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L’eterno femminino, tra memoria e scoperta

di Manuela Ragni

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Nonostante Pavia e i suoi musei siano dai più considerati noiosi e ripetitivi, ecco che puntualmente arriva la smentita.
Il 16 dicembre 2008 è stata inaugurata la mostra provvisoria dal tema romantico ed evocativo “L’eterno femminino – ritratti dell’800 e 900 dai depositi dei Musei Civici di Pavia”.
Allestita nelle sale dell’800 e della Donazione Morone, queste tele hanno come protagonista la donna, in un excursus temporale che copre più di un secolo e ci accompagna nella ricerca della femminilità: com’era, com’è cambiata, cos’è diventata.
Pittori di alto calibro, formatisi per la maggior parte nella scuola Civica di Pittura di Pavia, su commissione o per amore hanno eseguito ritratti di rara fedeltà e bellezza.
Tra le opere più notevoli ricordiamo “L’accusa segreta” di Hayez: una donna in nero, ammantata di mistero, nella Venezia dell’epoca romantica stringe tra le dita quasi livide una lettera anonima…chi denuncerà? E perché? Un mistero che i suoi occhi sfuggenti non svelano: tace per sempre, lasciando a noi la ricerca della risposta. Si cammina nella sala in penombra, e si arriva di fronte alla “Donna in Rosso”del pavese Pasquale Massacra, pittore maledetto e innovativo che morì a soli 30 anni, lasciando dietro di se opere che nella loro voluta incompiutezza ne rivelano il genio. La donna, così curata nei particolari del viso, volge lo sguardo lontano; sembra quasi sparire nella tela: il colore dello scialle degrada sempre più nel marrone dello sfondo…pare quasi dissolversi.
Nella sala successiva, siamo accolti da numerosi ritratti di nobildonne della Pavia bene di tanto tempo fa. Man mano che ci avviciniamo al 900, vediamo come cambia la raffigurazione della donna nell’immaginario dell’epoca. Da essere vivente idealizzato e mitologico, come nella magnifica tela “Giovinezza” di Giorgio Kienerk con tre dolcissime figure femminili di spalle dalla pelle perfetta e dall’incarnato delicato, si arriva a Tranquillo Cremona, alla Scapigliatura ed a Mario Acerbi.
Nelle loro opere, è evidente come la donna sia ripensata come un essere vivente perfettamente inserito nella realtà: i visi sono più duri, dalle espressioni più marcate. Gli atteggiamenti e le pose non perdono la loro dolcezza, ma hanno acquisito una naturale materialità. Pure i particolari degli abiti, prima così importanti perché denotavano l’appartenenza ad una data classe sociale, perdono la loro accuratezza: figura e paesaggio (che sia un semplice sfondo monocolore o una stanza) si integrano perfettamente e non è “chi sono” ma “quello che fanno” ad avere valore e rilievo.
Da segnalare due tele, che connotano appieno questa visuale: “Donna che legge il giornale” e “Donna che si accende una sigaretta”. Due gesti nuovi ed arditi che le accomunavano agli uomini, senza distinzioni. Queste  due ultime tele sono le raffigurazioni più vere di cosa si stava diventando. Forse l’anticipazione di cosa siamo diventate.
La mostra sarà visitabile fino al 5 aprile 2009.
I Musei Civici sono aperti dal martedì alla domenica, con orario continuato, dalle ore 10,00 alle ore 18,00. Il costo del biglietto è di 4 euro.

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