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VENERDÌ PROFANO #21 – Per Factor X forza

“Anche quest’anno è già X Factor”.

E, come a Natale è lecito aspettarsi dal giocondo San Nicola numerosi regali, all’inizio di ogni talent show che si rispetti, la polemica è d’obbligo. Il programma creato da Simon Cowell, arrivato in Italia alla decima edizione, ha infatti ricevuto in settimana numerose attenzioni, ben poco inerenti all’attesa per il primo live event, svoltosi ieri sera.

Settimana scorsa, infatti, il concorrente Danilo D’Ambrosio, tramite il proprio canale YouTube, aveva (a ragione) “denunciato” il montaggio operato da Sky per il suo provino: assimilato ad alcune performance ben poco edificanti, l’esito televisivo risultava apparire ben diverso dal reale giudizio dei quattro giudici (quest’anno: Arisa, Fedez, Alvaro Soler e Manuel Agnelli), che – a detta del ragazzo – erano invece rimasti positivamente colpiti.

Lo scorso weekend, poi, è esploso l’ennesimo caso. I Jarvis, band che, scelta dal proprio giudice, Soler, sarebbe dovuta approdare ai live, ha infatti detto un sonoro “no”. La motivazione: il rifiuto di firmare un contratto con la major Sony.

Ancorché il premio finale sia un contratto a cinque zeri con il colosso discografico, infatti, la corporation fa firmare a tutti i dodici concorrenti (che vanno in TV) un contratto, che li lega alla stessa sia durante le riprese della puntata che dopo. Ogni concorrente ha l’obbligo di sottoscriverlo; questo perché la major, se un concorrente dovesse essere eliminato, si riserva il diritto di produrlo ugualmente (così è successo, ad esempio, per Giusy Ferreri e Noemi). Il rifiuto dei Jarvis li ha così portati all’esclusione.

Critiche sono piovute sia sul programma, che sulla band. Da una parte, si è scoperto che tutto ciò che appare su uno schermo (televisivo) è stato selezionato e rimaneggiato e che le logiche e le esigenze televisive sono molto differenti da quelle musicali (per intenderci, difficilmente i Pink Floyd si potrebbero esibire con l’intera “Stairway to Heaven”, anche solo per una questione di tempo). Dall’altra, ci si è scandalizzati per qualcosa di cui si era già da tempo a conoscenza, ovvero che Sony – e ogni altra grande etichetta discografica – non sono sul mercato per fare beneficenza, ma per profitto. Che un contratto sia fatto firmare a tutti e dodici e non solo al portatore di “x-factor” che uscirà vincitore, era cosa nota, piuttosto ci si è chiesti come potesse non saperlo il loro manager (ebbene sì, la band emergente, probabilmente per darsi un ulteriore tono punk oltre ai giubbotti in pelle, ne ha uno), forse assopitosi durante le contrattazioni, oppure troppo impegnato a causa dell’imminente uscita di una nuova demo della band (ottimo tempismo, per altro).

Nel mondo della musica, per ogni sorriso che balla sotto le stelle, ci sono cento, forse ben più persone a nuotare tra gli squali. Ma i reality show, se non altro per il mezzo di trasmissione, sono inevitabilmente “televisione”. Alle sue logiche rispondono e a quelle di chi li produce. Si può scegliere un percorso underground, oppure uno mainstream e ognuno ha i propri pregi e i propri difetti, (a volte, per alcuni) persino la propria rispettabilità, ma accettarli solo per poi lamentarsene non è tragico, ma patetico.

Per il futuro, «ragazzi, sappiate che quando vi iscrivete avete già firmato un contratto: voi siete legati mani e piedi a una casa discografica che non vi farà avere successo. I talent show sono la tomba della creatività: […] se uno fa successo su duecento mila che si iscrivono, è la prova che non dovete farlo».

Parole e musica di Morgan, frontman dei Bluevertigo, storico giudice di X-Factor Italia, prima di firmare per Amici.

E non certo come concorrente.

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