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Come sarà il vostro primo anno da studenti fuori sede?

Come sarà il vostro primo anno da studenti fuori sede? Caotico.

Non spaventatevi perché, come si dice, c’è la quiete dopo la tempesta.
Per svariati motivi si decide di andare a vivere “all’estero” (perché è cosi che ci si sente) in quella che sarà un’apparente indipendenza accompagnata da mille e mille profitti nel contempo. La base sicura viene abbandonata per mettersi alla prova, per ragioni logistiche inerenti ai test di ammissione o ancora per le possibilità che quella determinata università offre, ma c’è un filo comune per molti di noi: allontanarsi dai genitori. Gli esseri umani che rimpinzano il conto in banca ogni mese e ci vedono sempre più deperiti rientrando per le vacanze nonostante mesi e mesi di cibo spazzatura.

Eh si, Pavia è anche questo… Una città universitaria e una città fast food in cui puoi trovare più kebabbari che biblioteche. Vivere qui è diverso, la città a tratti festaiola e molto tranquilla durante il giorno vi permetterà di abituarvi facilmente alla routine di lezioni, caffè al bar della centrale, aperitivi in Piazza e serate che si concluderanno puntualmente con canzoni intonate sulle scalinate del Duomo.
Sarete attratti dalle svariate attività dei collegi e dalle loro super feste estive a cui è impossibile non partecipare; passerete, vostro malgrado, mattine tra le coperte in hangover prepotente invece di dedicarvi alla preparazione di esami; faticherete per creare un buon connubio lezioni-serate (in quanto ingredienti fondamentali di questa sfida saranno da una parte ottime capacità manageriali e forza di volontà e dall’altra premurosi colleghi pronti a rimettervi in sesto), tra informazioni perse e appunti non presi, permettendovi di arrivare indenni alla fine dell’anno.
Sembra una mission impossibile, ma la numerosità degli studenti iscritti all’UniPv testimonia l’alta percentuale di sopravvissuti.

Ricordate le leccornie cui siete abituati? Dimenticatele, in cucina diventerete un ibrido tra Benedetta Parodi e Giovanni Mucciaccia dove l’idea di piatti ideati e pregustati durante la giornata saranno concretizzati in imperiti art attack le cui cause si elencano in quattro punti: il mini-cucinino gentilmente concesso dal vostro proprietario, rudimentali strumenti abbandonati dai precedenti coinquilini ormai plurilaureati, le scarsità finanziarie e la facile reperibilità di take away ad ogni ora del giorno e della notte.
E’ grazie a quest’ultimo punto che molti sono riusciti a laurearsi e, cercando di fare previsioni a lungo termine, credo verranno inseriti nei ringraziamenti di ciascuna della nostre tesi universitarie.

Cibo e serate a parte, il primo anno da fuori sede sarà interessante sotto altri punti di vista. La rete di persone conosciute costituirà la solida base del vostro futuro, un percorso che molti vivono troppo singolarmente a mio parere; infatti, oltre a corsi e contenuti, la vita universitaria è fatta di stimoli ed è per questo che viverla a pieno in ogni sua forma di attività, iniziativa o condivisione può fare la differenza. Non ha senso essere studenti passivi, la sperimentazione al fine di comprendere quale sia il proprio posto all’interno dell’ateneo vi sorprenderà: conoscere tipologie di individui differenti e rendersi conto di quali facciano per voi, scoprire che capacità possedete e in che misura, esplorare nuove prospettive dalle quali poter comprendere nuovi argomenti, toccare con mano la gestione sottostante e moltissime altre sfaccettature di questo percorso. Solo in questo modo potrete, a mio avviso, dire veramente di aver fatto l’università ovvero entrando a far parte del sistema senza più assorbire con indifferenza.

Il passare dei mesi, riassumendo, vi renderà abbastanza esperti da mettere ordine nel caos iniziale o meglio a poco a poco, se non sarete troppo storditi dall’alcol, temprerà lo stato di matricola che si avvicina alla conclusione di un fantastico primo anno da fuori sede; tralasciando il numero di esami superati o di corsi frequentati, nonostante varie fisiologiche peripezie, sarete almeno in grado di gestire una lavatrice senza far concorrenza ad un daltonico o di pagare bollette nelle poste affollatissime di autoctoni pavesi.

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