Pavia

Vita senza bici

Se, quando cercavi casa, hai scartato un appartamento vicino a università/locali/Esselunga perché il regolamento di condominio non permetteva di tenere biciclette nel cortile, allora puoi immaginare lo shock nel tornare dove era parcheggiata la tua bici e nel trovarci il nulla.

I più fortunati trovano catenaccio e ruota ancora attaccata.

I meno fortunati -alzo la mano- non trovano niente e di shock ne hanno due: il secondo perché la prima reazione è sempre la negazione («Dai, l’avrò lasciata più in là») e invece nada, è andata.

E mentre fissi quel nulla aspettando che il flusso ematico torni normale, realizzi quanto fosse bella quella bici comprata a 35€ nella dubbia rimessa davanti alla stazione, che ovviamente adesso è chiusa.

Certo, anche su internet se ne rivendono tante, e magari trovi proprio la tua.

Ma ormai è chiaro che la bici è un investimento a perdere a Pavia e provi a rifarti una vita senza.

Siccome l’appartamento in centro l’hai sacrificato e con quello ti sei giocato la possibilità di spostarti a piedi, bisogna prendere il 3.

Alla fermata si deve andare con un certo anticipo, perché se diluvia e se hai cose importanti da fare è probabile che l’autobus sia così pieno da non fermarsi.

Se è una bella giornata (nel senso pavese dell’espressione) riesci a salire, però spesso finisci al centro della calca, che è una specie di occhio del ciclone: sei relativamente poco schiacciato, ma non hai appigli.

Quindi sai che almeno per le prossime due, tre fermate la probabilità di rimanere in piedi dipende da quanto sei portato per il surf.

Quando piove invece, il problema è orientarsi. Tra vetri completamente appannati e ressa, l’unica cosa da fare è guadagnare un posto vicino alle porte.

Se si è abituati alla bici, la vita sul 3 è abbastanza sfiancante. Però l’alternativa c’è ed è il 6. Che fa un giro lungo. Il piano, comunque, è sacrificare un po’ di tempo ma ritrovare la tranquillità.PAVIA BUS PIAZZALE TICINO

In più il tour sul lungo Ticino, con tramonto sull’acqua dopo le lezioni del pomeriggio, sembra anche suggestivo.

E, infatti, il tramonto non delude e soprattutto l’autobus è tranquillo: entri, ti siedi e la mattina hai una mezzora per finire la fase REM.

Insomma i primi giorni ti riappacifichi con la Line e quasi vanti i (pochi) 13 euro che ti costa.

Ma il fatto è questo: il 6 è tranquillo perché la sua popolazione è vecchia. In pratica lo prendono le vecchine che alla fermata ti parlano della pensione. E a cui devi cedere il posto. Per evitare lo stigma sociale dello strafottente ogni tanto, quindi, ti guardi intorno. Addio fase REM.

I vecchietti comunque sono teneri, tanto che a volte solo con il classico “scendo alla prossima” si convincono a sedersi.

Alcuni invece rifiutano davvero con un contegno tra il dignitoso e il risentito, perché sono ancora giovani.

Allora negli orari di relativo pienone finisce che decidi direttamente di stare in piedi.

Insomma dopo un po’ inizia a mancarti qualcosa. Certo, il 6 è accogliente, ha gli ammortizzatori, non ti gelano le mani. E non si può rubare. Però… La vita sul 6 non è come la vita con la bici. Non devi aspettare un quarto d’ora se il caro autista non si impietosisce quando arrivi appena lui chiude le porte… Se c’è traffico, puoi salire sul marciapiede  e fare slalom estremo tra i pedoni… Dopo un po’ andrai su internet per ritrovare la tua bici. E i tramonti, sì, erano belli… Ma quelli verranno con la pensione.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *