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Volontariato: volontà di aprirsi al prossimo

Quando si pensa che offrire parte del proprio tempo libero in aiuto al prossimo sia la strada giusta per il migliore arricchimento personale, si può dire di essere persone “complete”. Il denaro, inutile affermarlo, è indispensabile per la sopravvivenza, tuttavia un susseguirsi di giorni monotoni, in cui si acquista e si consuma senza interagire a un livello più profondo con la comunità non regala che soddisfazioni effimere.

Il mese scorso è caduto l’anniversario della fondazione di una delle forme di volontariato forse più note a tutti e importanti in Italia: la Croce Rossa. Quale sia la sua funzione dovrebbe essere noto a tutti, in quanto svolge un ruolo cruciale per la salvaguardia della vita umana: “Prevenire e alleviare la sofferenza in maniera imparziale, senza distinzione di nazionalità, razza, sesso, credo religioso, lingua, classe sociale o opinione politica, contribuendo al mantenimento e alla promozione della dignità umana e di una cultura della non violenza e della pace”.

La C.R.I. nasce dall’idea di un giovane filantropo svizzero, Jean Henri Dunant, che si trovava nel territorio a sud del lago di Garda, durante la II Guerra d’Indipendenza, quando a Solferino e a Castiglione delle Stiviere caddero molte vittime e non si contarono i feriti. Nella seconda località erano presenti una struttura ospedaliera e una fonte per rifornirsi di acqua, ma la situazione era comunque insostenibile a causa del troppo tempo impiegato per trasportare i circa 9mila sofferenti. La sanità in ambito militare si mostrava altamente disorganizzata e lo studioso Dunant propose un nuovo modello di soccorso, costituito da squadre di medici e infermieri che, con mezzi di trasporto rapidi, avrebbero facilitato le cure e, di conseguenza, salvato più persone.

Oggi è possibile diventare volontario per la Croce Rossa nel distaccamento più comodo in base al luogo di residenza e imparare a svolgere tante mansioni diverse, dal semplice centralino agli inizi, fino agli interventi per emergenze e la guida dell’ambulanza. Il tutto a contatto con tanti altri giovani e con persone che grazie all’esperienza pluriennale possono insegnare tanto a chi si approccia a questo mondo complesso, ma stimolante.

Ognuno di noi ha un’idea personale di volontariato ed è corretto che la spenda nel modo più opportuno: da centri di ritrovo per fasce di età giovanili  a strutture dedicate ai malati o agli anziani, solo per citare gli esempi più comuni. Soprattutto nelle grandi città, le possibilità sono numerose e, grazie anche alla possibilità di attingere informazioni attraverso il Web, la facilità di cercare quella che più si addice alla nostra personalità è ridotta ai minimi termini.

Per quanto riguarda la mia opinione non parlo soltanto “per sentito dire”, ma custodisco frasi, fotografie e video che testimoniano quanto utile e gradita sia stata la mia esperienza, non solo a me stessa, ma anche ai bambini di cui mi sono occupata sia in aspetto formativo sia ludico, in una realtà oratoriale. Ho iniziato per aprirmi verso gli altri con il mio carattere da timida quindicenne, tuttavia in poco tempo ho iniziato a sentire già un miglioramento interiore e, di conseguenza, esteriore. La prima generazione a cui insegnai il catechismo, ora, frequenta l’università e ricorda con dolcezza quelle ore trascorse attorno a un tavolo a cercare di capire i primi “perché” della vita: io li ascoltavo con attenzione e con un sorriso, soddisfacendo quelle innocenti domande con la mia pure giovane esperienza. E ogni volta uscivo da quell’aula arricchita di un’energia che valeva molto più del denaro.

Spendere parte del proprio tempo libero per aiutare gli altri può portare numerose conseguenze positive: dall’allargare la cerchia delle relazioni al comprendere più a fondo se stessi, scoprendo magari nuove potenzialità. Non meno rilevante, noi giovani possiamo inserire queste esperienze nel fatidico curriculum, quel pezzo di carta che in fin dei conti rappresenta una fotografia di noi stessi. Inutile ribadire quanto oggi sul posto di lavoro si cerchino persone appassionate, con tante esperienze alle spalle, seppure non retribuite, che sappiano stare a contatto con gli altri e siano pronte a donare la propria disponibilità a chi ne ha più bisogno.

Oggi, “condividere” è un verbo che utilizziamo spesso nel gergo informatico: perché non metterlo in pratica nella vita di tutti i giorni? Il risultato è una soddisfazione impagabile. Provare per credere!

[foto da informagiovani.fe]

 

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