Viaggio in America con Istvan Banyai
di Giacomo Onorati e Chiara Vassena
Apparirà scontato, eppure non potevano che essere le nostalgiche note di The Star Spangled Banner, intonate da una soprano accompagnata al pianoforte, la colonna sonora per l’esposizione dei lavori dello statunitense Istvan Banyai, intitolata “Poesie per bambini in alcun luogo vicini all’età del voto”, tenutasi lo scorso 16 novembre presso la Biblioteca Ragazzi “Paternicò-Prini” in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Franco Vittadini” e la Libreria il Delfino. Istvan (o Ist1, come ama firmarsi), presente a Pavia grazie all’amico scrittore Matteo Corradini, è uno degli illustratori di punta del New Yorker, periodico che si contraddistingue nel panorama editoriale americano, oltre che per l’autorevolezza degli articoli, anche per la scelta di non utilizzare immagini fotografiche, lasciando quindi al semplice tratto il ruolo di testimone del proprio tempo.
Emigrato giovanissimo dall’Ungheria, Istvan ha fatto tesoro delle proprie origini est-europee, sviluppando una sintesi stilistica tra Oriente e Occidente che coniuga l’eleganza con la cruda realtà urbana; un linguaggio che «È semplicemente capitato, poco per volta», come lui stesso riferisce, in parte influenzato dai passati studi di architettura e dalle riviste illustrate di moda sfogliate durante l’infanzia, le uniche a mostrare la figura umana disegnata.
L’incontro pavese, tralasciando le formalità di una mostra, ha previsto la proiezione dei lavori di Istvan: dai corti d’animazione realizzati per la rete televisiva Nickelodeon alle famose copertine del New Yorker, commentate dall’autore con tanto di curiosi aneddoti sulle modifiche richieste dalla direzione editoriale e sui progetti non pubblicati dal magazine statunitense. «Il mercato si è fatto più duro, con l’utilizzo della grafica viene lasciato poco spazio all’interpretazione individuale e penso che questo sia davvero un grande errore. Combattere i cliché è molto difficile, spesso io ci provo, ma alla fine se perdi il lavoro ci rimetti di tasca tua», racconta l’autore nel descrivere le difficoltà della propria professione. Per quanto la selezione delle tavole presentate fosse per lo più dovuta all’improvvisazione del protagonista, è possibile rintracciarvi un filo conduttore che traccia, copertina dopo copertina, un viaggio visivo nel decennio appena trascorso di Storia americana, segnato dagli attentati del settembre 2001 e dai conflitti inaugurati dall’amministrazione Bush, ma anche dai dilemmi sulla bioetica e dalla rinnovata consapevolezza riguardo ai mutamenti climatici, per finire con l’ultimo tracollo economico, l’elezione di Barack Obama e i rapporti con le potenze emergenti. Con il suo punto di vista privilegiato di nativo europeo calato nella realtà editoriale americana, Istvan Banyai è riuscito a comunicare con ironia, talvolta amara, i cambiamenti che hanno attraversato la vita del popolo statunitense, traducendone le paure e le nuove paranoie, sentimenti che in parte si rispecchiano dall’altra parte dell’Atlantico, in quel piccolo angolo di Occidente chiamato Europa.