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Way to Santiago #2: I segni lungo la via

In Spagna il Sole può essere molto caldo; in alcune regioni, in particolari periodi dell’anno, può essere cocente, esattamente come quando si va al mare nelle zone più a Sud del nostro Paese, con la differenza che lì lo è anche dove del mare non c’è traccia. In Spagna, in Castiglia, il 20 di agosto… fa caldissimo! Un caldo torrido di quelli che a malapena ti lasciano respirare, ti cospargono il corpo di goccioline di sudore e costringono a cambiare maglia almeno tre volte in poche ore.

Queste sono le sensazioni che abbiamo provato scendendo dal pullman una volta arrivate nella stazione di Leòn: ci si è letteralmente bloccato il fiato. Dopo cinque ore di autostrada in mezzo ai campi brulli, circondate da tutte le sfumature possibili di giallo, arancio e rosso eravamo finalmente giunte a destinazione piombando rumorosamente in una città addormentata. Di domenica, in Spagna, in Castiglia, a Leòn, in giro per le strade più periferiche non si trova anima viva, nemmeno per chiedere indicazioni. E noi, senza sapere nemmeno dove collocare i punti cardinali, dove fosse il centro città, cercavamo un “tetto” per riposare e magari mangiare qualcosa. Non vedevamo altro che case e vie totalmente anonime, fino a che, guardando a terra, non abbiamo trovato una mappa della città. Con una crocetta tracciata in un punto preciso, nei paraggi di quello che sembrava essere il centro storico. Lì ci siamo recate, e lì abbiamo trovato un albergue, un ostello per pellegrini. Quel segnetto sulla cartina ci aveva condotte a destinazione senza che sapessimo nemmeno quale fosse.

Sulla strada per Santiago di segni da seguire ce ne sono tanti, a partire dalle freccette gialle, dipinte ovsegno1unque e che indicano la giusta via, quale diramazione scegliere al prossimo bivio, se salire una scalinata o proseguire in discesa costeggiando la strada. Finché si sta sulla via del Cammino, c’è la certezza che perdersi sia impossibile; anche nel più sperduto e deserto tratto del percorso, basta cercare per trovare “il segno”. Bisogna solo fare pratica e imparare a guardare attentamente dappertutto: su rocce e muretti, quando si cammina in sentieri sterrati; sugli alberi quando si affronta un tratto boscoso; su pali, muri e marciapiedi quando si passa da una città. C’è sempre la certezza che, anche se momentaneamente invisibile, il “segno” apparirà; che sia una freccetta gialla, una stella stilizzata o una conchiglia. Come già IMG_20170821_081508accennato nella scorsa puntata, infatti, proprio dall’espressione “Campus Stellae”, campo delle stelle, il luogo dove il corpo dell’apostolo Giacomo sarebbe stato trovato e dove è poi sorta la città, è derivato il nome Santiago (San Giacomo) di Compostela (Campus Stellae), e quindi la stella gialla su sfondo blu è diventato uno dei simboli del cammino. La conchiglia, detta concha in spagnolo, è un altro dei simboli di derivazione storica e tradizionale: nel Medioevo i pellegrini una volta giunti all’ultima tappa del Cammino (che ricordate, non è Santiago, ma Finisterre, a strapiombo sull’oceano e dove si credeva un tempo che finisse il mondo), raccoglievano dei gusci di capesante che cucivano su cappelli e indumenti in testimonianza del loro pellegrinaggio. Questa tradizione rimane oggi, tant’è che all’inizio del proprio percorso ciascun pellegrino si munisce della sua conchiglia che attacca allo zaino e durante il tragitto, va alla ricerca delle piccole conchiglie di bronzo scolpite lungo i marciapiedi delle città per segnare la “retta” via.

Le tre del pomeriggio, un pomeriggio spagnolo infuocato, a una decina di chilometri da Assegno2torga, tappa della giornata; un sentiero sterrato, di terra rossa, sterpaglie e rovi arsi dal Sole tutti intorno. Arrivate a una grande diramazione ci rendiamo conto di non sapere dove andare. Di muretti, rocce, marciapiedi… neanche l’ombra. In realtà di ombra proprio non ce n’è, e il caldo, i raggi del Sole, a quell’ora sono fastidiosi, e inibiscono forze fisiche e mentali. In quei momenti vorresti solo capire quale ramo scegliere e camminare per arrivare il prima possibile a destinazione, ma perdi ogni speranza quando non c’è nessuno attorno né tantomeno indicazioni. Eppure le freccette compaiono sempre, dove sono le stramaledette conchiglie, dove i cartelli con le stelle? Per la seconda volta in pochi giorni, guardare in basso per lo sconforto diventa provvidenziale: a terra una freccia realizzata con tanti sassi tondi, mimetizzata quasi col sentiero, indica di proseguire a destra. Lo sapevo! Sul cammino perdersi è impossibile; è come se qualcosa intervenisse nei momenti di difficoltà e ti guidasse fino all’arrivo seminando indizi quasi impercettibili qua e là, e facendo in modo di farteli trovare.

Più avanti, a pochi chilometri dall’arrivo, una frase, quasi un mantra perfetto per quel momento, riportata su una sequenza di pietre spigolose: “With hope in your heart, and you’ll never walk alone”.

Credits:

foto copertina by artspecialday.com

foto articolo by Camilla Figini 

Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

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