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#ViveOggi: 19 Febbraio, Federico del Prete

Quando pensiamo alla mafia, pensiamo quasi subito e sempre a scenari di violenza da strada, corruzione nelle alte sfere e spaccio di merce proibita quale droga e armi. Una delle ragioni del successo delle organizzazioni criminali nel tempo e nello spazio tuttavia, per non dire la ragione principale, è il sapersi affermare prima di tutto nelle piccole (si fa per dire) realtà quotidiane. Lo sanno bene ad esempio i venditori ambulanti che spesso si vedono al centro di contese territoriali non raramente risolte da boss di quartiere, guidati da precisi interessi economici. A tale proposito vale la pena citare la storia di Federico del Prete.

Federico del Prete era un venditore ambulante e sindacalista campano. La sua è notoriamente una zona di mafia, un territorio che attraversa tutta la provincia di Napoli (una su tutte Frattamaggiore, suo luogo di nascita) e di Caserta (Casal di Principe dove sarà ucciso). La sua storia è fatta di denunce, coraggio e buste di plastica. Cominciamo dalle ultime: le buste di plastica, proprio quelle che si usano ancora in qualche mercato e nei supermercati per raccogliere e trasportare la spesa, sono il principale affare dei boss nei mercati rionali. Buste di plastica che i venditori ambulanti sono costretti a comprare a 5€/Kg, quando invece acquistati direttamente alla fonte costerebbero meno di un euro e mezzo. Il racket dei mercati rionali era questo. Buste di plastica vendute a peso d’oro. Nessuna droga, nessun’arma, solo una comunissima merce venduta a caro prezzo. Tra i vari estorsori di questo vero e proprio racket c’era anche tale Matteo Sorrentino, nientemeno che un vigile urbano, un rappresentante delle Forze dell’Ordine. Federico non ci sta e qui entra in scena il coraggio. Sceglie di denunciare Sorrentino per il reato di estorsione presso il mercato di Mondragone (provincia di Caserta) e questa denuncia varrà al vigile un processo presso la seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il processo si sarebbe dovuto tenere il 19 febbraio 2002. La sera del 18 febbraio Del Prete venne freddato da cinque colpi di pistola, esplosi da Antonio Corvino, il quale sette anni dopo, pentito, ammetterà l’omicidio.

La storia di Del Prete ricorda troppo da vicino quella di un altro venditore ambulante che già abbiamo trattato: Pietro Sanua. Entrambi provenienti dal mondo dei mercati di strada ed entrambi uccisi per il loro coraggio e il loro senso civico. Quella della mafia con il mondo della vendita ambulante è un rapporto fatto a volte di connivenza, a volte di vera e propria sudditanza, ma capita a volte che alcune persone con la schiena dritta scelgano di resistere alle organizzazioni criminali e contrapporvisi, pagando un caro prezzo. Non c’è dubbio quindi che anche nel settore della vendita ambulante la criminalità organizzata abbia affondato i suoi artigli. I dubbi sorgono quando un governo sceglie di “combattere la mafia” puntando al contrasto dell’attività abusiva come azione di facciata. Ne è un esempio il pugno duro del Ministro Salvini contro i venditori ambulanti da spiaggia di questa estate. Attività di facciata volta da un lato a racimolare consensi a livello popolare, dall’altro a rendere impossibile la vita a chi già è sfruttato dalle associazioni criminali. Ma va bene così: le spiagge saranno state sicuramente più sicure grazie a questo giro di vite e le mafie si saranno viste costrette a cambiare giro d’affari, magari puntando su altra merce come armi, droga o degli insospettabili sacchetti di plastica.

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