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Conosciamoli meglio: prof. Donatella Bolech

di Stefano Sette, Rita Petrassi e Francesco Iacona

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È ufficiale. Sarà Pavia – che con il sole è ancora più bella – saranno i viali alberati, sarà la vita da universitari, ma stiamo talmente bene qui, che abbiamo deciso di mettere a rischio la nostra laurea, ponendo ad alcuni simpatici professori domande “scomode”, ma divertenti. Oggetto delle interviste? Loro – che spesso guardiamo con diffidenza e timore – il loro passato da universitari (chi lo sa, magari erano un po’ sballati come noi!), i loro ricordi più belli, il loro entusiasmo. Abbiamo deciso di abbattere quel muro che ci divide dai nostri (cari) professori. Insomma, un “conosciamoli meglio” in piena regola. Siete pronti? Dopo, forse, non sarete più gli stessi. O meglio…LORO non saranno più gli stessi!

P.S. Un ringraziamento speciale ai professori che si sono prestati a questa simpatica intervista concedendoci qualche minuto!

A partire da oggi, pubblichiamo le interviste complete ai professori che vi avevamo promesso sul numero Simpatico!

Intervista alla Prof. Donatella Bolech, docente di Storia dell’Integrazione presso la facoltà di Scienze Politiche

Inchiostro: In cosa si è laureata?

Prof. Bolech: Mi sono laureata in Scienze politiche – Storia delle relazioni internazionali.

Dove si è laureata?

Qui a Pavia.

Ricorda la peggior figuraccia della sua carriera universitaria?

Sinceramente non me ne ricordo nessuna, perché la mia carriera universitaria è stata piuttosto semplice. Sono stata migliore come studentessa universitaria che come studentessa di liceo. E devo dire che ho trovato più facile l’università del il liceo.

Qual’era l’esame più odiato?

Per me Statistica.

Quello più difficile?

Forse Statistica.

Quello che le è piaciuto di più?

Mi sono piaciute di più le storie in generale, in particolare Storia delle relazioni internazionali, nella quale mi sono laureata.

Una serata tipo da studentessa universitaria?

Siccome ero di Pavia la mia vita da universitaria è stata atipica. Frequentavo le lezioni: eravamo in pochi, quindi era come andare al liceo. Eravamo iscritti in 40 e di frequentanti regolari ce n’erano 25, per cui ci vedevamo molto durante la giornata. Poi io, essendo Pavese, uscivo con i miei amici di sempre.

Una serata memorabile del periodo in cui studiava?

Non ne ricordo, sono passati tanti anni.

Il voto più basso che ha accettato?

27, in Statistica.

Da docente ha mai incontrato allievi strani o curiosi?

No, devo dire che sono stata fortunata. Ho avuto magari qualche alunno che sembrava poco interessato però non ho mai avuto problemi durante le lezioni. Ho avuto problemi soltanto con un laureando, non per causa sua ma del padre, che s’intrometteva troppo nell’attività del figlio e pretendeva di seguire personalmente la preparazione della tesi. Ho dovuto prendere posizione e minacciare che non avrei più seguito la laurea del figlio. Quello è stato l’unico momento sgradevole, perchè devo dire che i miei studenti sono sempre stati educati e rispettosi.

Ci sono aneddoti particolari della carriera da studente e/o docente?

Mi sono laureata nel ’69 e ricordo, in particolare, come periodo brutto la fine del ’67 e l’inizio del ’68, quando sono cominciate da noi le prime occupazioni e si è rovinato il clima tra gli studenti. Prima di queste contestazioni eravamo tutti amici, pur avendo idee politiche diverse, mentre con le prime occupazioni abbiamo cominciato a dividerci: la politica è diventata un elemento di rottura ed è venuto meno quel clima di collaborazione e di amicizia che era stato caratteristico dei miei primi due anni di Università. Da docente, la mia carriera è proseguita qui, tranne cinque anni all’Università di Sassari, dove mi sono trovata molto bene.

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