperte, che Giulio non potrà più raccontarci.

Mauro Carfora

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