Cultura

Giorgio Faletti dice addio al thriller con “Tre atti e due tempi”

 

di Francesco Iacona

 

Giorgio Faletti è tornato. A solo un anno dall’uscita dell’ultimo romanzo (“Appunti di un venditore di donne”), il nome dello scrittore astigiano – uno dei maggiori rappresentanti del thriller italiano – torna ad occupare gli scaffali delle librerie con Tre atti e due tempi.

Nel pomeriggio di mercoledì 9 novembre l’autore ha incontrato i suoi lettori alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano. Ne ha raccontato la trama e alcuni aneddoti e, nonostante fosse acciaccato dall’influenza, non ha fatto mancare al suo pubblico alcuni siparietti divertenti, figli della sua indole umoristica e del suo passato da cabarettista.

Faletti spiega subito che questo è un romanzo completamente diverso dai precedenti: «I miei primi quattro romanzi sono dei thriller piuttosto sanguinosi. Con “Appunti di un venditore di donne” ho deciso di cambiare, non tanto per il genere quanto per l’ambientazione che per la prima volta è avvenuta in una città italiana. Mentre con “Tre atti e due tempi” ho deciso di dare un’ulteriore sterzata, poiché non è un thriller e il contesto è molto meno noir rispetto ai precedenti».

Non leggeremo più di cadaveri scorticati o di altre scene macabre, dunque: in questo romanzo non ci sono morti (il massimo a cui si arriva è un rapimento). La scelta è stata dettata sia dalla sua voglia dell’autore di cambiare, sia da esigenze editoriali; le stesse che gli hanno imposto un libro di sole 143 pagine, lunghezza esigua rispetto ai precedenti (bisogna anche precisare che per la prima volta Faletti ha pubblicato con un nuovo editore: Einaudi, anziché Baldini Castoldi Dalai).

«La storia che ho scritto non è un thriller – spiega Faletti – ma è raccontata come se lo fosse. Cioè con la stessa intensità e lo stesso ritmo narrativo di un thriller, in modo che il lettore sia invogliato a “divorarne” le pagine». Racconta, inoltre, di essersi avvicinato a questo “non thriller” con un po’ di apprensione, chiedendosi in che modo i suoi lettori potessero considerare questo romanzo: «Io vorrei che i miei lettori si affezionassero non al genere ma alla storia in sé».

Qualcuno, perciò, potrebbe rimanere deluso. Infatti, rispondendo a una domanda rivoltagli dal pubblico confessa che: «in questo momento non ho la più pallida idea di cosa sarà il prossimo romanzo. Ma ammetto che non mi dispiacerebbe scrivere una storia d’amore, sentimento della vita umana che è un po’ il contraltare di quello che ho scritto fin’ora». Perciò, da ora in poi il pubblico forse dovrà confrontarsi con un Faletti diverso.

Tema centrale del romanzo è una partita di calcio e il protagonista è il magazziniere di una piccola squadra piemontese che, dopo anni altalenanti tra serie B e C, si ritrova a giocare i play off per salire in Serie A: «Lo spunto mi è arrivato con la recente promozione del Novara nella massima categoria».

La storia si svolge in una cittadina di provincia completamente inventata «a tal punto che non la nomino mai».

Lo scrittore racconta che ambientare un romanzo in provincia è stato più facile: «Vivendoci, è il contesto che conosco meglio e per questo la storia assume dei tratti autobiografici. “Appunti di un venditore di donne” è collocato nella Milano degli anni ’70, quella dei miei esordi e quindi non ho avuto grossi problemi. Ma per scrivere gli altri romanzi è stato più difficile perché sono dovuto andare negli Stati Uniti per documentarmi».

Come ultimo argomento Faletti spiega il significato del titolo “Tre atti e due tempi”: «La storia si svolge tutta i una giornata e l’evento principale è una partita di calcio. Perciò ho voluto assegnare come titolo qualcosa che ricordi la suddivisione temporale della partita. Per “tre atti” intendo il pre-partita, l’intervallo e il post-partita; mentre i “due tempi” sono il primo e il secondo tempo della gara».

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