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#WildWest – 5 • Età aurea: Howard Hawks e il “Western personale”

#WildWest • Il Cinema Western passo passo, nella rubrica di Samuele Badino. 5° episodio. La parabola Western dell’eclettico Howard Hawks, dal ’35 al ’70, e il suo capolavoro Un dollaro d’onore (1959). Clicca qui per scoprire tutti gli articoli.


Per completare il panorama sul Western classico non si poteva assolutamente escludere Howard Hawks, regista poliedrico e abilissimo che riuscì ad incarnare al meglio l’epoca apice di Hollywood, comprendendone i gusti e i bisogni, e reinterpretandoli secondo la sua propria, personalissima e prorompente autorialità, attraversando tutti i generi, dal noir al gangster – Scarface (1932) è suo –, dal film di guerra alla fantascienza – La cosa da un altro mondo (1951) –, fino alle commedie e – fortunatamente, o non ce ne occuperemmo qui – ai Western.

5 - barbary coastLa sua parabola nel West fu molto lunga: iniziò da Barbary Coast – La costa dei Barbari (1935), con cui si provò nel genere, mettendo in scena una sorta di gangster-movie nell’ambientazione di una San Francisco Wild West. Venne poi The Outlaw – Il mio corpo ti scalderà, dalla storia complicata: girato nel 1941 non poté essere completato fino al 1943, e venne rilasciato solo tre anni dopo, a causa della censura. Infatti la storia – piuttosto canonica – che vede coinvolti i personaggi più celebri e ricorrenti del genere (Pat Garret, Doc Holliday e Billy The Kid) non è altro che un pretesto per un film che ruota attorno al sensuale e procace corpo della ventiduenne Jane Russell, che con questo film debutta, decreta il proprio successo e dà un’impronta definitiva alla sua carriera. Il contenuto “sessuale” della pellicola portò la stessa ad essere giudicata così controversa da non permetterle di sbarcare in Italia fino al 1949, mutilata per altro di ben 11 minuti.5 - the outlaw

Nel 1948 Hawks firma Red River – Il fiume rosso, una sorta di rilettura in chiave moderna de Gli ammutinati del Bounty, in cui un vecchio cow-boy – interpretato dal nostro affezionatissimo John Wayne – si imbarca in un viaggio di 15 anni per spostare la propria mandria, ma, preso da arroganza e cinismo, si vede soffiare la carovana da un giovane (Montgomery Clift), da lui stesso adottato anni prima. Hawks si rifa al periodo dei grandi allevatori di bestiame (figure tipiche del West)5 - rio lobo inserendovi temi a lui particolarmente cari: il professionismo know-how, i contrasti generazionali, la figura della donna furba ma salvifica, i difficili rapporti tra consanguinei. The Big Sky – Il grande cielo (1952) è forse il meno riuscito dei suoi Western, con una trama piatta che cerca, forse, di ricalcare il successo riscosso con Red River qualche anno prima, e perfino questo grande cielo non si vede: il film è in bianco e nero.

Rio Bravo – Un dollaro d’onore (1959) merita qualche attenzione in più, a differenza dei due titoli successivi – El Dorado (1966) e Rio Lobo (1970) – che riprendono lo stesso identico schema e mostrano (anche in virtù di questa ripetizione) una certa stanchezza nel genere, una mancanza di passione, non riuscendo in definitiva a tenere il passo con i tempi, tenuto conto inoltre che l’era di Leone era già iniziata (clicca qui per approfondire).

Le curiosità sul capolavoro del ’59 iniziano dalla confusionale traduzione del titolo: nel 1950 John Ford aveva diretto una pellicola intitolata Rio Grande (qui approfonditi i primi lavori di Ford), che venne però senza ragione alcuna distribuita qui nel Bel Paese come Rio Bravo”, compromettendo quindi nove anni dopo l’uscita del film di Hawks, che titolava originariamente, appunto, Rio Bravo”. Il problema venne abilmente – ma visibilmente – aggirato dandogli un nome tutto nuovo: Un dollaro d’onore”. Il regista qui applica al canovaccio del film d’azione alcuni temi umanisti tipici del proprio Cinema: la redenzione degli ultimi, la solidarietà che si genera tra un gruppo di persone in pericolo, il professionismo. Con una struttura narrativa d’alto livello ed uno stile semplice quanto profondo, Hawks firma il suo capolavoro. Non a caso ne rimase affascinato John Carpenter, che, nel 1976, lo rileggerà nel suo Distretto 13 – Le brigate della morte (Assault on Precinct 13).5 - rio bravo

Memorabili i primi quattro minuti del film, del tutto privi di dialogo, in cui il regista riesce a delineare magistralmente i tratti fondamentali dell’intera vicenda ballando tra il punto di vista della macchina da presa e quello dei protagonisti. La presenza della camera è sempre forte, fin nella folgorante sparatoria finale, dove sembra rimarcare persino le5 - rio bravo 1 linee del set. Hawks e Wayne sembra vogliano, nemmeno troppo inconsciamente, rigirare un Western che a loro proprio non era piaciuto: Mezzogiorno di fuoco (clicca qui per approfondire), quasi a volerlo cancellare. I tempi dilatati all’estremo, la preferenza agli interni sugli spazi esterni, principi del genere.

Il cast è indimenticabile: Dude, un Dean Martin definitivamente attore, ci regala sequenze memorabili – il dollaro nella sputacchiera, il whiskey riposto dal bicchiere nella bottiglia, senza tremolio alcuno –, oltre che un piacevole duetto canoro con Ricky Nelson, il giovane Colorado, simbolo della Nuova America, indecisa tra individualismo opportunista ed altruismo. Ben delineate poi, rispettivamente in un ambito comico e sentimentale, le figure del vecchietto brontolone e salvifico Stumpy (Walter Brennan) e di Feathers (Angie Dickinson), una donna alla Hawks, affascinante e misteriosa, con un passato torbido e un futuro redento. E poi l’immancabile John Wayne, il pistolero di buon cuore. In Un dollaro d’onore è esemplare la rigorosa geometricità ed efficacia delle scene d’azione, sebbene ad un primo disattento sguardo possa sembrare una forma di Cinema complessa, qui si riesce a rendere ogni sequenza, ogni taglio di montaggio, ogni movimento di macchina di una semplicità e di una naturalezza assolute e quasi disarmanti.

5 - rio bravo 2


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